Metallo tetesco: GRAVE DIGGER@Traffic, Roma, 28.01.2016

Testi di Ciccio Russo e Charles

gravedigger

La chiave della serata stava tutta nella scaletta. I tedesconi, ai quali sono legato da profondissimo e ventennale affetto, stanno promuovendo una raccolta di brani dai primi tre dischi risuonati, la classica operazione che dovrei disprezzare per principio ma, siccome lo fanno i Grave Digger, allora va bene. Il punto è che tutti quelli della mia generazione hanno scoperto lo Scavafosse con Heart of Darkness e se ne sono innamorati definitivamente con Tunes of War. Quindi, scorrendo setlist.fm prima del concerto (lo so che lo fate anche voi), avevo provato una profonda invidia nei confronti dei fratelli del metallo russi, omaggiati di un repertorio non basato all’80% sugli anni ’80 ma assai più variegato. Subito dopo Headbanging Man, però, attaccano con The Round Table… A quanto pare Boltendahl, che si conferma frontman maiuscolo, vuole particolarmente bene a noi makaroni, oltre che ai russi. Non smetto di sgolarmi per neanche un secondo. Il locale non è stracolmo ma siamo tutti fomentatissimi. Il pogo nelle prime file è pure piuttosto violento. In un attimo mi ritrovo catapultato in un mondo arcadico dove tutti bevono sei litri di birra al giorno, cantano canzoni del metallo tetesco da mane a sera e mangiano un cosciotto di maiale intero a colazione sennò la mamma li manda a letto senza cena (costituita sempre da un cosciotto di maiale). Le nuove Season of the Witch e Tattooed Rider, dall’ultimo – e sorprendentemente carino – Return of the Reaper, fanno la loro schnitzelporka figura. Riesumano pure Stand up and Rock da Stronger Than Ever. Ma è su The Dark of the Sun e l’incommensurabile Knights of the Cross che torno definitivamente minorenne e perdo ogni dignità residua. Rebellion sarebbe davvero perfetta se, mentre intoniamo il coro, avessimo tutti a portata di mano uno spadone da brandire al cielo per poi falciarci le teste dei nemici del vero metal una volta usciti dal Traffic. Perché anche Tor Tre Teste alle due del mattino pullula di nemici del vero metal, che ne sapete. Tipo il bar a fianco, con i suoi tramezzini tossici, che a noi non interessano perché prima siamo andati dal Quagliaro. Si va a casa con Heavy Metal Breakdown, inno sempiterno di chi ha fatto dei riff da trattoria e della doppia cassa dritta il suo credo. È stato tutto bellissimo. (Ciccio Russo)

THE CLANS ARE MARCHING ‘GAINST THE LAW/ BAGPIPERS PLAY THE TUNES OF WAR/ DEATH OR GLORY I WILL FIND/ REBELLION ON MY MIND!!!

Diciamocelo apertamente: io sono qui esclusivamente per questo motivo. E quando arriva il momento tanto agognato (attenzione: era la prima volta che li vedevo dal vivo) mi sono sgolato parecchio, che mi hanno sentito pure le anime dei guerrieri ciccioni crucchi nel Valhalla e se avessi avuto tra le mani un cosciotto di maiale arrosto e delle patate bollite le avrei condivise con gli astanti, mangiando e ripetendo il ritornello all’infinito con la bocca piena, che non si fa, ma a noi non interessa perché siamo scostumati e sappiamo che quando partono i tunes of war le madonnine piangono di paura e un profumo di crauti si spande nell’aria, le chitarre fischiano, le bombe a grappolo esplodono e quando il rituale si compie possiamo dirci tutti più felici. Per rendere onore al Riff da trattoria, ci siamo, per l’appunto, attardati in una vicina trattoria perché l’ultima pietanza che avevamo ordinato per giustificare l’ultimo mezzo litro di vino ci ha messo più tempo del previsto ad uscire e l’oste ci stava così simpatico che non abbiamo avuto l’animo di mettergli fretta e poi siamo sempre più buoni e ben disposti verso il prossimo grazie al metallo tetesco, perché beer is in the air.

Arriviamo in tempo per i Digger che la gente già li chiama DIGGER DIGGER DIGGER e siamo gonfi di vino ma come fai a vedere i Grave Digger e non bere birra? Quindi beviamo la birra anche se sappiamo che non si devono mischiare le cose ma non ce ne frega perché questi partono con una scaletta che è una vera ficata (la trovate più sotto) con 11 album coperti, quindi molto rappresentativa di una carriera lunghissima. È stato tutto perfetto e tutto è avvenuto come me lo ero immaginato. Il menu tetesco non ti tradisce mai: Chris, la secca e compari hanno saputo rendere felici sia i vecchi attrezzi che erano lì per sentire roba risalente all’età della pietra (addirittura hanno fatto 3 pezzi da Heavy Metal Breakdown e oltre il 40% dell’intera scaletta era roba dai primi tre album e Stronger Than Ever), sia i ciccioni amanti del barbecue e insaccatori di bratwurst che, come noi, hanno iniziato a idolatrarli dalla svolta di Heart of Darkness in poi ma che rispettano tantissimo e amano anche tutto quello che è venuto prima, a cominciare proprio da Heavy Metal Breakdown che è tipo una delle dieci canzoni manifesto che ogni metallaro che si rispetti dovrebbe conoscere a memoria. Per quanto mi riguarda, in attitudine i Grave Digger sono di quanto più vicino ai Manowar, quindi hail a prescindere. (Charles)

IMG-20160129-WA0000

11 commenti

Lascia un commento