Fartwork: il senso di Corpsegrinder per le uova di Pasqua

Buonasera a tutti, cocomerari di quartiere, e benvenuti in un nuovo avvincente episodio di Fartwork, la rubrica delle copertine fatte con il buco del culo.

Oggi, sotto torchio, un classicone. Un salto indietro nel tempo. Un must per tutti gli appassionati di death metal, grandi e piccini. Sto parlando nientepopodimeno che della copertina di Millennium dei Monstrosity (consigliatami via messaggi dal buon Belardi con un laconico “non c’è niente di peggio della copertina di Millennium dei Monstrosity”)

Per chi non lo sapesse (spero pochi di voi) Millennium è il secondo lavoro degli storici death metaller statunitensi, l’ultimo con George ‘Corpsegrinder’ Fisher al microfono, ed è anche il disco che più di tutti avvalora il proverbio “mai giudicare un libro dalla copertina”. Infatti il contenuto è grandioso, nulla da eccepire, ma la copertina è peggio di entrare in uno strip club e ritrovarsi Rosario Muniz che fa la lap dance, o di andarsi a fare un prelievo del sangue e non ricevere nemmeno mezzo lecca lecca dalla dottoressa come ricompensa per non aver pianto.

Tralasciamo la bruttezza dei loghi e dei font utilizzati (una costante delle copertine metal anni ’90), qui a far spavento è tutto il resto della “composizione”.

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Ao me so’ arrivate!” – esclamò energico l’ambulante di Tampa Bay all’indirizzo del giovane George Fisher, che passava di là con pallone da basket e infradito durante una pausa dallo studio di registrazione.

Il giovane e piazzato cantante dei Monstrosity si girò stranito e innervosito verso il commerciante:

Ao, che cazzo urli? Guarda che te faccio un growl in faccia che te spettino. Comunque, che te so’ arrivate?”

Le uova di Pasqua!” – rispose il commerciante con un sorriso a cinquantasei denti.

“Le uova di Pasqua?” – fece Fisher grattandosi il capo – “ma stamo a luglio! Te le avevo chieste a marzo e non ce l’avevi, mo t’attacchi!”

“Ao e dai su, se perdo pure te (che te magni la peggio merda) come cliente qua me tocca chiude. Guarda che è cioccolato bono!”

“Ma se una è verde che pare n’ cocomero, una è arancione e l’altra viola?”

“Ah Giò, so bone, fidate! Prendite ‘ste tre uova de Pasqua, te faccio un prezzaccio! E portale subito a casa che sinnò se sciorgono!”

“Ma mo’ sto andà al campetto!”

“Prendite ‘ste uova, Giò, dai, essì bravo”

“E va bene me le prendo, però sei un poveraccio!”

E dopo aver fatto cadere tre miseri dollari sul banchetto dell’ambulante, il giovane Fisher se ne tornò mesto allo studio di registrazione. Se ne stava triste e solo in un angolo, con le uova in mano.

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“E mo’ che ci faccio?  Perché di mangiarle non ci penso proprio!” – pensava.

Fu così che passò di lì il grafico che collaborava di tanto in tanto coi Monstrosity. Un tizio alto ed emaciato con un serio problema di dipendenza da droghe pesanti, ma che aveva la capacità innata di immaginare in un millesimo di secondo la copertina dell’album cui stava lavorando. Che le sue idee fossero genialate o cagate, sono dettagli.

Si avvicinò a Fisher, con gli occhi sgranati: “Ao, damme ste uova, fratellì!”

Fisher lo fissava stupito: “E che ci devi fa?”

“Dammele, che le metto nella sabbietta der gatto!

“La sabbietta der gatto?”

“Sì, poi ce metto n po’ de rosso sullo sfondo, un cielo, du cose che sembrano du pneumatici e t’ho acchittato a copertina del cd, va bene?”

“Ma no, è una merda!”

“Allora magnatele!”

“Ma manco per sogno!”

“Meglio na copertina demmerda o una lavanda gastrica?”

“Ma non posso tenerle qui vicino al mixer?”

“Dai, Giò, lo sai che la donna dee pulizie prende e te le butta, su!”

Uff… e va bene!”

“Daje, Giò, guarda che capolavoro che t’acchitta tu fratello!”.

Fisher consegnò così le uova di Pasqua al grafico… il resto è storia. (Gabriele Traversa)

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