Fuoco cammina con me: BAD RELIGION – Age of Unreason

Di recente mi è successa una cosa insolita per i miei canoni: mi sono “risentito” per un mesetto con una ragazza che avevo eliminato dalla mia vita oltre un anno prima. È avvenuto per una serie di casualità, ma è comunque successo. È una cosa che non faccio praticamente mai, perché sono fermamente convinto che quando una cosa finisce debba essere abbandonata al suo fatale destino e basta. Ma facciamo un passo indietro (più di qualcuno, ma suonava meglio così).

Siamo negli anni Novanta e io sono un adolescente. Peso circa quindici kg in meno rispetto ad ora e sono sempre in movimento. Con lo scooter vado dappertutto, ascolto solo hardcore, thrash e death metal: tutto il resto fa cacare o quasi. Ho due scopi nella vita: ficcare il cazzo da qualche parte ed essere sempre, come dire, “alterato”, mentre tutto il resto per quel che mi riguarda può esplodere. Frequento la palestra di boxe del prode Maestro Nino, un pluripregiudicato con la licenza media presa alle scuole serali che mi ha insegnato in poco tempo più di quanto abbia fatto la scuola in tredici anni. Lì dentro faccio fino a dieci riprese di sacco e poi, se mi gira, ci aggiungo dello sparring. Vado anche sui rollerblade e me la cavicchio pure. In giro per strada se qualcuno mi rompe il cazzo gli vado sotto (ai tempi nella mia zona se non eri in linea con la massa, diciamo così, era facile che qualcuno cercasse di cacare la minchia). Che sia piccolo o grosso non fa differenza. A volte li butto giù, altre volte mi buttano giù loro, ma chi se ne fotte: sono un adolescente con la corrente elettrica dalla testa ai piedi, sono immortale e fa tutto parte del gioco.

Frequentiamo due piste di pattinaggio abbandonate in cui piazziamo delle piccole rampe assemblate con gli scarti che troviamo nelle discariche abusive in campagna. Ci divertiamo un sacco. Ci vengono molte altre persone, tra cui diversi skaters, e spesso portano il blaster (il “radiolone”) con cui, mentre saltano da una parte all’altra, sparano tutta la classica roba da skaters anni novanta, tipo Satanic Surfers, Lagwagon, Millencolin, eccetera: a me quelle cose fanno schizzare diarrea dalle orecchie e quindi vaffanculo. Mi limito a considerare il tutto un sottofondo più o meno sopportabile e va bene così. Un giorno da quelle casse viene fuori qualcosa di decisamente migliore del solito e chiedo quindi chi siano. Sono i Bad Religion e l’album è Suffer oppure No Control, non ricordo con precisione. Non solo sono molto meglio della merda che quella gente spara a tutto volume solitamente, ma sembrano anche abbastanza fighi. È strano: hanno tutte le carte in regola per farmi vomitare castori morti di AIDS, invece mi piacciono. Da quel momento in poi i Bad Religion rientrano nei miei ascolti, con delle pause, ma comunque in maniera sempre abbastanza regolare. Ad un certo punto, di lì a poco,  succede qualcosa: esce The Gray Race, il loro nono album (il secondo sotto major, la Atlantic) e fanno il botto anche nel nostro Paese (in patria erano già molto conosciuti). Uno dei singoli estratti, Punk Rock Song, con il relativo video, viene spinto in heavy rotation un po’ ovunque. C’è un problema: quel pezzo è una stupida cacatina di mosca ed è pure tra i meno peggio dell’album. Non è il primo brutto disco che fanno i Bad Religion: c’era già stato Recipe for Hate, tra l’altro quando erano ancora sotto Epitaph, e se vogliamo anche il mediocre Stranger Than Fiction (il primo per la Atlantic), ma questo li batte entrambi. In Italia a questo punto diventano famosissimi. All’epoca le loro magliette (quelle con il loro logo e la croce sbarrata) viste in giro vengono superate numericamente solo da quelle di Iron Maiden e Metallica. Le proporzioni sono queste. Mi salgono talmente sul cazzo che comincio ad ignorarli praticamente per sempre. Pietra tombale: non mi interessano più.

