Avere vent’anni: NILE – In Their Darkened Shrines

In their darkened shrines è il capolavoro dei Nile. Con i primi due dischi, Amongst the catacombs of Nephren-Ka (1998) e Black seeds of vengeance (2000), gli americani si erano già fatti notare e rispettare, sia per le loro capacità musicali che per la coerenza della loro proposta: un death metal tecnico, ad elevata velocità, dai suoni cupi e cavernosi, tanto da sconfinare nel brutal. La loro estetica musicale è incentrata su sonorità che associamo all’Egitto, come ci si aspetta dal loro nome, e al vicino oriente in generale: armonie minori, a volte leggermente atonali ma senza esagerare perché ,nonostante la violenza sonora, i Nile mantengono da sempre una grandissima attenzione per la composizione e la melodia.

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Sono anche capaci di rallentare fino al doom e allo sludge, per poi magari riprendere a velocità supersoniche, doppie casse a frullatore, blast beat e grugniti profondissimi. Occasionalmente usano strumenti etnici: percussioni, fiati e a corda, per la verità mai troppo e sempre mantenendo in primissima linea chitarre e batteria. A questo stile particolare, che li rende subito riconoscibili, associano da sempre anche un concept tematico che si basa sull’antico Egitto, la Mesopotamia e H.P. Lovecraft, anche questo curato nei minimi particolari, creando un tutt’uno fra musica, testi ed immagini davvero convincente.

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Con In Their Darkened Shrines la sintesi musicale e tematica diventa ancora più completa e lo si sente fin dall’inizio: l’album parte con una brevissima introduzione sinfonica, seguito subito dalla potente The Blessed Dead, che con il suo doppio aspetto brutale ed epico, è una buona sintesi di tutto il resto del lavoro. 

In questo album si realizzano compiutamente alcune tendenze che nei due lavori precedenti si erano già intraviste in parte: la struttura delle canzoni si fa più complessa e diventa parte della narrazione, per esempio in Sarcophagus, in cui si sente un brano doom ed epico, molto variegato e anche complesso, anche se facilmente ascoltabile. Altro capolavoro in questo senso è Unas, Slayer of the Gods, oppure the Wind of Horus, per poi culminare con In Their Darkened Shrines, che è una suite in quattro movimenti (I. Hall of Saurian Entombment, II. Invocation to Seditious Heresy, III. Destruction of the Temple of the Enemies of Ra, IV. Ruins) e che rappresenta uno degli apici dell’arte dei Nile.

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A dire il vero, tutte le canzoni di quest’album hanno qualcosa di notevole e di intrinsecamente Nile. Si tratta pur sempre di un genere estremo, adatto a chi lo apprezza e lo sopporta, ma se volete sentire un classico dei Nile, che sintetizzi bene il loro stile, In Their Darkened Shrines è il disco da ascoltare. 

Da segnalare che Karl Sanders, il chitarrista, cantante ed egittologo del gruppo, fu accompagnato da una sezione ritmica rinnovata: Jon Vesano al basso, che tanto non si sente, e Tony Laureano alla batteria, che era già un veterano del metal estremo, avendo suonato in gruppi come Angelcorpse e God Dethroned. Lo ritroveremo qualche anno dopo nei Malevolent Creation e il suo vagabondare lo porterà, purtroppo, anche nei Dimmu Borgir. Speriamo lo abbiano pagato bene, almeno. L’altro chitarrista, Dallas Toler-Wade, rimase.

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La formazione del 2002: Karl Sanders, Tony Laureano, Dallas Toler-Wade, Jon Vesano.

In un recente post su Facebook, a proposito di In Their Darkened Shrines Karl Sanders ha affermato: 

This album was worth every bit of the challenge it was to make it, and now these songs have become Nile classics. Life lesson: Never give up when things are tough, you might just do your greatest work!

[Trad: questo album si è meritato ogni briciola della sfida che ha rappresentato farlo e ora queste canzoni sono dei classici dei Nile. Lezione di vita: mai arrendersi quando le cose si fanno difficili, perché magari stai realizzando il tuo capolavoro.]

(Stefano Mazza)

One comment

  • Lo considero un classico del Death metal tecnico. Molto ispirato. Unas Slayer of the Gods è un pezzo veramente fico, non solo per la musica ma anche per le vicissitudini del faraone Unas, riassunte nelle liner notes scritte da Sanders che ha anche avuto la simpatica la trovata di stampare li libretto in verticale con le letterine dorate. Ahh, il packaging.

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