Trident Wolf Eclipse: perché i WATAIN piacciono a così tanta gente?

I Watain sono diventati, insieme agli ormai pressoché mainstream Behemoth, uno dei principali gruppi d’entrata per chi ha iniziato ad ascoltare black metal negli ultimi dieci o quindici anni senza passare per le derive sofisticate come il depressive o il cascadico. Chiedersi perché è inevitabile. I Behemoth te li spieghi di più: stanno in giro da una vita, Nergal è il personaggio che è, hanno uno stile che piglia un po’ dappertutto, rendendoli appetibili a un pubblico vasto, e così via. Il caso dei Watain è più complicato.

Nel grezzo esordio Rabid Death’s Curse, anno 2000, erano un’altra band, più influenzata dai norvegesi che dai connazionali, per quanto già sfoggiassero un buon senso del riff. Il successivo Casus Luciferi, ok, è molto bello. Un revivalismo perseguito con lo spirito dell’appassionato terminale (il bassista Erik Danielsson, da ragazzetto, teneva una fanzine) e filologicamente inattaccabile. I dischi dopo non sono male e capisco come possano piacere ma a me dopo un po’ rompono le palle. Sworn To The Dark è spento, si sente poco Satana, è troppo basato sui mid-tempo, un tentativo abortito di svolta bathoryana. Il più centrato Lawless Darkness nel 2011 vinse il Grammy svedese e fu acclamatissimo ma se lo avessero inciso, che so, i Naglfar, li avremmo probabilmente mandati affanculo. I Watain diventano più aperti alla melodia, sviluppano il gusto per l’assolone coatto ma iniziano a perdere il senso del riff di cui sopra. Quindi, con The Wild Hunt, decidono giustamente di sperimentare. Chitarre acustiche, voce pulita e così via. Apriti cielo. Parte del pubblico insorge: dove sono finiti i cattivissimi Watain? Io, che sono anziano, ero abituato agli Ulver che passavano in un anno da Kveldssanger a Nattens Madrigal e alzo le spalle di fronte a questa anacronistiche rimostranze. Poi inizio a capire.

La polemica sulla trueness dei Watain sorta da The Wild Hunt a me può sembrare una puttanata ma il dato è questo: c’è gente, soprattutto ragazzini, che ritiene i Watain emissari del Male in Terra. Le vicende dell’Inner Circle e tutta la mitologia del black metal primigenio a un sedicenne di oggi appaiono remoti e suggestivi come a chi ha la mia età, e quei tempi li ha vissuti, poteva apparire l’epopea dei Led Zeppelin e dei Black Sabbath. Quello che accomuna i metallari di ogni generazione è il rimpianto di non essere stati testimoni delle epoche per le quali si è born too late. Quando parlo con i ventenni, mi dicono che avrebbero voluto vivere gli anni ’90 proprio come io alla loro età avrei voluto vivere gli anni ’70. Loro quella roba se la sono persa, quindi ci sta che vadano dietro ai Watain, che provano a fargliela rivivere, almeno in piccolo. Perché sono tra i pochissimi che continuano a mantenere in vita il lato circense del metal estremo. Invocazioni sataniche, rituali, fuochi d’artificio, candele, carcasse animali, sangue spruzzato sulle prime file. L’heavy metal ha bisogno di ‘sta roba, ha bisogno di continuare a sembrare pericoloso anche a kali-yuga inoltrato. E qua entra in gioco come siano, credo, gli unici rimasti insieme agli Acheron che si professano seriamente satanisti. Anzi, gli Acheron sono dei fighetti laveyani, laddove i Watain sarebbero “satanisti teisti”, cioè credono che il Diavolo sia un’entità concreta da venerare. Come credeva il fu Jon Nodtveit, con il quale vantano rapporti di amicizia (il succitato Danielsson suonò in una delle ultime formazioni dei Dissection), tanto da proporsi come latori della torcia da lui lasciata. Ai Dissection, però, somigliano meno di quanto dichiarino, a parte qualche citazione qua e là e qualche arpeggio.

Dopo un silenzio di cinque anni, Trident Wolf Eclipse rinnega le evoluzioni di The Wild Hunt e ritorna a dove era rimasto Lawless Darkness. Nuclear Alchemy è una bella mazzata, che sfiora i limiti del blackthrash ma non li valica. Purtroppo il problema vero dei Watain da Sworn To The Dark in poi è che non pestano abbastanza. Hanno una bella sezione ritmica: un basso con un’evidenza inusuale per il genere e un lavoro di batteria eccellente. Tuttavia non tirano mai quando dovrebbero tirare. Più suggestivi i brani cadenzati come Teufelsreich, dove oltre ai Dissection si sentono i Mayhem. Non penso che mi verrà mai voglia di riascoltare questo album in futuro, però è giusto che esistano i Watain. A modo loro, fanno bene alla scena. (Ciccio Russo)

12 commenti

  • pure io mi son sempre chiesto dove sbagliassi ogni volta che sbadigliavo in loro sonora presenza. Non ho approfondito il discorso come te, ma ho spento loro e fatto la conta se rimettere su i dissection, gli unanimated o i sacramentum. A volte mi faccio andar bene pure i the moaning.

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  • come cazzo si fa a prendere sul serio il black metal ? intendiamoci a me piace ho tantissima roba, ma e’ puro show come il wrestling.

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  • Ottimo articolo: intelligente ed equilibrato.

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  • oh ciccio non mi riferivo al tuo articolo, parlavo di pischelli che incrocio in giro che sparano cazzate anticristiane(delle quali non me ne frega un cazzo) e saluti romani ai concerti(idem).

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  • concordo, mai capiti, poi visto DOVE è arrivato il black metal continuare con ste menate sul diavolo è davvero ridicolo…

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    • l’ho sentito: mah, non passerà alla storia ma non è male, in ultima analisi. cmq volevo consigliare a tutti gli amanti del black metal l’ultimo dei Panphage, Jord. ascoltatelo e mi ringrazierete

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  • A me piace un casino Lawless Darkness, con tutto quel carico di metal classico e le citazioni Dissection/Bathory. Lo trovo un disco sentito ed elegante, mi capita abbastanza spesso di rimetterlo su. Il resto della loro discografia invece mi lascia dall’indifferente all’infastidito (Wild Hunt). Sul trvismo et similia me ne frega un cazzo di nulla, sarebbe grave il contrario alla mia veneranda età.
    D’accordo con Ciccio sull’interpretazione del loro peso specifico nella scena attuale.

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