CULT OF LUNA // THE OCEAN // LO! @Traffic, Roma 24.04.2013

cult of luna live

Io i Cult of Luna non li ho mai coperti più di tanto. Per quanto riguarda quel genere lì, post-qualcosa, faccio parte della corrente-Isis e tendenzialmente quello che mi piace deriva da lì; il resto faccio fatica a comprenderlo. Però mi aveva chiamato Manolo, una persona seria di Gallipoli, per dirmi che sarebbe venuto a Roma apposta per vedere i Cult of Luna. Quindi ci siamo andati. Ho fatto l’estremo tentativo di evitare il concerto, cercando di fare sbranare Manolo da Ramone, ma lo sporco animale invece di azzannarlo alla gola cercava le coccole. Quindi niente, again, siamo andati ai Cult of Luna.

Gli svedesi sono una band che tendenzialmente ho sempre associato alla scena post-death di quella Nazione, tutto quel magnifico marasma anni novanta da Dan Swano ai Katatonia agli Opeth; capisco che musicalmente non c’entrino nulla (proprio nulla nulla no, ma ci siamo capiti), però intendo a livello di sensazioni. Mi spiazza quindi il fatto che siano uno dei gruppi preferiti dell’ottimo Manolo, il quale di solito ascolta hardcore e più in generale gente coi capelli corti che urla incazzatissima nel microfono tenendo una-massimo due note. Ne consegue che evidentemente gente col retroterra diverso sente cose diverse nello stesso gruppo, specie per un gruppo di confine come i Cult of Luna. A me comunque importava solo dei The Ocean; e vorrei specificare che, se spesso vado ai concerti solo per il gruppo di supporto, non è perché sono un hipster in incognito (anche se un giorno dovrò fare qualche puntualizzazione sulla cosa) ma non è davvero colpa mia.

Arriviamo al Traffic mentre suonano i LO!, un quartetto australiano più o meno sullo stesso genere degli altri due gruppi. Anche l’ultima volta che sono andato al Traffic c’erano degli australiani in apertura, solo che quelli puzzavano e non si separavano mai dal proprio beer-bong, cercando di far alcolizzare la gente a caso perché sì. Questi invece sono ben pettinati e forse gli manca anche qualche diottria. Non ne ricordo una sola nota (non sto scherzando, neanche una), però ho comprato il poster perché era carino e costava cinque euro. Il tizio dei Lo! che stava dietro al banchetto era felicissimo, mi ha regalato una spilletta e un adesivo, e mi ha anche stretto la mano tutto emozionato. Manolo invece ha speso venti euro per una maglietta dei Cult of Luna e neanche l’hanno guardato in faccia., mannaggia.

Ho scoperto i THE OCEAN con Precambrian, come un po’ tutti, e anche se dopo qualche ascolto l’ultimo Pelagial non sembra all’altezza dei precedenti (a proposito, qui la recensione di Anthropocentric) è comunque principalmente per loro che mi sono presentato al Traffic. La band di Robin Staps è andata moltissimo oltre le mie aspettative, e avrà sorpreso chi non li conosceva: hanno suonato un’ora con precisione robotica e impatto devastante, tutti perfettamente sincronizzati a ondeggiare su un tappeto ritmico ultrafratturato e intricatissimo. Rispetto ai Cult of Luna, i The Ocean hanno molta meno sensibilità metallara, e nel contempo le loro atmosfere suonano più spaziali e meno urbane; tutto si gioca sulle violente ondate sonore che ti piombano addosso a ritmo estremamente irregolare, senza la ripetizione ipnotica degli svedesi. È stato un concerto mostruoso, sia per la prestazione della band sia per la resa sonora perfetta, che se non li avessi visti scannarsi a due metri da me avrei potuto addirittura pensare che stessero suonando in playback. E invece.

la photosession del secolo

la photosession del secolo

Quando salgono sul palco i CULT OF LUNA mi rendo conto che il posto è strapieno, e c’è gente di ogni estrazione, dall’indiboi coi baffetti al metallaro con la maglia degli Sbudellation. Ho visto il Traffic così pieno solo per i Napalm Death, e anche lì c’era più o meno la stessa fauna. Loro sul palco sono sette, con tre chitarre e due batterie, ed è probabilmente l’unico modo per cercare di riprodurre la propria musica dal vivo senza scarnirla troppo. Confermo che non è la mia tazza di tè. Il pubblico è comunque tutto per loro, e immagino che gli svedesi non abbiano deluso nessuno. Manolo per esempio è sparito: durante il soundcheck, mentre con Ciccio e Charles eravamo fuori a prendere aria, ha detto qualcosa tipo “scusate ma non me li posso perdere, abbiate pazienza, io entro”; ed è entrato. Non lo abbiamo più visto per tutta la durata del concerto, e alla fine quando l’abbiamo ribeccato ha detto che i Cult of Luna sono il gruppo migliore del mondo e cose di questo genere. Per me il gruppo migliore del mondo rimangono sempre i Summoning, ma capisco il concetto. Come ultima cosa volevo sottolineare ancora una volta l’acustica perfetta come raramente avevo mai esperito; roba che, in un mondo perfetto, tutti i concerti si sentirebbero a questo modo.

Quando siamo usciti ci siamo ritrovati in mezzo alla gente che aspettava di entrare per il dj set successivo al concerto. Una marea di ragazzini malmessi, artatamente sporchi e trasandati, che ostentavano bottigliacce di vino del discount e pantaloni più larghi di tre taglie, e che ti guardavano pure male mentre passavi. Manolo, molto più vicino di noi al mondo delle sottoculture giovanili, ha ipotizzato che fossero lì per ballare la dubstep. Qualsiasi cosa stessero andando ad ascoltare, di sicuro non sarà stato meglio del concerto a cui avevamo appena assistito. Non voglio essere ripetitivo, ma chissà se un giorno sta marmaglia lo capirà, che cosa si sta perdendo. (barg)

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