Una decina di giorni fa, durante il mio solito cazzeggio post-lavoro, mentre ascoltavo il loro No Control mi sparo una delle mie solite domande stupidissime da evitare: ma che cazzo di fine avranno fatto i Bad Religion? Non so quanto dischi abbiano pubblicato da quando li ho abbandonati, né se siano ancora in giro. Li cerco con google e boom: il loro ultimo disco è uscito pochi giorni fa (il 3 maggio, per la precisione) e si chiama Age of Unreason. Sentiamolo, no? In tutti questi anni, a quanto leggo, hanno fatto una decina di dischi, sono sempre rimasti attivi e ormai da qualche lustro sono ritornati sotto Epitaph (di proprietà di uno di loro, se non ricordo male). La voce di Greg Graffin è rimasta praticamente la stessa, ed è un bene: è una delle loro peculiarità principali. Fisicamente sono invecchiati abbastanza male. Il sopracitato Graffin, ad esempio, ha cinquantacinque anni ed è un docente di biologia presso l’Università della California: entrambe le cose sono evidentissime. Musicalmente, invece, sono meno peggio rispetto alle mie bassissime aspettative iniziali. Pensavo che mi sarei trovato di fronte ad una porcheria pop-punk stile Green Day fuori tempo massimo, invece c’è addirittura qualche pezzo carino, tipo il primo, Chaos From Within, che ricorda vagamente la roba di fine anni ottanta/primi novanta, a parte ovviamente il suono. Tra parentesi: ma quanto cazzo era brutta la cover della loro You Are (The Government) fatta dai Kreator? Lasciamo perdere. Il disco prosegue in maniera diciamo alternata: qualche altro pezzo veloce, roba moscia, roba metà e metà e via così, per cercare di accontentare tutti. O meglio: con il preciso intento di non scontentare nessuno per una quarantina di minuti. Potrei dire che Age of Unreason faccia schifo al cazzo, ma non sarebbe giusto. È più corretto dire che in un certo senso sia una sorta di compendio della loro carriera, con tutti i difetti che può avere un album di questo tipo ad opera di un gruppo di ultracinquantenni in giro dal 1979. Alla fine è più o meno ciò che ci si aspetterebbe da una band vecchia/composta da vecchi, attiva da quattro decadi e finita oltre vent’anni fa. E io tra l’altro ho ascoltato questo lavoro praticamente per caso, dei Bad Religion non mi fotte una mazza da secoli e fondamentalmente non so nemmeno perché cazzo io stia scrivendo questa lunga serie di puttanate.

Sapete cosa è successo con la ragazza di cui sopra? Risentendola dopo oltre un anno mi sono ricordato del perché a suo tempo l’avevo eliminata dalla mia vita: si era rivelata una cazzo di squinternata da manicomio. Il che ci sta pure, per carità: una normale di certo non si mette a frequentare me, certo, però a tutto c’è un limite.

Non ascolterò mai più Age of Unreason. Non è roba per me. Onestamente non riesco nemmeno ad immaginare una persona a cui possa interessare un disco del genere di un gruppo così nel 2019. Ricordo con affetto i vecchi Bad Religion, perché ai tempi d’oro mi piacevano e di sicuro mi hanno lasciato qualcosa, soprattutto dei bei ricordi, ma quell’epoca è finita. In un film di cui non ricordo assolutamente il titolo c’era questo posto che prendeva fuoco. Dentro c’era un archivio fotografico e cose di questo tipo. Inferno di fiamme, gente che scappa, eccetera. Uno si mette a piangere, perché gli dispiace. Ci siamo fin qui, no? E un altro tizio gli dice tipo che quando le fiamme sono così alte si può fare solo una cosa: lasciare che bruci tutto, perché il fuoco purifica. Ora non ricordo se le parole esatte fossero proprio queste, ma siamo lì. Lascio anche io che tutto bruci, insomma. Cari Bad Religion, siamo a posto così. (Il Messicano)

6 commenti

  • Ma seriamente, qualcuno si aspetta qualcosa di originale o quanto meno potabile da un gruppo di cinquantenni?

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  • Quando perfino voi vi ricordate di dischi che per me sono un po’ troppo recenti, o comunque che all’epoca venivano dopo il periodo di massimo splendore di un gruppo a cui io avevo assistito, mi sento davvero un dinosauro (o un trilobite, che è ancora più vecchio).

    Dunque, i Bad Religion piacevano di solito a noi metallari, perché erano uno di quei gruppi che facevano un hardcore energico, arricchito a volte anche da qualche assolo di chitarra.

    I tre dischi che più o meno tutti conoscevano ed amavano erano Suffer (1988), No Control (1989) e Against the Grain (1990). Soprattutto No Control è stato popolarissimo e per molti era anche un disco “di entrata” nel mondo HC.
    Poi nel ’92 venne Generator, che fu molto interessante, ma aprì anche una fase diversa, meno HC, meno di corsa. Di quello che venne dopo ho solo vaghi ricordi.

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  • The chaos from within, appunto.

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  • Ultimamente ho rivisto un film cazzone ma bello ” la guerra degli Antò “. La frase più bella è stata “avete mai visto un punk di cinquant’anni ?”.

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