Il tuo vizio è un disco doom con Edwige Fenech: Uncle Acid & the Deadbeats – Nell’Ora Blu

Credo sappiano ormai anche i muri che gli Uncle Acid & the Deadbeats sono una specie di incarnazione dei primi Black Sabbath con John Lennon alla voce. Che mai hanno visto sorgere l’alba del primo gennaio 1970 e che anzi sembrano vivere in un tempo perennemente sospeso, come fossero vampiri. Che siano una delle band più fighe in circolazione anche credo che lo sappiano tutti, essendo diretta conseguenza di quanto detto prima. Partiti col botto a inizio anni ’10, lungo cinque album hanno esplorato a fondo la loro formula fatta di fuzz, melodie acide e cupa perversione cinematografica. Andare avanti imperterriti con la medesima formula forse non era più possibile, semplicemente, ma questa potrebbe essere solo una delle ragioni che hanno portato alla lavorazione di questo Nell’Ora Blu. Quella riportata ufficialmente dalla stessa band, o meglio dallo stesso Zio Acido, unico membro fisso della formazione di Cambridge, è che durante gli strani tempi del Covid la sua passione per il cinema di genere anni ’70, ed in particolare per quello italiano, l’ha portato a concepire un vero e proprio film poliziottesco. E da lì a musicarlo direttamente, senza filmare scene che lui pare avere bene in mente.

Nell’Ora Blu quindi è il titolo di un film che non verrà mai ripreso, o di cui si sono perse le pellicole, chi lo sa. Ne resta una colonna sonora (ri)stampata ora che unisce il proto/retro doom dei britannici con le forme dell’arte della colonna sonora dei film italiani di genere di quell’epoca lì. O di generi: al poliziottesco si aggiungono come vedremo il giallo all’italiana, l’horror, il film di denuncia. Generi che si fondono nella trama di Nell’Ora Blu, fortunatamente ben ripercorribile grazie ai dialoghi telefonici, in italiano, che intervallano movimenti di jazz freddo, bossa nova, funk. E fuzz, dicevo, come ci si aspetterebbe. Anche se non è la modalità dominante. Perché di vere e proprie canzoni o temi heavy ce ne saranno per davvero quattro o forse cinque, su di un totale di diciannove tracce. Quindi in linea di principio sarebbe fuorviante definirlo un album doom tout court. Così come fare leva sulla presenza di Edwige Fenech, o di Franco Nero, Luc Merenda e altri che hanno prestato la voce alle telefonate. Lo so, dico che sarebbe fuorviante ma poi lo faccio io, nel titolo di questo pezzo. Ma lo sapete, bisogna sempre solleticare l’attenzione dei lettori, per traviare nuove anime. Per aumentare i clic e conseguentemente gli introiti di Metal Skunk. E per garantire l’attenzione di quanti non sarebbero stati interessati altrimenti dalla descrizione in parole sintetiche de Nell’Ora Blu. Che, diciamolo ora chiaramente, è un lavoro straordinario, letteralmente, avrete capito. E direi che qui si può chiudere il primo tempo della recensione, quello analitico, logico, quello con le informazioni coerenti. La recensione seria.

Il secondo tempo di questa recensione è invece quello in cui tiro fuori quello che penso, di pancia, mettendo in secondo piano le nozioni. E dico che Nell’Ora Blu è un disco straordinario, ma mica solo in senso letterale, come una colonna sonora di un film che non c’è. È straordinario perché stupendo. Punto. E pure perché se lo Zio Acido voleva ricreare quel mondo li, come lo scienziato pazzo (o quasi) di un film horror o exploitation, beh, c’è riuscito, incredibilmente. E un’operazione del genere xi avrebbe messo nulla a diventare una barzelletta o un ballo in maschera. Di omaggi e retaggi analoghi, poi, se ne erano visti, specie nella scena indipendente (non metal) italiana. Vedi i Calibro 35, ma ce ne sono altri. Fa fico saper citare il Biancosarti, Maurizio Merli, farsi crescere dei bei baffoni e indossare una giacca marrone e gli occhiali da sole. Poi c’è l’arte, parolaccia, ma che mi aiuta a parlare di questo disco qui. Perché davvero, prendete subito il tema iniziale, Il Sole Sorge Sempre, e ditemi se non è qualcosa di grandioso. Solenne, con quell’organo epico. Ora, non so se proprio al livello delle emozioni del Preludio di Milano Calibro 9, forse no, sono diverse, ma ammettetelo: un film che comincia così vi ha gia conquistati. E comunque di solito una colonna sonora ha un tema iniziale, uno per le scene salienti, uno leggero e scanzonato, uno sexy per le scene in cui si tromba, etc. Di solito te che ascolti, quando hai voglia, tiri fuori un tema solo, se va bene due. Ora, senza nulla togliere ai maestri del passato, i Micalizzi, i Piccioni, i Trovajoli, gli Umiliani o persino Bachalov e Morricone (tutti saccheggiati per lo meno a livello di ispirazione da Uncle Acid), questo disco qua te lo godi tutto, dall’inizio alla fine. E dura settantasette minuti. Segue la trama, alterna emozioni e infila ogni tanto qualche grande canzone. Come Occhi che Osservano, Lavora fino alla Morte e soprattutto Solo la Morte ti Ammanetta. Che ha un titolo che non vuol dire niente, pure ora che, dopo giorni dall’uscita, Spotify ed il sito della Rise Above (Metal Archives ancora no) l’hanno corretto dall’iniziale trascrizione Solo la Morte to Ammanetta. Ma che è pure una canzone eccezionale, cadenzata, salmodiante, sepolcrale, stra-fuzzosa, straordinaria. Una delle migliori del repertorio del Re Acido ma anche uno dei migliori pezzi heavy (contestualizzando…) che ascolterete quest’anno. Metteteci poi anche dei momenti di vero horror, tra Goblin, Frizzi ed Ortolani, come Vendetta (Tema), La Bara Resterà Chiusa, Il Ritorno del Chiamante Silenzioso, Resti Umani. Puro zombie o cannibal movie questa qui. Ma non doveva essere solo un poliziottesco con Nero e la Fenech?

