Celestial Gateways – Intervista agli OBSCURA

Del perché Omnivium sia uno degli album death metal più esaltanti usciti in questa prima metà del 2011 ho già scritto abbastanza in sede di recensione. Gli Obscura sono semplicemente il gruppo che in assoluto è riuscito meglio a trasportare nel terzo millennio quelle sonorità che avevano reso indimenticabile il death metal tecnico degli anni ’90, quando band come Atheist, Cynic, Nocturnus, Pestilence e gli stessi Death avevano spinto la musica estrema in territori nei quali sembrava impossibile avventurarsi. Non potevamo quindi lasciarci sfuggire l’ensemble teutonico alla prova del palco, occasione che ci è stata concessa lo scorso 12 maggio nella familiare cornice del Blackout. Il cartellone è abbastanza ricco. Aprono due band italiane, Symbolic e Hellvate, entrambe campane (i secondi sono beneventani, magari Charles li conosce) e protagoniste di prove discrete (mi sono piaciuti di più i primi, forse anche per i suoni meno impastati). A seguire i giapponesi Defiled, che non saranno mai il mio gruppo preferito, con il loro brutal fin troppo canonico, ma vincono perlomeno il premio simpatia grazie a una convinzione e a un’umiltà che ti fanno venir voglia di comprare un loro cd anche se probabilmente resterà sullo scaffale a impolverire dopo un paio di ascolti. Come ormai tradizione, quando tocca al gruppo deathcore di turno, i canadesi Beneath The Massacre, esco a mangiarmi una pizza e torno in tempo per la gig degli Obscura, che si rivelano decisamente all’altezza delle aspettative, considerando che i video che girano su youtube non testimoniano sempre performance spettacolari. Non è per niente facile rendere in sede live dei pezzi così strutturati e complessi senza perdere un’oncia di impatto ma il quartetto di Monaco ci riesce in modo sorprendente, e il non numerosissimo pubblico reagisce a dovere. E, a quanto pare, un minimo il loro nome sta girando. Perché la gente canta i pezzi. Intona i ritornelli e fa uoohoo sulle melodie. Ricostruisco il quadro: gruppo crucco tutto sommato underground al terzo disco che suona un genere che più di nicchia non si può e la gente canta i pezzi. Il frontman e fondatore Steffen Kummerer non se lo aspettava di certo e sorride a trentadue denti. Lo becco subito dopo lo show e ci dirigiamo nel backstage per l’intervista (mi perderò gli Hate Eternal ma pazienza). Appena sceso dal palco si lega i capelli e inforca gli occhiali. Davanti ai miei complimenti si schermisce, mi offre una birra, ha quell’affabilità bonacciona e quasi ingenua che in terra di cermania hanno solo i bavaresi. Sembra il classico studente di ingegneria che sta ancora con la ragazza del liceo, a scuola ti passava sempre il compito e sa cucinare benissimo i dolci. Ma quando parla di musica diventa dannatamente serio. Nè potrebbe fare altrimenti dato che suona in una band già a livelli altissimi con margini di crescita che restano notevoli. Perché, fidatevi, degli Obscura sentiremo parlare ancora per un bel po’.

Ti aspettavi che Omnivium ricevesse un’accoglienza simile?

Assolutamente no, Cosmogenesis era un disco dalle due anime. C’erano dei pezzi pieni di elementi progressive e altri con delle strutture più easy listening , quindi era perfetto per catturare l’attenzione sia del pubblico prog che di quello death o thrash. Omnivium è molto più complesso, le parti di chitarra sono molto più ricche e sfaccettate. E’ un disco più vario, non vorrei dire più maturo ma meno facile da ascoltare, richiede un certo approfondimento…

In Cosmogenesis le vostre diverse influenze correvano quasi su binari separati, ora siete riusciti a miscelarle meglio…

Il processo di songwriting è stato molto più naturale. Alcuni pezzi di Cosmogenesis erano stati scritti nel 2003 o nel 2004, alcuni ancora prima che nascessero gli Obscura. Erano canzoni scritte da autori differenti, questa volta invece abbiamo composto tutto insieme e la maggior parte dei brani sono frutto di uno sforzo creativo collettivo. Sono presenti le stesse influenze ma sono miscelate meglio, è interessante che tu l’abbia notato!

Più che altro adesso siete una vera band mentre ai tempi di Cosmogenesis eri stato costretto a ricostruire il gruppo da zero…

Adesso c’è più chimica. Omnivium è più maturo perché è il risultato di due anni di lavoro come collettivo, tutti hanno dato il loro meglio e portato le loro influenze. Appunto, oggi siamo una vera band.

Ti eri separato dai musicisti che avevano suonato sul vostro primo album perché non volevano seguirti nella direzione nella quale volevi portare gli Obscura? Retribution era ancora un disco di death metal tradizionale…

No, anche allora la band era un collettivo, gli Obscura non sono mai stati un frutto del mio ego. Quando iniziammo, nel 2002, avevamo 15 o 16 anni e avevamo appena iniziato a suonare. Nel 2006 stavamo finendo l’università e iniziando a lavorare. Io volevo portare il gruppo a un livello semiprofessionale, per gli altri era solo un hobby. Vedo ancora gli ex membri, siamo amici e sono contenti di essere stati parte della band. Non ci separammo per motivi artistici, semplicemente io ero il tipo che spingeva di più per andare in tour e firmare un contratto discografico. Fino a quel momento avevamo fatto tutto da soli, compresa l’organizzazione del tour con i Suffocation.

