Ci mancava solo la locura: ¡PENDEJO! – Volcán

Lo stoner credo sia il genere duro più facile da riprodurre. Nel senso che tante band si procurano la strumentazione e gli effetti giusti e non ci pensano più. Poi si rendono magari conto che la loro musica è come birra chiara tiepida e sfiatata, e allora magari si impegnano di più a copiare qualche band americana di fine ’90. Oppure si devono inventare qualcos’altro, ovvio, se vogliono farsi notare. Spesso è un nome idiota per la band: peschi a casaccio, come alla tombola, nel lessico stoner consolidato (nomi di droghe, qualche vocabolo ispanico o arabeggiante) e tiri fuori una combinazione di due parole che suoni figa, per un quarto d’ora abbondante, se hai fumato. Ma nemmeno quello basta, poi, perché in realtà lo stoner è il genere duro più difficile da riprodurre bene. È tutta una questione di stile, mentalità psichedelica e orizzonti infiniti. Se pensi che basta solo scopiazzare i riff di Homme, Glass e Wyndorf stai fresco. E se non ce la fai a tirarti fuori da una selva di band mediocri e tutte uguali?

La carta che si giocano gli olandesi ¡Pendejo! è la locura. Avete capito bene: la locura. Non Platinette, ma quasi. Nel loro caso la locura si articola in tre movimenti:

  1. Fingersi spagnoli;
  2. Buttarci dentro le trombette degli Ska-P;
  3. Spararla grossa: “Rock with cojones the size of Danny de Vito“.

Parole loro. Che matti. Avremo forse trovato qualcuno più simpatico e divertente di Martufello e dei Red Fang? Ora, io non muoio di simpatia per l’Olanda, in partenza. Dei posti che ho visitato è quello in cui i suoi abitanti mi hanno fatto sentire maggiormente a disagio. Ma in fondo questi sono cazzi miei. Se credete che parta prevenuto per questo, penso siate fuori strada. L’Olanda ha dato i natali ai Beaver, primissima ondata stoner, e ai 35007 che erano magnifici. Però se la band olandese in oggetto si atteggia come lo stereotipo del chico latino, tutto ciabatte, afrore maschio, fancazzismo, bisboccia, non mi chiedete troppa indulgenza. La Spagna ovviamente non è tutta lì. Gli Olandesi si ricorderanno ancora le soldataglie imperiali dell’Olivares, spero. Non c’era un cazzo da ridere, ne sono sicuro. E pure l’Olanda mica sarà solo tulipani e riciclaggio di denaro sporco. Polemica sterile, chiaro, alla fine traspare che ho il dente avvelenato, ma la chiudo qui. Facciano quel che vogliono, gli Olandesi che suonano stoner. Non è affar mio. Però se ti atteggi a pagliaccio e non hai grande musica, poi corri il rischio di passare per davvero per un pagliaccio.

Se vi piace lo stoner come colonna sonora per bere una cerveza ad una bella fiesta sulla plaja fate voi, questi sono affari vostri. Non vi invidio. Sicuro Volcán è molto meglio di quei non-morti di Bjork e Oliveri. Sono onesto, bei riff e bei giri ci sono. Poi però se il cantante fa il pazzariello in un brano chiamato Revolución a me viene solo da ridere. Ma mica per simpatia. E poi le trombette tipo Ska-P mi fanno cagare. Sembra quando ti torna in mente un ricordo imbarazzante di quando eri ragazzino. Oh, io gli Ska-P mica li ascoltavo, ma erano ovunque. Manco mi facevo le canne alle feste. Manco occupavo la scuola.

Magari Volcán vi piace lo stesso, che ci posso fare. Sicuro finiscono nel bill del Roadburn, ci giurerei. Ma restano una cosa di cattivo gusto. Suonano come una parodia involontaria dello stoner ispanico. Se vi gusta come stile, magari ripescate invece il disco dei Santoro, ovvero due Natas con “El Topo” alla voce. Ve ne ha già parlato en passant il Greco. Ora sta pure su Spotify, poche scuse. Io José Luis “El Topo” Arnetta l’ho anche conosciuto di persona. Aveva già sostituito Federico Wolman nei Dragonauta, ma accompagnava i Natas in quel tour. Erano al Sinister Noise, sui divanetti all’ingresso. Mi ha raccontato della sua carriera di insegnante di sci sulle Alpi e della sua compagna di Palermo. Gli ha dato quattro gemelli, in un colpo solo. Davvero, un colpo e quattro centri. Manco Clint Eastwood. Lui sì che ha due coglioni… (Lorenzo Centini)

2 commenti

  • Ho buoni ricordi dell’Olanda. Tanti anni fa andai in gita scolastica ad Amsterdam. Mi piaceva lo stoner e sapevo che in centro c’era un negozio di dischi in cui lavorava Walter Hoeijmakers, il tizio del Roadburn Festival. Non so se oggi ci lavori ancora nel negozio, o se il negozio stesso (non ricordo il nome) esista ancora. Incontrai Walter e ci feci due chiacchiere in inglese, persona affabile, gradevole, modesta. A quei tempi portava i capelli lunghi. Mi fece ascoltare qualche CD in cuffia, non ricordo se poi acquistai qualcosa, ricordo però di aver visto il CD dei Beaver tra gli scaffali, quello con il pianeta in copertina, CD che dalle mie parti col cavolo che lo si trovava. Saputo che anch’io ero un fan dello stoner/doom (Kyuss, Fu Manchu, Nebula, Sixty Watt Shaman, Obsessed, Monster Magnet, COC, Acrimony, Cathedral… e tanti altri), mi prese subito in simpatia. Una visita di un’oretta circa, poi me andai. Non ebbi mai più contatti col tizio, però rimane un bel momento che mi porto ancora dietro.

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  • Personalmente invece ho un bel ricordo dell’Olanda, almeno musicalmente parlando. Innanzitutto c’è quel capolavoro stoner gotico (cosa possibile solo in Olanda) che è “Solar lovers” dei Celestial Season, con tutta la discografia successiva a contorno (secondo me il primo gruppo di cui parlare se si tratta di stoner olandese), poi bands come i Phlebotomized o gli stessi 35007… Tutta gente con alterna fortuna ma che ha tentato una strada quantomeno personale, tentando di fare qualcosa di diverso dal solito… questi qua non mi sembrano degni eredi.

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