BATTLEFIELD METAL FEST @Milano, 02.07.2017
Per i concerti dei Blind Guardian, in passato, ho fatto follie che un giorno verranno ricompensate col Valhalla. Oggi sono più vecchio e più stanco, ma nonostante tutto le cose non sono mai semplici: dev’essere il meraviglioso destino di noi guerrieri dell’acciaio. Il concerto di oggi è un pratico esempio di come le nostre vite siano cambiate a causa del terrorismo. Stacco alle cinque da lavoro e alle sei mi presento all’Ippodromo di San Siro; passo ben TRE controlli di sicurezza attraverso un percorso tortuoso e finalmente entro nell’area del festival. Era già stato comunicato dagli organizzatori che non si sarebbe potuto introdurre nulla di liquido, quindi niente spray antizanzare, nel caso qualcuno volesse farsi saltare per aria gridando Allahu Autan. Nessuno però aveva comunicato che avrebbero sequestrato pure gli accendini. Ripeto: niente accendini. Alla richiesta di spiegazioni ci viene detto che però sono ammessi i fiammiferi, e io ho pensato alla gente che si accende la sigaretta al Battlefield Fest con la pietra focaia e la lente d’ingrandimento, come ci insegnava il Manuale delle Giovani Marmotte.
Insomma entro e stanno suonando i TURISAS. Io non li ho mai capiti, i Turisas. D’altronde, dato che i Grave Digger suonavano (per propria scelta) grossomodo alle quattro di pomeriggio, mi ero già da tempo messo l’anima in pace che avrei pagato 60 euro solo per vedere i Blind Guardian. La scelta del festival è di far durare un’ora l’esibizione dei gruppi-spalla, però a me l’idea di stare per un’ora sotto al palco dei Turisas che fanno zumpappero zumpappà non è che alletti più di tanto. Decidiamo di fare il classico giro per le bancarelle e troviamo uno stand che vende sigarette. Oh, l’ironia. Mi avvicino e chiedo se vendono accendini. Sapete, quando all’aeroporto ti tolgono la bottiglietta d’acqua, tu sai che comunque puoi prenderla pochi metri più in là nell’area partenze, quindi la cosa ha un minimo di senso. Qui invece no, non vendono accendini. La ragazza è un po’ imbarazzata, mi dice che non le avevano comunicato del divieto. Ok, le chiedo, ma almeno vendete fiammiferi? No, mi risponde, quasi arrossendo: neanche fiammiferi. La domanda successiva è scontata: ma qualcuno se l’è comprate le sigarette? Eh, molto pochi – mormora, sempre più a disagio – però un sacco di gente mi ha chiesto se vendevo accendini.
Io sono da poco passato alla sigaretta elettronica. Lo so, non è molto metal, e neanche molto eterosessuale. Però mi immagino in questa situazione, se fossi ancora dipendente dal tabacco, e concludo che un provvedimento del genere, più che prevenire i terroristi, potrebbe contribuire a crearli. Mai scherzare troppo con un fumatore a cui viene impedito di fumare. Peraltro non si può uscire e rientrare (ma perché???), quindi non c’è scampo, amici del vero metal. Mentre ci interroghiamo sulla pericolosità sociale degli accendini e degli spray antizanzare arrivano sul palco gli ENSIFERUM, altro gruppo di cui non ho mai ben capito il senso. Ci tocca un’altra ora di ballo vichingo in maschera, e peraltro l’acustica non è neanche delle migliori. Io fumo la mia sigaretta elettronica tra gli sguardi di odio e invidia dei fumatori senza accendino, e ne approfittiamo per mangiare e portarci avanti con le birre. Il sole peraltro non accenna a calare, quindi stiamo bene attenti a inseguire le ombre del tardo pomeriggio, per alleviare la soffocante cappa afosa meneghina.
