Avere vent’anni: OFFICIUM TRISTE – Reason

Gli Officium Triste da Rotterdam sono uno tra i gruppi inspiegabilmente meno considerati nel foltissimo panorama doom metal europeo. Partiti con un ottimo esordio dal titolo di Ne Vivam nel 1997, la band olandese nel corso degli anni ha pian piano messo da parte le reminiscenze death metal degli inizi in favore di un classico funeral doom dai tratti spiccatamente melodici.

Prendete gli Shape of Despair del periodo più gotico, aggiungete le classiche atmosfere dei My Dying Bride e il gusto della melodia dei Saturnus, unite il tutto per bene ed il risultato sarà questo disco bellissimo intitolato Reason, senza dubbio il punto più alto mai raggiunto dagli Officium Triste.

Da rimarcare una produzione semplicemente perfetta per il genere, nitida e potente, che mette perfettamente in risalto tutti gli strumenti e dona quel quid in più alle due clamorose tracce iniziali, che sono anche le migliori del disco: In Pouring Rain, sei minuti di pura disperazione e decadenza in cui il cantante Pim Blankestein (forse il migliore growl in assoluto per il genere) si pone domande senza risposta, e poi la meravigliosa The Silent Witness, probabilmente il loro brano più rappresentativo, in cui le tastiere e le chitarre soliste la fanno assolutamente da padroni. Il disco ha un lieve calo con il terzo e il quarto pezzo, ma si riprende alla grande con la conclusiva A Flower in Decay, un monolite interminabile di puro doom gotico che, per quanto mi riguarda, entra dritto sul podio dei brani più deprimenti che io abbia mai ascoltato.

Un disco da evitare accuratamente se si è di buon umore, ma da ascoltare quando si è presi malissimo (avevamo intuito, ndbarg), magari con una bella pioggia scrosciante in sottofondo. Reason è sicuramente il miglior lavoro di questa band un po’ sfortunata che avrebbe meritato maggiore considerazione. (Michele Romani)

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