Recuperone raw black metal 2022, prima parte

Non ricordo più né quando né dove, ma da qualche parte si discuteva di black metal e io non ho potuto far altro che constatare che attualmente ci sono due frange particolarmente di moda: la prima è l’NS black metal, in auge da almeno un quinquennio, estremamente politicizzato e a quanto pare non in declino, che tiene botta da un bel po’ e va avanti così anche se a mio modesto parere molta della musica proposta, dal punto di vista squisitamente artistico, è piuttosto povera di contenuti; l’altro filone è il raw black metal, in poderosa rimonta, portato avanti da una miriade di gruppini da ogni angolo del mondo, fautori di un black violento e di solito ridotto all’osso anche se, come vedremo in tutte le mini-recensioni che seguono, tutti ricercano la melodia anche se stravolta in contesti più casinari possibile.
Ad esempio ci sono i MANTAHUNGAL, indonesiani ma col cantato in olandese, che hanno pubblicato un full e due EP in tempi brevissimi ognuno dei quali ha la caratteristica di iniziare con una registrazione datata di musica classica. Sono un duo, si chiamano B e R, uno canta e l’altro suona tutti gli strumenti. La proposta prevede chitarre zanzarose, anzi motosegose, in tremolo picking continuo, che ricordano non poco i progetti di Soderlund tipo Parnassus e Octinomos, e, giusto per rimaner attaccati alla madrepatria adottiva (i testi parlano della dominazione dittatoriale degli olandesi in Indonesia), affiorano anche echi di disastri sonori tipo Funeral Winds (olandesi, per l‘appunto). La produzione è molto ma molto low-fi, previlegia la chitarra e uccide basso e batteria, relegati in un sottofondo piuttosto lontano e difficilmente discernibile. Quel che colpisce è che anche in uno scenario così rude e rozzo le chitarre traccino melodie ben distinguibili e persino gradevoli. La voce è straziata, caustica, non particolarmente impressionante o varia. I tre dischi sono usciti in un lasso di tempo molto ravvicinato e si possono acquistare su Bandcamp ad un prezzo vantaggioso, ma se avete intenzione di ascoltarveli tutti di fila per un po’ di volte la possibilità che a una certa vi rompiate le palle è alta, visto che i brani sono scritti e suonati tutti sulla stessa falsariga.
A ruota seguono gli americani MAȞPÍYA LÚTA, concept band che celebra le vicende della tribù pellerossa dei Lakota. In realtà non è sicuro che siano americani essi stessi, ma diciamo che tutti gli indizi portano a pensarlo. Il loro nome tradotto in lingua comprensibile significa Nuvola Rossa, ovviamente in onore dell’omonimo capo indiano la cui fotografia campeggia in copertina. Il loro raw black metal spazia fino al doom, utilizza soluzioni improvvise ed inusuali come clean guitar prevalentemente arpeggiate, stacchi inusuali, pause repentine, cambi di tempo estemporanei. Anche loro scelgono suoni e produzione decisamente minimali ma le chitarre sono più piene e gli strumenti più coesi, il tutto sempre in un ambiente assolutamente low-fi. La voce utilizza uno screaming più personale e meno martoriato, nel senso che il tipo non urla e basta ma cerca di dare un senso alle sue performance, ricordando un po’ certe impostazioni finlandesi. Wóohitike (il titolo dell’album) consta di tre brani tutti sui dieci minuti di durata che scorrono via in un amen. È uno dei progetti più interessanti usciti quest’anno nel genere.
Un salto in Inghilterra per incontrare i VASSUS, o meglio il tipo che ha un progetto solista di nome Vassus. Si tratta di raw black metal miscelato con il dungeon synth, piuttosto violento nonostante siano le tastiere lo strumento predominante; queste vengono utilizzate soprattutto in modalità organistica anche se, in molti casi, assomigliano tanto alle tastierine Bontempi che almeno a noi vecchi un certo sorrisino lo strappano. La produzione è low-fi come da copione, le chitarre creano un muro di suono imponente utilizzato solo come accompagnamento, basso e batteria sono relegati in lontananza, lo screaming estremo viene anch’esso messo in secondo piano per via delle tastiere valorizzate oltre ogni limite. A Long Night Beneath Broken Battlements è un album scorrevole e piuttosto breve, meno di mezz’ora suddivisa in otto brani, e restituisce la costante sensazione di un’opera piuttosto melodica, forse un po’ confusionaria perché si ha l’impressione che il tipo voglia strafare. Ricorda gli Oath of Cirion (side project di Narqath – Wyrd e Azaghal tra gli altri – e V.Khaoz – sempre Azaghal, Druadan Forest etc.) oppure qualcosa dei Mystic Forest, cose di questo tipo.