Una cosa tira l’altra e con puntualità certosina salgono sul palco i BLIND GUARDIAN, mio gruppo preferito™ sin dall’adolescenza e unico motivo per cui siamo venuti fin qua. Peraltro oggi suonano tutto Imaginations From The Other Side, un disco che per me ha rappresentato – e rappresenta – talmente tanto che al momento di recensirlo per Avere vent’anni non sono riuscito a scrivere nulla di sensato. L’apertura è affidata a Ninth Wave, fortunatamente unica estratta dell’ultimo indifendibile album, dopodiché i bardi tirano fuori l’artiglieria pesante con Welcome to Dying, Nightfall e Fly. Quest’ultima è ormai diventata un vero cavallo di battaglia, ed è una fortuna che da quel disco prendano proprio Fly e non, per esempio, il singolo Another Stranger Me, che era la peggiore del lotto. A questo punto uno smagrito Hansi Kursch annuncia Imaginations From The Other Side, e appena partono i primi accordi il pubblico va in visibilio. Suoneranno tutte e nove le canzoni, di fila e in ordine, coronando un sogno che da ragazzino non avrei mai immaginato di vivere. Intanto però cala il sole, e arrivano le zanzare. Io sono fortunato, perché per qualche motivo codesti insettacci malefici tendono a non pungermi, ma per tutti gli altri si scatena l’inferno. Nugoli di zanzare che piombano sulla pelle scoperta degli astanti, i quali si contorcono e si grattano furiosamente come in preda a crisi epilettiche. Ci sono due modi per tenere lontano le zanzare in contesti del genere: l’Autan e il fumo di sigaretta. Penso che possiate cominciare a capire il volume di bestemmie che si è elevato dall’Ippodromo di San Siro. Le poche persone che sono riuscite a portarsi un accendino sono più ricercate di una ragazza alla facoltà di Ingegneria civile, e si vedono soggetti con gli occhi spiritati che si aggirano tra il pubblico cercando di scorgere una fiammella. So benissimo che la colpa di tutto ciò non è degli organizzatori ma delle disposizioni dalla Questura, però per il futuro inviterei a riconsiderare questo lighter ban, non fosse altro che per prevenire scoppi di esasperazione rabbiosa.
Nel frattempo i bardi di Krefeld continuano a suonare imperterriti. È la settima volta che li vedo dal vivo, di sicuro non è quella in cui hanno suonato meglio, però frega abbastanza poco, dato che per tutto il tempo la gente canta a squarciagola, tanto da coprire il suono degli amplificatori. Hansi invece neanche ci prova più, a cantare. Non è mai stato Ronnie James Dio, ma da quando ebbe quel problema all’orecchio è peggiorato ancora di più. Gli altri danno l’impressione di timbrare il cartellino, da Andrè Olbrich che tira via gli assoli senza troppa passione al bassista che vorrebbe essere da tutt’altra parte. Però, ripeto, non importa poi molto quando ti fanno tutto Imaginations davanti.
La parte finale è affidata ad altri cavalli di battaglia: Sacred Worlds (l’unico vero capolavoro dell’ultimissima parte di discografia), le immancabili Valhalla, The Bard’s Song e Mirror Mirror. A questo punto il concerto parrebbe finito, ma la folla ruggisce all’unisono: Ma-je-sty! Ma-je-sty! Hansi e Andre si guardano, ridacchiano, e ci accontentano. Parte Majesty, e la terra trema. Alla fine rimaniamo noi, stanchi e felici, a parte le decine di punture di zanzara. La prossima volta ci portiamo dietro le candele di citronella; l’importante sarà non dimenticarsi i fiammiferi per accenderle. (barg)
“Oliver Holzwarth che vorrebbe essere da tutt’altra parte” Infatti era da tutt’altra parte, il bassista live è Courbois dal 2011… scusate, non ho resistito. Cmq visti a Firenze nel 2006 per la promozione di A Twist in the Myth… Concerto della vita!
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hai ragione, in verità dopo l’abbandono di thomen ho seguito pochissimo le evoluzioni di formazione, nella mia testa il bassista dei bg è ancora hansi.
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Bargò Oliver se n’è andato da almeno 2-3 anni 🙂
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Grazie per la dritta, al prossimo concerto medio-grosso mi porto i fiammiferi.
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Quello che manca:
Firewind: un onesto gruppo di power metal che più onesto non si può. Sono quelli di Gus G. che non è un dj e nemmeno un pilota di Top Gun. Il gruppo sul palco ci sa stare. Nessuno mi pare sia caduto. E non c’era nemmeno uno youtuber, pensa un pò. Piaciuti, forsi i migliori della giornata.
