Avere vent’anni: IMPIETY – Kaos Kommand 696

Gli Impiety sono in giro dal 1991; Khaos Kommand 696 è il loro terzo full e, per come la vedo io, è il miglior capitolo di una discografia sempre assestatasi su livelli altissimi. Già l’introduzione coi colpi di fucile mitragliatore sventagliati su un coro di monaci gregoriani è un capolavoro, una delle poche intro non merdose o inutili a trovar gloria in un disco black metal. Dopodiché inizia una serie di canzoni descrivibili come una mazzata in faccia dietro l’altra. La ferocia, la violenza incontrollabile, l’odio cristallino dei quali sono impregnati i solchi di questo disco sono impressionanti. Quello degli Impiety è un black/death con influenze thrash testimoniate da non infrequenti stop’n’go, gli stacchi improvvisi sovente preceduti da un effetto tipo esplosione, un giro di basso solitario o quant’altro, artifici necessari a tenere sempre desta l’attenzione in una simile carneficina. Vero è che la struttura compositiva segue sempre un unico schema: si parte a mille e si cerca di tenere il piede premuto sull’acceleratore per il maggior tempo possibile, inserendo comunque variazioni sul tema e persino assoli minimali di chitarra (Wardemonic Overkill per esempio, ma ce ne sono diversi altri).

Annoiarsi ascoltando un disco brutale come Khaos Kommand 696 è impossibile: si viene letteralmente travolti da un’alluvione di violenza e, annaspando, si cerca di restare a galla per evitare di perire sepolti sotto tonnellate di melma fumosa, schiumosa e maleodorante di zolfo. La registrazione è impeccabile, i suoni sono nitidissimi, il batterista è un polipo fenomenale che per stile ricorda nientemeno che Pete “Commando” Sandoval, i riff sono tutti quanti di eccellente fattura. Non ricordo più dove né quando ma lessi in calce a una loro intervista un commento che condivido appieno: “Nessuno può suonare la musica che suonano gli Impiety meglio di quanto facciano gli Impiety”. I ragazzi hanno estrapolato le migliori peculiarità dei loro generi di riferimento (per l’appunto black, thrash e death americano) fondendole in un’unica formula, in seguito riproposta da altri ma mai con la stessa efficacia.

Collezione autunno-inverno 2002

Quello che di loro non ha mai compreso pienamente è il loro astio assoluto verso la religione cattolica, dal momento che vengono da Singapore, città-stato alla quale difficilmente si associa una presenza rilevante di chiese, preti, abbazie, santuari, alti prelati sodomizzatori, santi inquisitori e tutto il genere di amenità che gli affiliati di sua santità hanno saputo costruire e rappresentare in un paio di millenni abbondanti di vita. Allora ho fatto una piccola ricerca, niente di troppo approfondito, e ho scoperto che a Singapore (poco più di 5 milioni di abitanti) la religione principale è il buddismo, che conta circa il 33% di seguaci, seguito a buona distanza dal cattolicesimo (18%) e dall’islamismo (16% circa), poi un po’ di scintoisti e altre religioni minori che si dividono il restante. Esiste anche un buon 25% di popolazione cui non fotte un cazzo di nulla della religione (percentuale che mi rappresenta in pieno). Mi sfugge il motivo per il quale un gruppo che è nato e cresciuto in un contesto lontano migliaia e migliaia di chilometri da noi – che la Chiesa ce l’abbiamo in casa e che, volente o nolente, le nostre vite un po’ le influenza, sbattendosi ogni ora del giorno per tornare agli antichi medievali fasti nei quali questi personaggi facevano il bello ed il cattivo tempo – riversi nei suoi testi un livore parossistico nei confronti della chiesa cattolica. Penso che per quantità di bestemmie se la giochino testa a testa con i Deicide nell’ipotetica gara a chi è il gruppo più blasfemo del pianeta.

C’è da dire che, maturando, la loro ira si è evoluta arrivando ad abbracciare ogni tipo di religione esistente: il loro ultimo disco, uscito nel 2019, s’intitola Versus all Gods, per l’appunto… Seguito l’anno dopo da un Ep poeticamente intitolato Anal Madonna Redesecration, giusto per non perdere le care vecchie abitudini. Sinceramente però ho sempre pensato che con il loro retroterra queste tematiche non c’entrassero una sega e che si fossero sempre sparati un bel po’ di pose per far felici i mercati europeo e nordamericano. Questo è l’unico appunto che posso muovere agli Impiety, ammesso e non concesso che si possa considerare un difetto. A una musica così truculenta, impetuosa e irruente non puoi associare liriche nelle quali si parla di come si coltivano le rape rosse; avrebbero potuto magari impelagarsi di meno nella questione religiosa, per loro fuori contesto, e scrivere più testi in stile war black metal alla Axis of Advance, oppure in stile Malevolent Creation… Il risultato finale sarebbe stato comunque eccellente. Questioni di lana caprina: gli Impiety sono una band storica che non ha mai sbagliato un disco (ad oggi gli Lp sono 9, affiancati da un nugolo di Ep, split, live album che gonfiano la loro completa discografia a oltre 30 uscite ufficiali), che merita un oceano di rispetto e che vedere dal vivo è divertentissimo. Negli anni molti componenti del gruppo si sono avvicendati ma lo spirito è rimasto quello genuino di sempre e il livello delle composizioni è restato elevato. Ascoltatevi Khaos Kommand 696 tutto d’un fiato, 40 minuti di apnea e, se vi capita di distruggere qualcosa mentre lo fate, consolatevi, non siete stati i soli. (Griffar)

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...