No, per favore, non mettetevi sul piano della logica che perdete voi. Nell’Ora Blu è una figata pazzesca anche perché prende tutto un mondo e lo frulla tutto assieme. E il risultato è succulento. Anche con una trama senza capo né coda. O meglio no, è fin troppo lineare, ma pure se questo Scarano è un bell’infame, non ho mica capito chi è che lo vuole fare fuori in questa maniera spietata. La mafia? Un sindacato? Un comitato di quartiere? Sticazzi, è una figata così. E pure sono una figata quelle frasi italiane senza senso, gli errori grammaticali e le espressioni che è chiaro che non le ha scritte un italiano. Gente che sbotta sconcertata gridando “dov’è la tua decenza?” Meglio ancora, minacce sussurrate tipo “che siano i suoi giorni pochi“. Bella poi la risolutezza con cui la moglie di Scarano esplode con un “smettila di chiamare, strano!” Paiono quei gruppi giapponesi che suonano hardcore italiano anni ’80 usando Google per tradurre i testi. Figata al quadrato. Ad un certo punto, l’ennesimo squillo di telefono potrebbe innervosire pure voi, mica solo Scarano. Magari vi aspettate che salti fuori il Magnotta a fare giustizia. Invece non c’è da ridere (manco troppo col Magnotta, a ben vedere). Questa è una storia di tensione, violenza, cupidigia. C’è nulla da ridere. Fosse ambientata ai giorni d’oggi, al posto delle telefonate ci sarebbero tutti vocali sconclusionati e autoriferiti. Sai che bello. Questo per dire che anche se a recitarli fossero stati perfetti sconosciuti, tipo qualche expat italiano a Londra, e anche se sono in un italiano stentato, alcuni, questa dei dialoghi telefonici è una trovata perfettamente riuscita. Davvero, Uncle Acid non ha scritto un po’ di musica d’ambiente, prevalentemente strumentale, inventandosi che era per un film immaginario. Il film c’è veramente e questa cosa, anche, è una figata pazzesca.

È un disco all’antica anche nei dettagli, ma soprattutto nell’approccio. Non è vecchio, però. Anzi, è persino moderno (più che post), per certi versi. Di testa, dico io. Non c’è solo nostalgia. Alcuni passaggi mi hanno fatto venire in mente persino certi Radiohead. Sai che figata uno scontro/collaborazione con il Thom Yorke di Suspiria. Cambridge Vs Oxford. Ma su suolo italiano. Come Bruce Lee e Chuck Norris col Colosseo sullo sfondo, visto che parliamo di cinema di quegli anni lì. Sì, lo so, non c’entra niente, non è un’immagine azzeccata. Forse è per i troppi stimoli de Nell’Ora Blu che non so esattamente come chiudere questo pezzo. Per esempio, ve l’ho già detto che è una figata pazzesca? (Lorenzo Centini)

2 commenti

  • L’ultimo Uncle Acid è l’incarnazione dei primi Black Sabbath con John Lennon alla voce che si ispirano a Italian Spiderman

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  • Per aumentare i clic e conseguentemente gli introiti di Metal Skunk. E per garantire l’attenzione di quanti non sarebbero stati interessati altrimenti dalla descrizione in parole

    Complimenti hai vinto

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