Figli di un disco sbagliato. Genesi romanzata dei CARACH ANGREN

È il 1999.

Siamo ad Heerlen. Sud dei Paesi Bassi. 89.267 abitanti censiti.

È una sera d’estate, tira vento, ma è piacevole, e la signora Droomers (il suo cognome da nubile non ci è dato saperlo) non capisce perché il figlio quasi diciannovenne Dennis stia osservando da tre ore e mezza il cassonetto dell’immondizia appena fuori al cancello di casa.

Dennis è immobile, con lo sguardo perso, in uno stadio a metà tra il sonno, la veglia e la contemplazione.

La signora Droomers è leggermente preoccupata, ma in TV stanno dando la partita della nazionale, di cui lei (a differenza del figlio, che ha altri hobby ben più macabri) è una gran tifosa, ed ha appena segnato Kluivert di testa su cross di Paul Bosvelt dalla destra; quindi un po’ di preoccupazione sì, ma la paura vera e propria per il figlio diciamo che può aspettare ancora.

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Ma a partita finita, Dennis è ancora lì.  Sembra non riuscire a staccare gli occhi da quel cassonetto.

Dicevamo gli hobby macabri? Sì, certo. Dennis da un po’ di tempo ha inspiegabilmente iniziato a farsi chiamare Seregor, si pitta la faccia di bianco e nero e ha una strana e malsana passione per le maschere mostruose.

Le fabbrica lui, in cantina, col DAS.  

A volte fa pure le sei del mattino per fabbricarne una, mentre i suoi coetanei tornano da casa delle ragazze, dopo una notte di scorribande e sesso occasionale (quasi sempre non protetto)

Ma adesso non c’è nessuna cantina, non c’è nessuna maschera, non c’è nessun Seregor e nessun sesso occasionale.

Ci sono solo Dennis e il cassonetto dell’immondizia di fronte a lui, che si guardano come due duellanti di un romanzo d’appendice.

Scocca la mezzanotte, sono cinque ore che il figlio è in quello stato, e la signora Droomers adesso è seriamente spaventata.

Si mette la vestaglia ed esce di casa, per parlargli un attimo.

Gli mette una mano sulla spalla, ma Dennis non reagisce. È vivo solo perché respira.

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Danny… Danny caro… ma cosa è successo? Che c’è nel cassonetto?”, fa la madre al figlio con più di una nota di agitazione nella voce.

Per i minuti successivi Dennis non risponde. È catatonico, come da cinque ore a questa parte.

Poi, proprio mentre la madre comincia a ipotizzare l’intervento di un’ambulanza e fa per rientrare a casa e attaccarsi alla cornetta del telefono, Dennis sospira e apre le labbra.

Con una voce lontana, flemmatica, sepolcrale, Dennis dice: “Non capisco… proprio non capisco…”.

Neanche la madre capisce in effetti.

Danny… Danny, amore mio, cos’è che non capisci?” , sussurra la signora Droomers all’orecchio di quello strano e stralunato figlio.

La risposta di Dennis, stavolta, stranamente, non si fa attendere. Ma non è una vera risposta.

È una merda, ma è bellissimo”.

La madre di Dennis, messa momentaneamente da parte la paura, comincia a spazientirsi:

Danny, senti, è tardi, stai qui da cinque ore, e anch’io sono stanca! Stessi in pena per la ragazza dei tuoi sogni potrei anche capire questo tuo stato d’animo, ma stai guardando un cassonetto dell’immondizia, cazzo! Puoi trovarti di meglio, fidati di tua mamma, sei un bel tipo in fondo. Se solo uscissi un po’ più coi tuoi coetanei invece di costruire quelle maschere di merda col DAS tutto il giorno, potresti ambire ad una ragazza vera, una con due gambe e due braccia, magari non la principessa d’Olanda ma neanche un cassonetto dell’indifferenziata, e che cavolo. Risollevati da sta merda, e che cazz…”

Con un lento e solenne gesto della mano, Dennis interrompe il soliloquio della madre.

Poi con un leggero sorriso si volta verso di lei: “Mamma… in questo preciso momento tuo figlio ha capito cosa vuole fare per il resto dei suoi giorni!”

“Il netturbino!?” esclama la signora Droomers, a metà strada tra lo sconforto e il ma che cazzo sta succedendo.

Dennis, con un inaspettato vigore, replica: “No, mamma, il musicista… il cantante per la precisione… di genere symphonic black metal!”

La signora Droomers è visibilmente confusa: “Sympho… vabbè, sì, ho capito, il musicista… ma che c’entra il musicista col fatto che fissi questo cassonetto dell’immondizia da cinque ore, santoddio!?”

Dennis Droomers non risponde e, destatosi definitivamente dal suo stato catatonico, prende la rincorsa e si lancia, a sorpresa, a capofitto nel cassonetto, sotto gli occhi sbigottiti della madre.

Il cassonetto, neanche ve lo sto a dire, è pieno di cianfrusaglie, sacchi bucati, sporcizia e liquami… ma in fondo a tutta questa merda giace un compact disc originale, che l’irrequieto diciannovenne olandese ha gettato tra i rifiuti la sera prima, proprio il giorno in cui lo aveva acquistato e, sbrigativamente, ascoltato.  

Il disco in questione è Spiritual Black Dimensions dei norvegesi Dimmu Borgir.

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Vi ricordate? Com’era la frase? Ah sì: È una merda ma è bellissimo.

Ecco, ad un primo impatto Dennis ha odiato quel disco. Lo ha trovato impastato, confusionario, non molto ispirato, a tratti soporifero. Però, pensandoci e ripensandoci su ossessivamente, qualcosa d’inspiegabile dentro di lui ha urlato forte come un tornado, dicendogli che il suo unico scopo nella vita d’ora in avanti sarà rifare quel disco, ma rifarlo meglio.

Dennis rovista furiosamente tra lo schifo indicibile di quel cassonetto; si sporca le unghie, le braccia, i gomiti, il busto, la bocca, i capelli, ma alla fine la trova. La copia è ancora lì, intatta (anche se un po’ sporchina), e, con ambedue le mani, in una scena degna de Il Re Leone, la solleva verso il cielo di quella notte olandese.

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Di lì a qualche anno, Seregor (non più Dennis) insieme a due fratelli olandesi, anch’essi folgorati davanti a un cassonetto con una copia di Spiritual Black Dimensions gettata da loro al suo interno (ma poi recuperata), daranno vita ai Carach Angren. (Gabriele Traversa)

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