IRONFLAME – Blood Red Victory

Questa è una storia di tradimenti, sotterfugi, complotti e trame oscure. È l’eterna lotta per difendere il metal da quei falsi e bastardi che cercano di ostacolarci in ogni modo. È la storia di Marco Belardi, l’infame, il codardo, l’uomo di merda, colui che con le sue paginate infinite vuole rincoglionirci e distrarci mentre i suoi orrendi complici tentano di rubarci il segreto dell’acciaio.

La storia è questa. Ad agosto Ciccio ha compiuto gli anni ed è andato a Firenze a salutare un paio di amici. Io l’ho raggiunto, così da potergli dare quel biglietto di auguri con Donald Trump che tenevo da anni nel cassetto e non avevo mai avuto occasione di dargli. Ovviamente contattiamo anche Belardi, anche perché Ciccio l’aveva visto una sola volta esattamente vent’anni fa, ad un concerto dei Domine in un paesino sperduto dell’Umbria, e dato che nel frattempo siamo finiti a scrivere tutti insieme era anche giusto che si facesse una rimpatriata. Mi chiederete perché vent’anni fa ci siamo andati a infilare nella campagna umbra per vedere i Domine, che in quel periodo peraltro suonavano ovunque, e io vi risponderò che il Valhalla val bene una trasferta in Umbria.

Insomma, a Firenze ci incontriamo con il viscido pescatore, che ci fa salire sulla sua macchina per portarci in un ristorante sui colli del Mugello. Durante il lungo tragitto io, nella mia ingenuità, metto su Blood Red Victory perché mi sembrava la colonna sonora ideale per andare a mangiare viscere bovine in salsa verde. Parte la prima, Gates of Evermore, ma, per qualche ragione che al momento non capisco, non sento l’entusiasmo intorno a me. Quando parte la seconda, la gloriosa Honor Bound, capolavoro assoluto e inarrivabile della lotta dell’uomo retto contro i nemici del metal, inizio a esprimere tutta la mia esaltazione. Ed è proprio a questo punto che il logorroico balordo mostra il suo vero volto, schernendo e insultando la potenza degli Ironflame. Come il Demonio messo a nudo dall’esorcista schiuma e vomita rabbiosamente verso il sacerdote, così il meschino Belardi digrignava orribilmente la bocca una volta messo di fronte alla Verità e agli implacabili riff degli Ironflame.

Blood Red Victory è uscito l’anno scorso, ma noi ne parliamo adesso perché la sua musica è immortale e slegata dal giogo del tempo. È il progetto solista di Andrew D’Cagna, polistrumentista dell’Ohio già in una miriade di altri gruppi, tra cui gli Obsequiae, e che qui fa tutto da solo. Quanta gloria può esserci nell’essere l’unico uomo dietro agli Ironflame? Questo è praticamente un biglietto d’ingresso per il Valhalla senza mediazioni, tipo la carta del Monopoli che ti faceva andare in carcere direttamente senza passare dal “Via”, ma invece del carcere vai a falciare teste al fianco di Odino. Blood Red Victory è un capolavoro vero: semplice, diretto, con canzoni tutte spettacolari e con picchi assoluti tipo la suddetta Honor Bound, quattro minuti e trentanove di perfezione musicale e lirica che ti fa venire voglia di arruolarti nelle legioni dell’acciaio inox per andare a combattere tutti i Belardi del mondo, infilargli una spada nel culo e portarlo in giro come un cremino. Non c’è nessun motivo per cui non dovreste adorare questo disco, e non c’è altro da dire. Ora vi lascio ad Honor Bound, testo e musica, e alzate quel cazzo di volume. (barg)

With the setting Sun, we hear the distant call of war
Enemies of Metal gather swiftly at your door
Gather up your armor and your blades of tempered steel
Show them that your loyalty to Heavy Metal is real

Moons rising, nights falling
Answer your Metal calling
Tell others our story
Of Heavy Metal glory

And for miles around
You can hear the sound
To the iron crown
We are honor bound

Riding into battle with our swords held to the sky
Glory hungry warriors with banners waving high
Join the revolution, an existence free from strife
Fighting back the bastards who detest our way of life

(chorus)

The assault is over now and peace has been restored
Revel in our victory, let this be our reward
Cursed be the ones who try to take what we defend
Heavy Metal Warriors until the bitter end

4 commenti

  • Grande scoperta, grazie Barg, tu ci guiderai nel Valhalla contro orde di nemici che ascoltano Sangiovanni e la roba di Belardi, e magari a loro piace pure il McCoso, mentre noi ceniamo a lampredotto e cervello fritto alla milanese.

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  • La voce del cantante ricorda quello dei Nanowar ahahah

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  • Cosa avete ordinato, cinghiale e idromele?

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  • Antonio Recanati

    Curioso che uno dei dischi di heavy metal classico puro come odino comanda tra i più belli dell’anno scorso provenga da un musicista di una formazione black gli Obsequiae(tra l’altro estremamente validi e da recuperare anch’essi per chi se li fosse persi), evidentemente questo ragazzo ha il tocco magico.

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