Grave Digger: anche loro stanno in piedi. Botendal (non me ne frega nulla di come si scrive) sfodera dei bei pantaloni a strisce bianco e nere che si abbinano alla chitarra striata di coso. Cosa? Esatto la set-list, roba da denuncia. Meno male che dovevano prendere l’aereo presto.
Turisas ed Enfiserum: avete mica da accendere?
Blind Guardian: Siii! Fanno tutto Imagina… Siii!!!! Poi sei li che ti chiedi, ma quando arriva il kart e li porta a buca nove. Ah no prima devono cantare ‘Majesty’ (secondo me non hanno capito, la gente non vuole veramente sentire il brano, ma gli piace chiedere di majesty, gli piace fare il coretto)…mi viene in mente solo una cosa, detta con gentililezza, sia chiaro: basta.
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Che bel gruppo i Firewind!
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Non si possono sentire i Grave in quel punto della scaletta…
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Mannaggia a chi sai tu LO SAPEVO che ci saresti stato, ho passato tutto il tempo tra un concerto e l’altro a scrutare le facce della gente per beccarti e offrirti una birra (te ne devo una per come parli dei Blind Guardian e una per come parli dei Summoning), un giorno ci riuscirò.
Personalmente mi sono goduto un casino anche i Turisas e gli Ensiferum, probabilmente perché avevo l’età giusta (16-17 anni) quando andavano per la maggiore. Quasi mai ascoltati da anni (specialmente i Turisas), però l’effetto madeleine è stato più che sufficiente a gasarmi come una scimmia.
Turisas: hanno avuto il massimo della sfiga possibile, tra la compagnia aerea che gli perde i bagagli con tutta la strumentazione (quella che suonavano era prestata), il bassista in ospedale (credo che abbiano tirato su un barbone da piazzale Lotto e gli abbiano detto “devi fare chugga chugga chugga per un po’ “) e il violinista col volo che è dovuto riatterrare in patria perché un uccello è entrato nel motore, arrivando in ritardo dopo due/tre canzoni carico come una molla. Probabilmente era tutto inventato, ma quel che conta è che hanno fatto per intero IL loro disco, Varangian Way, e il fanciullino in me era felice. Peraltro dopo di quello ho smesso di seguirli, quindi meno male.
Ensiferum: equalizzazione di cazzo, ma anche lì quando è partita One More Magic Potion tutto ha acquistato un senso nella vita. Nota che gli Ensiferum hanno fatto due dischi “belli”, e cioè i primi due. Poi se n’è andato il compositore principale e hanno cominciato a fare tamarrate da birra e salamella sostanzialmente sempre uguali, ma che scaldano il cuore, come diceva giustamente Charles in “Chi magna e caga sta come ‘n papa”.
Grave Digger peccato per la scaletta, però suppongo che si siano rotti le palle di fare solo Tunes of War. Boltendahl resta l’idolo delle masse per particolari come: inizia il concerto con un giubbotto di jeans con le toppe, inizia ad avere caldo, se lo toglie, e sotto ha una maglietta con disegnato un giubbotto di jeans con le toppe! Altro che James Bond.
Blind Guardian non mi sono nemmeno accorto che hanno timbrato il cartellino, stavo fuori come una mina. A fine concerto lividi e una costola che mi fa ancora male ora.
La gente non sa cosa si perde.
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bargone con la sigaretta elettronica e mi sento improvvisamente più vecchio. che poi io sono molto picciuso( alcuni pugliesi capiranno il senso) e devo dire che una cosa come trovarmi ad un festival all’aperto senza poter fumare è una cosa che potenzialmente può rovinarmi l’esperienza generale per il fastidio.
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mah, per me la prestazione dei Blind guardian è stata da capogiro, ce ne fossero di gruppi che “timbrano il cartellino” per due ore in questo modo. Tra loro e il pubblico, in pochi ma carichissimi, ho anche percepito una particolare sinergia.. infine devo dissentire su Hansi, che mi pare negli ultimi quindici anni abbia imparato a governare meglio la sua voce.
ps: detto questo, non nego di essere per prima cosa un gran sentimentale (e con i bardi che ti fanno Imaginations mi sembra inevitabile)
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