DEVOURMENT – Conceived in Sewage (Relapse)
La prima cosa che mi viene in mente quando penso ai Devourment è l’arresto di Ruben Rosas, che cantò sul debutto Molesting The Decapitated per poi passare alle sei corde sul successivo Butcher The Weak, cedendo da quel momento il microfono al bassista Mike Majevski. Nel 2002 l’antiautoritaria ugola d’oro, pur di esibirsi al Colorado Death Fest, violò la libertà vigilata e si fece due anni di gattabuia, vicenda che causò il temporaneo scioglimento del gruppo e che venne raccontata dalla stesso Rosas in una spassosissima intervista che siete tutti invitati a leggere. Quanto al resto, i texani non sono mai stati esattamente la mia passione. Il cosiddetto slam, quell’estremizzazione parossistica degli stilemi brutal death di cui l’act americano è considerato il capostipite, mi è sempre sembrato un po’ come quei film ultrasplatter alla August Underground, dove non c’è storia, non c’è regia ma solo secchiate di sangue e interiora. Una volta possono pure essere curiosi e divertenti, la seconda hanno già rotto le palle. I Devourment ogni tanto me li posso pure ascoltare, altre venti band tutte uguali che li copiano no. A ciascuno il suo, ma per me il death metal è un’altra cosa. Ciò detto, Conceived in Sewage, quarto full dei macellai di Dallas, non è affatto male. Stavolta i ragazzi si sono preoccupati un po’ più del groove e delle dinamiche piuttosto che della velocità e dell’estremismo a ogni costo. Non che all’improvviso siano diventati i Monstrosity, ma i brani hanno una struttura più coerente e la violenza è meno gratuita che in passato. Proprio per questo Conceived in Sewage, anche se non cambierà la vita a nessuno e – in generale – lascia abbastanza il tempo che trova, riesce a piazzare un paio di colpi davvero ben assestati, tanto da risultare potenzialmente interessante anche per chi, come il sottoscritto, non si sveglia la mattina con il primo dei Disgorge a tutto volume. E poi, dai, sono texani, devono essere ignoranti e buzzurri. Infilassero un arpeggio da qualche parte o dessero alle canzoni titoli più raffinati di Fucked With Rats, i tizi dei Prophecy andrebbero a scrivere FAGS con lo spray sulla porta della loro sala prove e allo strip bar sotto casa tutti toglierebbero loro il saluto. Una spensierata sagra della frattaglia che non dovrebbe deludere i vecchi fan e potrebbe strappare qualche consenso anche tra chi non se li è mai filati.
il poco che ho sentito mi ha rallegrato parecchio
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non ho sentito molto,questo disco non deve essere male,anche se mi sono sembrati gli ultimi cannibal con le chitarre più grattuggiose..pienamente ragione sullo slam,divertente per il primo quarto d’ora, ma subito dopo diventa un ottimo lievito per testicoli
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Secondo me hanno cannato stavolta, perché questo è un disco che ai fan dello slam non piacerà (a ‘sto punto molto meglio il nuovo dei Guttural Secrete, uno spasso a partire dal monicker) e chi apprezza un altro tipo di death metal lo troverà scialbo e noiosetto.
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Questo disco l’ho ascoltato persino io e ne conservo un caro ricordo (…). Quando sento però che c’è gente capace di cogliere differenze del genere mi stupisco sempre.
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