QUEENSRŸCHE – Queensrÿche (Century Media)
In effetti dal nuovo Queensrÿche mi aspettavo peggio. Cioè, niente da far gridare al miracolo o un tale capolavoro da portarti a scrivere lettere entusiaste ad amici e parenti, però insomma, da ‘sto gruppo di bolliti fuori tempo massimo era lecito aspettarsi ben peggio. O no? Ma andiamo con ordine. Anzitutto: di quali Queensrÿche stiamo parlando? Perché nel caso non lo sapeste o vi foste persi la notizia di qualche tempo addietro, attualmente il nome Queensrÿche se lo dividono ben due gruppi, cioè i riformati Queensrÿche del transfugo Geoff Tate (che nel frattempo deve aver pure sostenuto il casting per il ruolo del mandarino in Iron Man 3, purtroppo senza successo. Cioè, guardatelo: ditemi voi se non sarebbe stato perfetto. E secondo me era quasi fatta, salvo che poi se l’è giocata male pretendendo qualche cazzata da primadonna caduta in disgrazia, tipo che se la parte fosse stata sua nella riscrittura della sceneggiatura gli autori avrebbero dovuto includere almeno due o tre scene dove il nostro cantava qualche sua gagliardissima composizione a tema, magari in una duettando con Robert Downey Jr in armatura e Stan Lee al pianoforte), accompagnato da vari sodali più o meno noti, ed i vecchi Queensryche composti dai rimanenti membri del gruppo con alla voce tale Todd La Torre, conosciuto più che altro per una breve permanenza nei Crimson Glory, che col sonno che riportano adesso che sono rimasti pure senza cantante probabilmente pubblicheranno il nuovo album postumo in airplay direttamente dal purgatorio dei musicisti capaci ma stronzi.
Insomma i vecchi Queensrÿche con La Torre dietro al microfono alla prova cd non si sono mica comportati male, dicevo. In particolare i primi tre pezzi sono veramente riusciti e, se tutto il resto del disco fosse stato a quei livelli, ci sarebbe davvero scappato il capolavoro, o comunque il loro lavoro meglio riuscito dai tempi di Empire. Purtroppo non è così, in parte per il vistoso calo qualitativo nella parte centrale del disco, in parte per il lavoro di La Torre, che per carità, è bravissimo e quant’altro, ma senza alcuna personalità ed assolutamente derivativo rispetto al Tate d’epoca, che per quanto mi riguarda è più un difetto che un pregio, anche se sicuramente a qualche fan di vecchia data non dispiacerà ascoltare i pezzi nuovi come se a cantarli fosse il cantante vecchio improvvisamente rinsavito.
Comunque la pensiate in merito, va in ogni caso riconosciuta ai vecchi Queensrÿche la volontà, ma soprattutto la capacità, di andare avanti proponendo del materiale complessivamente buono che si rifà al loro passato più glorioso, cosa di certo non facile e ancor di più senza un compositore sopraffino come Chris De Garmo su cui contare e tanti e tanti anni in più sul groppone.
Cioè, se siete indecisi e dovete scegliere su quali Queensrÿche puntare, sui vecchi o sui nuovi, io vi consiglio caldamente la vecchia guardia con La Torre, che se pure non brilla per originalità è bravo e non è comunque quell’egotico impiastro in cui Tate si è trasformato negli anni di declino del gruppo. Poi fate voi. (Cesare Carrozzi)
La battuta su “Geoff Tate’s Queensryche” contro “Queensryche of Fire” è automatica.
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non mi dire queste cose mentre bevo, ora il mio pc è tutto coperto di succo d’arancia
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A me pare riuscito. LaTorre deve lavorà ancora su personalità [e prestazioni live] ma francamente tranne un piccolo calo al centro del disco le tracce spingono assai bene e si lasciano ricordare con piacere…
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Ma non era meglio Drizzt che Cesare Scarrocci? Ciao pelato.
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