I nuovi membri che hai reclutato però suonano tutti in altri gruppi. Per loro è difficile conciliare questi progetti con gli Obscura?

No, gli Obscura sono la band principale per tutti. Hannes (Grossman, batteria) e Christian (Münzner, chitarra) avevano già lasciato i Necrophagist prima di unirsi agli Obscura. Certo, poi ognuno fa quello che vuole, io stesso suono nei Thulcandra, tutti portano avanti degli altri progetti… Che ti devo dire, io li ho pagati di più (ride)! In realtà la scena death tedesca è molto piccola, basta aver fare un tour o qualche show nei weekend per conoscere tutti. Hannes e Christian li conoscevo già dal 2006, ovvero due anni prima che si unissero agli Obscura.

E chi mi dici di Jeroen, il vostro bassista? Non si è unito al tour e state girando con un session.

Vedremo come andrà a finire. Lui ha un lavoro a tempo piano è non è in grado di andare in tour, non ha la nostra stessa flessibilità. Fa parte anche dei Pestilence ma non sta andando in tour nemmeno con loro.

Certo che è davvero un fenomeno, uno dei migliori bassisti che abbia sentito negli ultimi anni in campo estremo. Dove diavolo lo hai pescato?

In realtà conosco da molto tempo anche lui, pensa che in origine avrebbe dovuto suonare anche su Retribution. Purtroppo non è molto coinvolto nel processo di composizione, nei dischi successivi alcune parti di basso sono state scritte da Hannes e Christian. Tutti noi scriviamo parti per altri membri della band, il nostro batterista scrive pure gli assoli di chitarra!

Il songwriting così diventa anche più creativo…

Assolutamente! Deve essere creativo. A me basta che i brani siano creativi, non importa chi abbia scritto cosa, basta che suonino Obscura. Ognuno è in grado di suonare altri strumenti, sulla demo di Retribution suonai alcune parti di batteria per il semplice fatto che così avrei potuto comunicare meglio con il batterista. Se conosci le basi di ogni strumento ti relazioni meglio con gli altri membri della band e tutto diventa più veloce ed efficiente. Siamo tedeschi, per noi l’efficienza è tutto (ride)!

Parliamo un po’ dei testi. Da dove viene fuori questo concept “astronomico”?

Sono sempre stato interessato all’astronomia e alla filosofia anche se sono laureato in ingegneria (visto che gli ingegneri li riconosco lontano un miglio? nda) quindi non ho potuto studiare queste materie all’università. Mi interessa più parlare di questi argomenti piuttosto che di morti, zombi che esplodono e sangue sul muro. Sarebbe noioso, lo fanno tutti… Se vuoi è anche una questione di estetica, per una musica così complessa servono testi complessi, quando suoni questo genere non puoi parlare di tipe o di bere birra. Anche l’artwork e la produzione… Tutto deve stare bene insieme, tutto deve essere Obscura, quindi un tema come l’evoluzione del cosmo ci sta benissimo. Quando iniziammo a lavorare a Cosmogenesis decidemmo di fare un concept di quattro album sulla fine e il principio dell’universo, ed è divertente perché subito dopo la Relapse ci ha messo sotto contratto per quattro album. Cosmogenesis parlava del principio del cosmo, Omnivium è sulla sua evoluzione, il prossimo avrà un tema più filosofico, l’evoluzione delle nostre anime, il quarto sarà sulla fine di tutto. E’ un concept di lungo termine, non so se qualcuno abbia mai fatto qualcosa del genere in campo death metal, è un approccio un po’ prog, alla Yes.

Omnivium suona abbastanza fresco e moderno ma le influenze maggiori sembrano i nomi storici del death tecnico anni ’90. Death, Atheist, Cynic…

Le nostre influenze sono esattamente quelle che hai menzionato. Quelle band scrissero veri album, non dei file da scaricare su internet. Da questo punto di vista abbiamo un approccio molto old school. Abbiamo adottato una produzione molto analogica, molto anni ’90, utilizzando le tecnologie digitali solo quando necessario. Pensiamo sia la strada migliore perché la musica continui ad avere un’anima, non vogliamo iperprodurre tutto.

Stasera prima di suonare Ocean Gateways la avete spacciata per una cover dei Morbid Angel…

(ride) Sì, è una gag che facciamo sempre.

Però è la canzone più old school del disco, in effetti suona piuttosto Morbid Angel…

Non serve una grande tecnica per scrivere una grande canzone. Se suoni dei set lunghi ti servono dei pezzi più old school e diretti sennò la gente riceve troppe informazioni e si rompe le palle. E se vuoi suonare old school a chi ispirarsi se non ai Morbid Angel? Anche il titolo rimanda a Gateways To Annihilation, un disco che amo moltissimo. (Ciccio Russo)

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