Avere vent’anni: MAN MUST DIE – …Start Killing

Penso di non esagerare se, dovendo descrivere i Man Must Die, ne parlo in termini entusiastici. Li adoro da sempre, l’ho anche scritto nella recensione del loro ultimo disco uscita su queste pagine qualche tempo fa. “Da sempre” significa da quando vent’anni fa comprai il loro debutto …Start Killing, praticamente a scatola chiusa. Mi capita spesso di acquistare musica anche solo perché mi piace il moniker, o la copertina; messo nello stereo fu amore a primo ascolto, un amore che non è mai venuto meno nel corso della loro – invero assai tormentata – carriera.

Ascoltatevi il pezzo di apertura A Lesson Once Learned tanto per gradire, è un condensato di tutto quanto sono capaci i nostri deathster scozzesi: c’è tecnica, c’è melodia – e anche tanta, in cinque minuti e mezzo ci sono almeno quattro riff portanti che ti strappano le palle e le offrono a Jannik Sinner per allenarsi – c’è una capacità di arrangiare i pezzi a portata solo dei mostri sacri. Non gli è da meno il successivo All Shall Perish, fin dal titolo un tributo a una delle influenze della band; si ritorna a battere la testa contro il muro per la frenesia con Faint Figure in Black, di nuovo glorificata da riff portentosi e memorizzabili oltre ad uno stacco basso/batteria/chitarra sciolta da panico, prima che lo stesso riff venga ripreso in puro stile Mortician. Inutile fare un track-by-track, non c’è un solo pezzo che non sia una bomba, fino alla deflagrante, demolitrice conclusiva Faint Figure in Black, pesante come inghiottire un’incudine a forza

Il fatto è che i Man Must Die sono riusciti a condensare tutto il meglio che il death metal abbia saputo offrire nel corso della sua storia a tutte le latitudini, facendone un riassunto che è migliore della somma delle sue parti: principalmente traggono ispirazione dai gruppi americani di maggior blasone del calibro di Cattle Decapitation o Arsis, qualcosa anche di Dying Fetus, ma non stupitevi se ascoltando il disco ci troverete mitragliate pari a quelle dei Malevolent Creation. Tutto questo intarsiato mirabilmente con influenze di death svedese melodico, quello tecnico ed intricato.

Della produzione si occupò Jean-François Dagenais (chitarrista e fondatore dei Kataklysm, già lo sapete), uno che di death metal tecnico se ne intende, ottenendo un risultato a mio dire eccezionale: tutti gli strumenti sono bilanciati in modo spettacolare, ognuno ha il suo spazio e la sua rilevanza. Denny al basso (stupendamente in evidenza, ad integrare la presenza di una sola chitarra) e John alla batteria sono una delle sezioni ritmiche più micidiali di ogni epoca; Alan alla chitarra tratteggia riff sopraffini, fuori portata per la maggior parte dei gruppi death più o meno prestigiosi, Joe alla voce svaria tra il growl puro, il gurgling più cavernoso e corrosivo e il latrato di un cane gravemente malato di rabbia, non disdegnando di avventurarsi in passaggi che sfiorano il black metal.

Di …Start Killing non si parlerà mai bene abbastanza, in nove brani per circa 38 minuti di musica i ragazzi hanno piazzato una pietra miliare con la quale gli altri gruppi dell’epoca hanno dovuto confrontarsi. Peccato che uscì per un’etichetta underground piccolissima (Retribute records), una costante che ha segnato la storia della band scozzese in parte tarpandole le ali, tolta la parentesi del secondo e terzo disco usciti per Relapse. Non era semplice da trovare, così come non lo è stato trovare il loro CD più recente uscito l’anno scorso dopo un silenzio durato dieci anni. Per come la vedo io, non hanno avuto la dea bendata a loro favore, perché per qualità, capacità ed intenti oggi parleremmo dell’esordio di uno dei più grandi gruppi death di ogni epoca, non del disco semisconosciuto di una band scozzese che non ha raccolto quanto avrebbe meritato. (Griffar)

3 commenti

  • Che gran disco, all’epoca ascoltavo parecchia di sta roba qua…proprio i citati Arsis tra l’altro erano tra i miei preferiti. Approfittando della recensione mi sono riascoltato questo disco e devo ammettere che è invecchiato benissimo, al contrario di tanti altri.

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  • Grazie, molto bello, non conoscevo.
    Anche per questo vi seguo e per
    Blog di donne belle! Bella rubrica, nevvero?

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  • Devo dire che nn li conoscevo. Oh davvero un bel disco di death metal, tra moderno e tempi che furono.

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