Recensioni brevi per dischi brevi

Se non fosse solo un EP ci sarebbe di che che far gioire le nostre gole con fiumi di idromele e il filo delle nostre spade col sangue dei nemici. Ettolitri. Gli ADAMANTIS sono un gruppo power metal americano apparentemente anonimo e con un disco all’attivo. Prima di dargli un seguito di lunga durata, piazzano questo EP dal nome The Daemon’s Strain. E, se l’album che prima o poi seguirà sarà su questi livelli, c’è da tenere affilate le lame. La priestiana Storm the Wall apre una breccia sfoggiando muscoli alla Eternal Champion. Thundermark conferma l’anima heavy, mentre Dark Moon Goddess rinuncia all’attacco frontale e si fa più meditata ed evocativa. La chiusura è una lunga rivisitazione metal di un brano tradizionale britannico che, vi dico, varrebbe da sola il biglietto.
Meno entusiasmo per Prelude to the Age of Heroes dei DON’T DROP THE SWORD, anche se li ringraziamo comunque per il prezioso consiglio della loro ragione sociale. Il power epico germanico non è tanto nelle mie corde, soprattutto i classici svolazzi melodici di The Eye of the World. Però, se questo è solo il preludio, è piuttosto gradevole. Se riuscirò a reggere l’opera intera, lo vedremo.
Questi PONTE DEL DIAVOLO il solerte lettore Damiano li conosceva già. Come faccia è un mistero. Ma se gli state appresso sarebbe capace di consigliarvi un gruppo valido che ha appena registrato un riff col cellulare. E di solito non sbaglia. Pure nel caso di questo secondo EP di un minuscolo gruppo torinese praticamente esordiente. E promettente. Sancta Menstruis è un intro e due canzoni e cento sfumature. Un post-punk essenzialmente anarco e gotico. Sghembo e nerissimo, anzi black, un po’ nel senso di quel genere caro a chi ama accendere fiammiferi nelle chiesette vetuste. Atmosfera doom e stregonesca: Lilith o Siouxsie? Inclassificabili e molto, molto interessanti. Li teniamo sott’occhio.
Visto che ci chiedevamo cosa bollisse nel pentolone di quell’altra strega di MARTHE, bene, abbiamo appreso che uscirà un disco in autunno e soprattutto che la prima anticipazione è figa, anzi figherrima. Victimized è uscita come singolo su cassetta. Io il mangianastri non ce l’ho più, quindi vado col digitale. La formula Bathory + Amebix di Sisters of Darkness è confermata, e noi mica ci lamentiamo. Anzi, tirasse fuori a ottobre un bagno di sangue del genere da settanta minuti saremmo contentissimi. Va bene pure quaranta. Victimized intanto è ottima e muscolosa. Il lato B con Embers è un defaticamento ambient e dungeon synth. Ci sta anche questo per far venire l’acquolina.
A proposito di black metal e dungeon synth, colgo l’occasione anche per citare gli OLD NICK, che si sono guadagnati un posticino nel mio arido cuore per il solo fatto di avere intitolato in passato (recente) un brano Fuck XVII Century!! (My Heart is in the Dark Ages). Pubblicano un EP ogni 3 o 4 mesi, praticamente, e se voleste avere una disamina obiettiva e storicamente contestualizzata dovreste aspettare lo speciale in tre puntate che Griffar non farà mai (per non ammettere il suo guilty pleasure). Di questo Ghost O’Clock intanto vi dico che ha altri titoli esilaranti e conferma le coordinate. Il loro black è raw, il loro synth più che dungeon è arcade. Anzi, tagadà, nel senso di dance truzza da giostre. Non scherzo. Provate anche voi e poi tutti a fare i blackster tra le luci al neon della casa stregata. Tra l’altro, occhio sempre alle copertine. Spesso spassose.
Sempre dungeon (synth) e raw (però punk) c’è poi il singolo Not Today, Not Tomorrow dei POISON RUIN, che l’hanno scorso avevano fatto uscire un bel disco omonimo. Il singolo conferma quanto di buono si fosse già pensato, raw punk, post, umido ed innodico. In realtà, visti i pochi minuti a disposizione, non c’è spazio stavolta per tanto synth e per gli svarioni epici e fantasy/medievaleggianti dell’album d’esordio. Contiamo che le recuperino alla prossima uscita.
Da Berlino hanno poi esordito con un EP i THE UNBENDING, duo doom declinato death. Suono grezzo, chitarra e voce+batteria. Se Of Broken Chains, questo il nome dell’EP, si guadagna i suoi ascolti, non è tanto per riff e pezzi, piuttosto elementari, quanto per le atmosfere marce, abissali e vecchia scuola. Che è sempre un piacere. L’ultima, Orange, prova una dimensione più stoner e trascendente, anche grazie al controcanto femminile, e pone le basi per possibili evoluzioni. Vedremo.
Che poi quest’anno con Iron Griffin e Cauchemar la nostra dose di metallo antico e gentile l’abbiamo avuta, eppure ecco ora Romantik I di questi BERGFRIED. Carucci carucci. Donzella alla voce che pare Blondie, giuro, per tre canzoni metal, non troppo heavy, coi synth anche qui al posto giusto. L’ispirazione è medievale (in culo al XVII secolo!) ma la quarta, Oh Lord, è un numero country pop pensato per i fan NWOTHM più tenerotti.
Vi sarete sempre chiesti come suonerebbe un epigono di scuola Electric Wizard / Uncle Acid & the Deadbeats che provenisse da Kuala Lumpur, immagino. Bene, la vostra curiosità è saziata dagli IBLISS, che sono di quei musicisti in grado di inondare Bandcamp con una miriade di uscite mini e buona-la-prima, ma dalle copertine fantasmagoriche. Così ho iniziato a seguirli. In particolare, oggi la casa offre l’EP (((Unholy))) ed il singolo Bintang Fajar. Non è che svettino per originalità o carattere, ma un po’ di doom acido e sepolcrale e copertine creepy horror non hanno mai fatto male a nessuno, via.
Chiudiamo in bruttezza (si fa per dire) con una segnalazione del sempre attento Tola, uno che tra un Preludio in Notturna e una Sonata in Mi bemolle spaccia sempre chicche di delicatezza e misura. I CIMMERIAN (capito?) sono eleganti come un’ascia bipenne arrugginita che squarta le carni dei nemici del Vero Metal. Thrash/doom come Pike comanda. Colonna sonora per il meglio della vita. Ovvero “schiacciare i nemici, inseguirli mentre fuggono e ascoltare i lamenti delle femmine” (citando al contempo Piero e Conan). Io ci aggiungerei una birra fresca, purché si brindi a Crom, intesi. Thrice Majestic (questo il titolo di questo EP) sono quattro mazzate sulle gengive. Così, senza preavviso. Ammettetelo: non eravate in cerca di niente di meno.
Bene, ora da tradizionale linea editoriale vi devo lasciare con un video. Dal mucchio scelgo gli Adamantis. Ci vediamo nella mischia. (Lorenzo Centini)
Quanta bella robina!
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Marthe tanta roba, faccio un po’ fatica con la voce, ma questa sputa riff uno più bello dell’altro. Ci sento qualcosa anche degli immortal periodo at the heart of winter.
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