Avere vent’anni: RAGE – Welcome to the Other Side

Con Welcome to the Other Side inizia una fase dei Rage, quella con Victor Smolski, che ha parecchi alti e bassi, dovuti per lo più allo strabordare del chitarrista russo rispetto ai predecessori, i quali erano molto più in sintonia con le scelte compositive di Peavy Wagner e quindi più “composti”, diciamo. Manni Schmidt e la coppia formata da Spiros Efthimiadis e Sven Fischer lasciavano di buon grado il ruolo di leader naturale del gruppo a Peavy, almeno finché la situazione non finì per andar loro stretta e mollarono baracca e burattini, in un caso in maniera burrascosa (Schmidt), nell’altro in maniera decisamente traumatica, con Efthimiadis e Fischer che lasciarono di punto in bianco Peavy completamente nella merda nel bel mezzo di un album da completare – Ghosts – tirandosi appresso pure il batterista Chris, fratello maggiore di Spiros, e lasciando il nostro a dover rifondare il gruppo da zero, oltretutto con obblighi con la casa discografica per completare il disco e coi vari promoter per il relativo tour, già mezzo pianificato. Qui entrarono in gioco Mike Terrana alla batteria e come detto Victor Smolski alla chitarra, i quali effettivamente salvarono Peavy da una situazione non facile, ultimando Ghosts dove necessario e andando in tour per qualche data in Europa. C’è da dire che la situazione fece comodo a tutti, a Peavy perché si tirò fuori dalla merda, agli altri due perché trovarono un impiego stabile in un gruppo piuttosto noto (Smolski dalla Russia si era trasferito in Germania e fino ad allora aveva combinato qualcosa ma senza particolari riscontri; Mike Terrana, noto per aver suonato un po’ con MacAlpine e Malmsteen, idem con patate).

Welcome to the Other Side è il buon debutto di questa nuova formazione, che però ha al suo interno i prodromi di quello che sarebbe stato l’ennesimo sfascio dei Rage tempo dopo: anzitutto è prodotto alla cazzo di cane, proprio per colpa di Smolski, che era convinto di essere un fine produttore e che l’album suonasse meglio il più “naturale” possibile; per di più è troppo lungo e pieno di riempitivi, perché il chitarrista russo ha voluto inserirci tutta la roba scritta da lui convinto che fosse pregevole, e se qualcosa pure si salva (come Paint the Devil on the Wall o One More Time) tutto il resto è da buttare o quasi (tipo I’m Crucified, Straight to Hell, After the End e quant’altro). L’album è comunque buono perché Peavy è un compositore di razza ed i suoi pezzi ne risollevano la qualità (Riders on the Moonlight, The Mirror in your Eyes, Deep in the Night, la stessa Welcome to the Other Side ), però questa tendenza di Smolski a volersi mettere in mostra purtroppo condizionerà parecchio la vita dei Rage negli anni successivi.

Tra l’altro li vidi dal vivo a Rimini proprio durante il relativo tour, in un locale minuscolo (il Velvet) e con circa una trentina di persone, però il concerto fu fantastico, i Rage diedero l’anima e tutti erano gasatissimi, io per primo. La nota stonata (almeno per me ed un altro ragazzo), fu che, mentre dopo il concerto stavo parlando con Smolski di chitarre e cazzate annesse fuori dal locale, si avvicinò questo ragazzo che gentilmente (col timore reverenziale del fan terminale e in un inglese così così) gli chiese se poteva firmargli Perfect Man (credo, ma potrei sbagliarmi, in ogni caso era un album con Schmidt) già autografato da Peavy e Mike Terrana; il russo gli rispose con distacco che non glielo avrebbe firmato perché non ci suonava sopra, freddando ‘sto poraccio che si guardava il cd in mano e non capiva cosa ci fosse di sbagliato. Ora: chiaramente aveva ragione Smolski e quello era un coglione poco sveglio che ci poteva pensare prima, però cazzo avevi la possibilità di fare felice uno che se lo sarebbe ricordato chissà per quanto, e metti un cazzo di scarabocchio per la puttana. Vaffanculo tu e gli Urali. (Cesare Carrozzi)

4 commenti

  • Ahahhahhahahha ultima frase meravigliosa.

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    • Bel disco, anche se effettivamente troppo prolisso. Tra l’altro è l’ultimo dei rage che mi sia davvero piaciuto perchè successivamente prenderanno un tangente troppo sbrodolona con sto russo della cippa e amen. È anche l’ultimo con questo logo biomeccanico che a me garbava parecchio, il nuovo è una merda

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  • C’ero anch’io a quel leggendario concerto (e anch’io dall’Abruzzo). Mai visto un gruppo suonare così bene e con così tanta partecipazione, per così poca gente. Ricordo un devastante, ed infinito, assolo di Terrana che si mise anche a cantare Volare.

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  • Per me la formazione dei Rage che mi ha dato meno soddisfazione di tutte, tant’è che sono i dischi che riascolto meno, e più di qualcuno l’ho saltato a piè pari senza rimpianti.

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