Tre uscite uggiose e depressive come il cielo dicembrino: i The Otolith, progetto dei tizi dei SubRosa; le BlackLab, grezzissimo duo giapponese al femminile; e gli Orthodox, col loro approccio mediterraneo al doom.
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Il disco più famoso e riuscito dei Sigur Ros ci trasporta in una baita in mezzo al nulla, dove si ode solo il non-suono della neve che cade, in attesa di qualcosa che forse non arriverà mai.
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Monolord, Khemmis, Indigo Raven, Restless Spirit e Black Sites: anche a Natale è sempre tempo di buona vecchia musica per drogati.
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Post-rock depressivo e disperante dalla Svezia, per ribadire quanto faccia schifo la vita.
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Arrivano archi, orchestrazioni, momenti di apparente quiete, atmosfere più dilatate. Il culmine del cammino evolutivo dei californiani.
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