I cinesi HAKTKULIGIDA hanno pubblicato una compilation che riunisce in un unico disco due loro recenti demotape. Si tratta di raw black metal classico velocissimo, parossistico, scarno, ridotto all’osso per quanto riguarda la stesura dei brani e la scelta degli arrangiamenti, con un riffing assai canonico e privo di scossoni anche se si intuisce qualche digressione nell’occult (black) metal. L’impressione che ne deriva è che siano incazzati neri e che sfoghino il loro odio incommensurabile in pezzi che puntano tutto sull’impatto, molto meno sulla melodia, e che abbiano come punto di riferimento i VON nonostante qualche tentativo di inserire qualche parte di tastiera per mitigare la sensazione di catastrofe nucleare messa in musica. Lo screaming lacera i timpani, l’abilità nel suonare gli strumenti è medio/bassa… Questo è un prodotto per chi adora l’estremismo sonoro ignorante e vuole distruggersi l’apparato uditivo con poche, semplici note senza troppe pretese.
Tornando in Europa, in Portogallo sono attivi da un bel pezzo gli ARMNATT, gruppo per il quale è imminente l’uscita del quarto full Immortal Nature. Il loro raw black metal è essenziale, disadorno, privo di fronzoli o abbellimenti di sorta; puro impatto, solo voce, basso, chitarra e batteria sparati a mille perché, come precisano loro, il black metal quando è nato era già perfetto così e non c’è alcuna necessità di evolverlo. Pertanto le influenze sono le classiche del passato: DarkThrone, Gorgoroth, Tsjuder, primi Carpathian Forest. La mela non cade mai lontano dall’albero, sono molto simili ai conterranei (e più famosi) Irae, la colonna sonora della distruzione totale. Inutile aggiungere altro, credo.
Chiudiamo in bellezza con gli olandesi UNBENIGN, molto più tecnici di tutte le altre band delle quali si è parlato, che non esitano a sconfinare nel death metal più rude per dare libero sfogo a tutta la violenza che risiede nelle loro putride anime. I brani sono più studiati, i riff più complessi, i suoni più articolati e compaiono addirittura degli assoli di chitarra. Al primo impatto sono i meno melodici del lotto ma, se gli si dà il giusto tempo, si viene sorpresi da quante armonie siano celate all’interno dei sette pezzi di questo eponimo album di debutto. Per certi versi assomigliano ai conterranei Unlord, band a sua volta derivativa di quel particolare swedish black metal ascrivibile a Marduk, Dark Funeral, In Battle e via discorrendo; di sicuro gli arrangiamenti sono meno puerili, meno io-suono-così-e me-ne-sbatto-voi potete-pure-andarvene-tutti-affanculo, e le parti cantate sono meno corrosive e mirano meno ad auto-mutilarsi le corde vocali. Unbenign è un disco che si riascolta più volte volentieri, come certe cose dei tedeschi , la cui attitudine è accostabile ai tedeschi Darkened Nocturn Slaughtercult, che si sono creati un certo seguito in tempi non recentissimi.
C’è un sacco d’altra roba di cui parlare, se vi garba un secondo recuperone lo scrivo a breve. Nel frattempo enjoy the music. (Griffar)
Sì ma il nuovo Grand Belial’s Key? Ne scrivete?
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A quando un bel speciale sulla scena NSBM israeliana, tanto per completare il quadro dei fenomeni da baraccone?
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Ho sempre pensato che ogni commento, positivo o negativo che sia, ad un mio articolo sia degno di rispetto e considerazione. Non vedo il motivo di fare eccezioni oggi, quindi… ciò che di più sagace mi viene in mente di scrivere (e chiedo venia per la mia povertà lessicale) è “to each his own”.
