La battaglia legale che potrebbe cancellare i FEAR FACTORY

Mangiamoci sopra un burrito, vah

Se dei Fear Factory non vi frega più nulla dai tempi di Obsolete, avete tutta la mia comprensione. Il disco successivo, Digimortal, fu – anche per le pressioni della Roadrunner – un tentativo andato a puttane di alzare qualche dollaro in più sulla scia della moda nu metal. Le vendite non andarono come previsto e la band si sfasciò in una ridda di recriminazioni e accuse reciproche. Il primo a staccare la spina è il cantante Burton C. Bell, che nel 2002 lascia il gruppo. Dino Cazares accusa il bassista Christian Olde Wolbers e il batterista Raymond Herrera di pensare solo ai soldi e di non essere in grado di scrivere pezzi decenti. I due replicano che il panciuto chitarrista aveva tentato di fregarli sui soldi e di non lasciare spazio alle loro idee. Lo scioglimento dura giusto qualche mese. Poi la sezione ritmica si riconcilia con Bell e i Fear Factory si riformano senza Cazares. Wolbers passa alle sei corde e al basso arriva Byron Stroud degli Strapping Young Lad. Il lavoro che ne viene fuori, Archetype, è la fotografia di una band che, priva del leader e compositore principale, si muove a tentoni, in bilico tra la vecchia identità e la ricerca di una nuova strada. L’etichetta sfigata presso la quale si sono accasati nel frattempo spinge per avere un nuovo LP fuori il prima possibile. Transgression esce nel 2005, ad appena un anno di distanza dal predecessore, e si sente che è stato buttato giù in fretta e furia. La direzione più commerciale impressa ai brani non riscuote i consensi sperati e le cose vanno di nuovo in vacca.

Nel 2008 Bell, colui che aveva più spinto per un ammorbidimento del suono, se ne esce con un delirante messaggio video nel quale afferma di non voler più suonare musica violenta perché il mondo è già troppo violento di suo. Evviva. Wolbers e Herrera tirano su un nuovo progetto, gli Arkaea, autori di un solo disco dove sarebbero finite le canzoni che avevano scritto per un nuovo disco dei Fear Factory. L’anno dopo Bell annuncia di essersi riconciliato con Cazares e che i due amici ritrovati sono al lavoro su un nuovo eccitante progetto con Gene Hoglan alla batteria e lo stesso Stroud al basso. Questo nuovo progetto si chiama Fear Factory. Wolbers e Herrera, che non ne sapevano niente, invece di dare vita ai Fear Factory of Fire, lamentano lo scippo del nome e annunciano cause legali. Di fatto, i diritti sul marchio erano condivisi in egual misura tra i quattro membri originali. Bell e Cazares, nondimeno, se ne fregano. Mechanize è un piccolo successo e, a dirla tutta, caca in testa ad Archetype e Transgression, rendendo chiaro chi era lì in mezzo quello che sapeva scrivere i pezzi. Siamo nel 2010.

L’anno dopo Bell e Cazares raggiungono un accordo economico con i due ex, che concedono ai Luca Turilli’s Fear Factory, chiamiamoli così, il diritto di usare il moniker in cambio di regolari e cospicui versamenti. I Luca Turilli’s Fear Factory pubblicheranno altri due album, entrambi discreti, The Industrialist nel 2012 e Genexus nel 2015. Wolbers, che nel frattempo si era riciclato come produttore, continua a chiedere una reunion della formazione originale. Bell e Cazares se ne fregano e fanno male, perché una reunion sarebbe stata l’unico modo per evitare il casino legale, sorto nel frattempo, che oggi rischia di mettere la parola fine alla storia del gruppo.

Arriviamo al 2017. Cazares inizia a parlare di un nuovo album. Wolbers continua a insistere su una reunion, annuncia prima un fantomatico nuovo sito ufficiale dei Fear Factory e poi afferma su Instagram che la band non esiste più. A che titolo? Cazares, interpellato in materia, evita di rispondere. Nel 2018 inizia pure a girare la copertina di Monolith, quello che avrebbe dovuto essere il suddetto nuovo album, che però non vede la luce e forse non la vedrà mai.

Della faccenda non si parla più finché – ah, la disintermediazione – un fan non chiede a Cazares su Twitter quando uscirà il nuovo album. Il segaligno messicano risponde che non ci sarà nessun nuovo album per via di una causa legale “di quelle costose”. Cos’è successo? Non era stato trovato un accordo? Già, peccato che i bonifici avessero smesso di partire quasi subito in quanto Bell e la moglie già nel 2011 avevano dichiarato bancarotta ottenendo la protezione dai creditori, senza però menzionare Wolbers e Herrera tra essi. Ciò ha consentito ai due ex di rivalersi presso un tribunale, che ha ordinato al frontman di pagare loro 900 mila dollari di danni e diritti arretrati, una cifra che sarebbe stata enorme anche ai tempi in cui gruppi così vendevano decine di migliaia di copie fisiche. Bell ha fatto ricorso presso un’altra corte, la quale ha stabilito che, sì, la protezione dai creditori vale ma solo in parte e quindi il cantante deve comunque alla sua ex sezione ritmica un fracco di quattrini (se proprio avete tanto tempo libero, trovate l’ultima sentenza qui). I tentativi di Wolbers e Herrera di convincere Bell e Cazares a rimettere su la formazione storica appaiono quindi come un tentativo fallito di risolvere la cosa senza avvocati.

Cosa succederà ora non si sa: la battaglia legale non è certo finita qui. Non è impossibile che Monolith esca comunque ma sotto una denominazione diversa. Noi, da parte nostra, auspichiamo la reunion non tanto per nostalgia ma perché, come insegna The Great Southern Trendkill, i dischi composti da musicisti che si odiano tra loro a volte regalano inaspettate sorprese. (Ciccio Russo)

 

2 commenti

  • Non li ho mai seguiti tanto e, curiosamente, le poche cose che mi erano capitate tra le mani a nome Fear Factory dopo Obsolete sono stati proprio Mechanize e The Industrialist, entrambi discreti, come giustamente specifica Ciccio.
    Quindi boh, nel mio mondo erano rimasti (in ottima compagnia) un gruppo carino di cui mi mancano un po’ di dischi da ascoltare. Oggi scopro che si sono sciolti, si stanno per sciogliere e i dischi che non ho ascoltato non vale la pena recuperarli. Bene così.

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  • A me spiace che una delle band che ha dato alla luce un capolavoro com Demenufacture sia arrivata a questa situazione. Però, a dirla tutta, sarebbe bello rivedere la formazione originale dei Fear Factory picchiare ancora.

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