Gli ALESTORM sulla rotta di Magellano col nuovo singolo

Ascolto musica pesante da più di venticinque anni ormai, e ho perso il conto dei gruppi che si sono persi per strada bruciando le ottime premesse iniziali. Se per alcuni il processo è stato più lento e fisiologico (non avrebbe senso aspettarsi granché da, non so, i Grave Digger che esistono da più di quarant’anni), per altri la cosa è più traumatica perché si parla di gruppi bruciatisi in pochissimo tempo, spesso nel giro di un paio di dischi. In quest’ultimo insieme ci vanno di sicuro gli Alestorm, il cui brusco declino improvviso mi ha fatto particolarmente male perché ai primi album ero anche legato affettivamente.

Come già detto a proposito dell’ultimo Curse of the Crystal Coconut, gli Alestorm mettono tristezza perché cercano di recuperare l’antica allegria in modo meccanico, addirittura spingendo sull’aspetto demenziale con singolettini stupidini che, appunto, non fanno ridere. Mutatis mutandis mi ricordano gli Offspring di inizio anni Duemila, quando facevano quei video coi bonghetti e i coretti simpatici da serata universitaria tipo Pretty Fly od Original Prankster.

Ora gli Alestorm se ne stanno uscendo con un nuovo album, che si chiamerà Seventh Rum of a Seventh Rum (quante risate, amici). Il singolo d’anticipazione è questa Magellan’s Expedition, che però a voler essere sinceri cerca di seguire le tracce delle loro cose più serie. Quindi niente parti rappate, fisarmoniche in 8 bit o amenità simili. Non è comunque niente di che, e se fosse uscito su uno dei loro primi album sarebbe stato il pezzo più brutto del disco, ma quantomeno non mette addosso quella depressione tipica di un comico che cerca disperatamente di far ridere senza riuscirci. Da evidenziare il bracciale arcobalenato di Bowes, che evidentemente cerca di farsi perdonare le frasi molto poco politicamente corrette che erano uscite fuori da una chat privata interna ai Gloryhammer. Aspettiamo il disco, che vi devo dire. (barg)

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