Resterebbe una piccola questione da dirimere, cioè: perché scrivere un commento così stizzito in calce ad un articolo nel quale si parla di musica che palesemente non t’interessa? “Non ti curar di loro ma guarda e passa” l’ha già detto qualcuno molto più illustre di me in passati ormai remoti, l’aforisma rimane comunque valido anche in tempi odierni. Se non ti piacciono i gruppi dei quali ho parlato e la musica che suonano basta chiudere la pagina dopo poche righe. Semplice, no? Detto questo, mi fa piacere che a molti altri l’articolo sia piaciuto. Scrivo la seconda parte tra poco, grazie a tutti.
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Non prendertela Griffar, tu sei un luminare in questo campo… ma lasciami la libertà di spernacchiare roba che a mio avviso lascia il tempo che trova. Avendo vissuto l’ondata BM partita nella decade 90-00 trovo veramente poco spessore musicale negli epigoni degli epigoni. Molti artigiani e pochi artisti. Ma forse è l’età a rendermi cinico. Per favore però smettiamo di trattare l’NSBM come un genere musicale. Questi sono neonazisti che suonano black metal, spesso male.
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Scusa se mi permetto, Metallaro scettico. Perché smettere di trattare qualcosa che ha comunque a che fare con la produzione black metal, etichetta più, etichetta meno?
Per dire: ascolto da sempre i GBK e quest’anno inaspettatamente è uscito il nuovo album. Gelal Necrosodomy e compagni spernacchiano da sempre la cultura religiosa ebraica. Le loro posizioni politiche le conosciamo. E quindi? Sticazzi. Bruzzum non lo devo ascoltà perché è fascio pure lui. Stalhammar se deve levà dar cazzo e deve morire gonfio perché si smanetta in videochiamata con qualche secchiello (maggiorenne, tra l’altro). Processo mediatico sommario e compagni di band che lo prendono a calci in culo senza nemmeno fargli aprire bocca. Tutto ciò dopo 60 anni di groupie, bocchini a rotta de collo, nani con vassoi de cocaina in testa e gente che si svegliava senza manco sapere dove cazzo fosse. Oggi no, se scandalizzamo. Se ne deduce che pure i Cannibal Corpse vanno boicottati perché gli sbudellamenti non sono consoni al costume e al buon gusto. O loro vanno bene? O quando si spernacchia il cristianesimo va bene perché la cosa tocca meno corde della coscienza? Boh. Di regressione in regressione moralistica finiremo per dividere il mondo in categorie sempre più misere e primitive.
Il metal sta diventando il contenitore sbiadito di chierichetti invecchiati malamente e poveracci di spirito senza un briciolo di ironia o capacità di accogliere la trasgressione.
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Questa accusa di cancel culture per qualsiasi osservazione di buon senso mi sembra un riflesso condizionato. Non vedo molta ironia o trasgressione nel NSBM, non so tu. Guardala diversamente: se nel nuovo disco dei cannibal corpse si parlasse solo di sbudellare negri con tanto di copertina associata, non sarebbe forse il caso di bandirlo? Quando anteponi ideologia a musica perdi ogni licenza artistica
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A parte che tra sbudellare negri o sbudellare bianchi, gialli o marziani non ci vedo sta gran differenza. Tu sì? Le budella sono dello stesso colore per tutti se non erro. Ma potrei rigirarti l’osservazione che fai: quando anteponi l’ideologia alla fruizione musicale perdi ogni licenza (libertà) di pensiero e godimento (emotivo).
Senza alcun rancore Metallà, ci mancherebbe.
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Oggi me va de perde un po’ di tempo, guarda che ti dico, Metallaro scettico. Vorrei esporre meglio il mio pensiero. Ovviamente sei liberissimo di ignorarmi ma se ti va di leggermi ne sarò lieto.
