Retro Wave Of Canadian Doom Metal: CAUCHEMAR – Rosa Mystica

Nemmeno sapevo fossero ancora in circolazione questi splendidi Cauchemar che avevo sentito ai tempi dell’esordio col bel Tenebrario, ma che poi avevo perso di vista. Erano i tempi in cui il doom retró con donzella alla voce era quasi di moda. C’erano i Blood Ceremony, c’erano Jex Thoth, i Devil’s Blood. I Cauchemar erano “quelli esotici” (Québec, cantano in francese) e forse un po’ sfigati. In realtà avevo anche desistito dall’acquisto del libro di ricette metal curato dalla cantante Annick “The Morbid Chef” Giroux. Non che non fosse una bella iniziativa, è solo che nel frattempo avevo cambiato, diciamo così, le mie abitudini culinarie e se non sbaglio avrei potuto cucinarmi solo la focaccia proposta da qualcuno de L’Impero Delle Ombre. Felicissimo insomma di ritrovare la bassista/cuoca/cantante (anche produttrice, scribacchina, agitatrice del vero metallo) in territori maggiormente condivisi, quelli appunto del metallo sonoro. E con che disco!

Il primo risveglio dell’anno, se ricordate, è stato il disco sorprendente degli Iron Griffin. Un doom sospeso in un tempo arcano e magico, inguaribilmente retró. Bene, se eravate andati in solluchero per i finnici, eccovi servita la seconda pietanza. Rosa Mystica scopro essere il terzo disco e quindi urge recuperare il secondo. Perché questo qua è bello assai. Doom. Di quello vecchio, heavy. Con Pagan Altar e forse Maiden con Di’Anno come numi tutelari. E nel suono fermo alla rozzezza schietta dei primi ’80. Anzi, forse a prima.

Non che la voce di Giroux sia proprio memorabile ma il cantato in francese funziona, dona fascino, soprattutto vista la commistione con toni folk, fiabeschi e cavallereschi. Ma cupi, tetri, che al doom non si comanda. I rallentamenti sepolti da coltri di organo funebre sembrano composti al cospetto dello sguardo magnetico di Paolo Catena. Orgoglio dark sound nostrano. Questo è un disco che punta tutto su suono e attitudine. Non è che le canzoni manchino. Jour de Colère se la gioca tutta su toni diabolici che fossero più sporchi e maledetti saremmo quasi dalle parti dei Malokarpatan. Il carburante di Rouge Sang è il riff alla Wratchild. La traccia omonima ha un ritornello basico, che però si stampa subito in testa. Non aspettatevi note epocali o rivoluzioni. Solo buon metallo. Mica poco. (Lorenzo Centini)

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