Il singolo degli HOST ci riporta a quando tutti facevano le cover dei Depeche Mode

Si era creata una certa attesa per questo tanto strombazzato progetto del duo Holmes/Mackintosh di nome Host, di cui ieri è uscito il primo singolo Tomorrow’s Sky. Già, Host, proprio come il disco omonimo dei Paradise Lost, la pietra dello scandalo che scatenò una marea di discussioni tra i metallari nel lontano 1999, anno della sua uscita. Era un periodo un po’ particolare per la scena metal, fatto di continue sperimentazioni e voglia di evolversi che aveva coinvolto un po’ tutti i generi, dal black al melodeath fino al gothic metal, ed era soprattutto il periodo della moda delle cover dei Depeche Mode, intensificatasi soprattutto all’indomani del successo planetario di Ultra, che aveva riportato la band di Basildon in auge dopo un periodo complicatissimo. Insomma, se in quel periodo non coverizzavi i DM non eri nessuno. Peccato che i risultati fossero quasi sempre imbarazzanti (una su tutte, l’abominevole Everything Counts degli In Flames).
In questa situazione i Paradise Lost entrarono a dir poco a gamba tesa, tirando fuori un intero lavoro pesantemente influenzato dal sound dei Depeche Mode, del quale all’epoca si parlò e polemizzò anche troppo, soprattutto per la nuova immagine che si era data il gruppo, facendo piazza pulita di barbe e capelli lunghi.
Perché Host alla fine non era affatto brutto ma sinceramente non era manco quel capolavoro e quella gran prova di coraggio per cui molti lo vollero far passare; un buon disco con almeno tre brani eccelsi (So Much Is Lost, Nothing Sacred e It’s Too Late) ma anche altri a pesante rischio abbiocco, un mutamento del quale parecchie avvisaglie c’erano già state col lavoro precedente.
Tutto ‘sto pippone e alla fine com’è questa Tomorrow’s Sky? Dal punto di vista sonoro suona molto simile a Host (chi l’avrebbe mai detto), l’unica differenza forse è un mood synth pop più accentuato e una presenza della 6 corde molto meno marcata. Niente di clamoroso, quindi, anche se ovviamente bisognerà attendere il disco intero per farsi un’idea più precisa. (Michele Romani)
A me il pezzo è piaciuto molto, anche se è decisamente più anni ottanta rispetto al materiale di Host. Che dire, per quanto mi riguarda se le premesse sono queste sarà il miglior album dei Paradise Lost (pur non essendolo) dal 2005,dato che non ho mai digerito il loro acclamato ritorno al metal nè tanto meno al death doom di the plague within o medusa. Sarebbe bello se facessero anche un tour con pezzi di One Second /Host, staremo a vedere.
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pezzo molto bello, a me già piacevano all’epoca sia one second che host… un album su queste sonorità non potrebbe che conquistarmi. Mackintosh sembra sempre più un avanzo da discoteca EBM.
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everything counts fatta dagli in flames è una bomba. personalizzata in modo che se uno non conosce l’originale potrebbe prenderla per una canzone loro. strana, particolare, ma loro. che poi è come dovrebbero essere le cover, se proprio devono esistere (e questo è un altro discorso).
su host concordo, album con troppi momenti abbiocco: personalmente ne salvo metà, poteva essere un buon ep sperimentale
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Ma solo a me Nick Holmes in questo video ricorda Mancusi che parla(va) di pipe su Youtube?!
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‘One Second’ resta un bel disco, equilibrato e orecchiabile; ‘Host’ un po’ troppo lungo e sfilacciato. Se davvero intendono tornare a quei lidi, spero non si facciano prendere la mano come trent’anni fa.
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