Faccio un lavoro entro la cui cornice vedo molte persone. Un giorno viene da me questo ragazzino minorenne, accompagnato dalla madre. Ha una maglia degli Slayer mezza stracciata che lascia intravedere una seconda maglietta con su una celtica. Parliamo un po’, gli dico “bella la maglia degli Slayer”, lui si sente riconosciuto e al contempo, forse per darsi un tono da esperto, mi fa: “sì ma ora non mi piacciono più molto, preferisco il black metal”. Così apriamo una finestra su questo, per qualche minuto. Fa piacere anche a me dirgli che sono un vecchio appassionato. Snoccioliamo qualche nome e qualche sorriso da codici di significazione condivisi “elitariamente”. Ora, fossi stato “coerente” con la mia posizione politica, avrei dovuto cacciarlo? Fargli la ramanzina o la paternale sulla celtica? Non caccio nessuno dal mio Studio, per me tutti hanno diritto di accesso e di domanda. Ovviamente non significa che poi si creino le condizioni perché ognuno rimanga. Le variabili in gioco sono complesse.
Strada facendo ho capito che in realtà il poter dichiarare di fare parte di un movimento NSBM ha consentito a questo ragazzo di esprimere in maniera meno distruttiva la propria rabbia, proprio passando dalla musica. È un bravo polistrumentista, tra l’altro.
Crescendo ha anche messo in discussione certe convinzioni, attraversando esperienze.
In conclusione: io ho la mia posizione politica, ineludibilmente connessa alla mia visione del mondo e al modo in cui tratto quel che faccio. Ognuno di noi ha una posizione politica, più o meno consapevole. Più o meno matura o più o meno casuale, come scriveva tanto tempo fa Calvino in “Il sentiero dei nidi di ragno”. Leggetelo o rileggetelo se lo avete già fatto.
Ma ci sono contesti e contesti, situazioni con un diverso gradiente di coinvolgimento e pensiero. Se io boicottassi la mia fruizione artistica perché obnubilato dall’ideologia, mi sentirei un coglione. Un povero coglione, credo. Cosa cambierebbe nel mondo se mi astenessi dall’ascoltare una band come i Grand Belial’s Key o che cazzo ne so, i Peste Noire? Se apprezzo l’arte devo anche saper contestualizzare e soprattutto, prendere poco sul serio quel che così serio non è. Ripeto: sono altre le situazioni durante le quali si fanno delle scelte etiche.
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Apprezzo la discussione e mi rendo anche conto che non dirimeremo qui la questione. Un paio di punti e poi chiudo.
1. Se un gruppo di bianchi parla specificamente di sbudellare neri è una cosa ben diversa da un generico sbudellamento senza colori. C’è un messaggio ideologico dietro. C’è un contesto storico, sociale ecc. specialmente in USA.
2. Essere contro il neonazismo non significa automaticamente essere a favore della cancel culture. Anzi, essere estremamente chiari su ciò che è consentito e ciò che non lo è, evita proprio il rischio di cui parli tu, in cui ogni cosa venga attaccata se non assolutamente scialba e politically correct. Giusto per mettere in chiaro: non considero giusta la messa al bando di Marduk, Peste Noire o del folk apocalittico, tanto per fare esempi.
3. Nessuno vuole colpevolizzare il ragazzino attratto dalla combinazione di estremismo sonoro e politico di cui tu parli. Probabilmente un giorno si interesserà di altro e finisce tutto qui, ci siamo passati in tanti. Ma trovo giusto non dare piattaforme a band che fanno del neonazismo una parte integrale della loro proposta “artistica” (che dal punto musicale non si distingue da altri filoni BM; sfido chiunque ad elencarmi i canoni sonori del NSBM). Per fare un parallelo: se ascoltavi gli Screwdriver negli anni 80 eri fascio, non lo facevi perché ti piaceva l’hardcore punk e loro erano particolarmente bravi. Se oggi vai all’asgardardei festival o come cazzo si chiama, sei un neonazista. E non tutte le culture politiche hanno il diritto di esistere. E no, questo non fa di me a mia volta un fascista. La tolleranza senza limite non è auspicabile. E sì, questo lo decide una vasta maggioranza che ha il potere, per me sacrosanto, di togliere questo diritto ad una minoranza, perché non ogni diritto è assoluto. Chi vuole vivere le sue fantasie autoritarie lo faccia emigrando in una qualche dittatura, ce ne sono tante al mondo. E ci crepi.
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