Tupatupa vecchia scuola: TRASTORNED – Into the Void

Il pieno merito dei Trastorned sta nell’esser riusciti a ricordarmi non una band o un disco nello specifico, ma tutta un’epoca. Non suonano come i Forbidden o come il loro ottimo Twisted into Form: suonano come il thrash metal uscito fra il 1987 e il 1991, e lo fanno bene.

Generalmente una band sudamericana – nella fattispecie cilena – che pratica il suddetto genere musicale viene con facilità associata al protoblack brasiliano e agli attacchi alla baionetta all’imbullettato alla croce: loro no. Proprio come accaduto ai brasiliani Dorsal Atlantica, i Trastorned guardano alla forma e alla costruzione della canzone. Danno molto peso allo stile e un po’ meno ne riservano all’anima viscerale che è tipica, se non addirittura firma, dei thrasher locali. In parallelo a chi visse il periodo che ho poc’anzi indicato, disponendo di una materia prima in un certo senso “evoluta” rispetto al rozzo speed metal di metà decennio, i Trastorned si comportano esattamente come fecero alcune band d’inizio anni Novanta. A quel tempo la scena pullulava di band atte ad adoperare dieci riff a canzone e un minutaggio talvolta sconcertante. Razor o Devastation, per dirne due, rivolsero lo sguardo all’aggressività totale quasi fosse una risposta a tutto questo, e i suoni presero ad abbracciare il downtuning ibridando di fatto il thrash al death metal delle prime ondate. I Trastorned sono una versione lievemente più strutturata di quella scena sotterranea i cui esiti furono assai poco longevi, e non mancano di citare un approccio tipico dei Kreator di Terrible Certainty e dell’album seguente. Ma fondamentalmente, lo ripeto, non suonano come nessuno che mi venga in mente.

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Certo, le citazioni non possono mancare in un genere musicale la cui età corre spedita verso il mezzo secolo. Miasma of Death, che è anche una fra le canzoni migliori, al ritornello con la doppia cassa e il rullante in levare mi ha ricordato alcuni passaggi della meravigliosa Thrasher dei Death Angel. Lo stesso cantante, Felipe Lonza, detto Fist Banger Lonza per la gioia della futura suocera, in certi passaggi ricorda sia l’Osegueda più aggressivo sia il cantante dei Devastation Rodney Dunsmore (in tal proposito recuperate ad ogni costo Idolatry, c’è Freewill, con tutta probabilità uno dei pezzi thrash metal più belli scritti in quel decennio di grandi trasformazioni). Ma il senso di deja vu, come detto in calce, è contenuto se non addirittura apprezzabile.

Disco scritto con grande cognizione dei mezzi che oserei definire assai fortunato, perché in grado di manipolare e migliorare pezzi scritti anche dieci anni e mai pubblicati in un LP. I Trastorned sono al debutto discografico a quasi quindici anni dalla nascita del progetto. Ora sarà da capire se, obbligati a metter insieme una decina di inediti fra un ipotetico paio d’anni, riusciranno a mantenere la qualità su questi stessi binari. Ma nel frattempo sentiamoci questo, che caldamente vi consiglio. Belle, oltre a Miasma of Death, anche Witch Hunt in apertura e la title track, mentre sono rimasto vagamente deluso dal constatare che Reborn Through Hate non fosse affatto una cover dei Coroner dal loro debutto R.I.P. (Marco Belardi)

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