Avere vent’anni: SOLEFALD – In Harmonia Universali

Pochi giorni fa parlavo amabilmente con il buon Belardi di Ruben Östlund, regista svedese vincitore per due volte della Palma d’Oro e candidato all’Oscar per il suo ultimo Triangle of Sadness (mentre scrivo ancora non si è tenuta la cerimonia, ma sono pronto a scommettere che il film resterà solo candidato). Amo molto il suo cinema, la sua satira feroce costruita su basi “intellettuali” ma sviluppata poi in modo estremamente basilare. Un autore che per fortuna non ha problemi a varcare la soglia del cattivo gusto, a scendere nel triviale e nel volgare – l’inondazione di merda e vomito del suo ultimo film farebbe impallidire persino il Fabio Pinci di Puttanicsenza perdere di vista al tempo stesso l’origine e la finalità “alta” del progetto.

Insomma, uno dei classici esempi di “ci fa o ci è?”.

E, se non sei un buffone e hai solite basi dietro quello che fai, molto spesso, come nel caso di Östlund, i risultati sono stimolanti.

Tutto ciò mi ha fatto pensare ai Solefald, o almeno a gran parte della loro discografia e dei progetti paralleli di Cornelius. Il duo norvegese, fin dal debutto – seppur musicalmente più canonico – di The Linear Scaffold, ha sempre giocato con i generi, flirtato con il cattivo gusto, mischiato alto e basso con il medesimo approccio, divertendosi a dissacrare e violare alcuni stilemi dei generi di riferimento e prendendo per il culo alcuni seriosissimi fan. Un gruppo che ci ha svelato la verità come è stata raccontata da Calvin Klein, che non ha mai perso coerenza e che non perde di vista il proprio obiettivo, anche negli episodi più controversi (la bruttissima, ma perfetta Bububu Bad Beuys) ma fondamentali della propria discografia.

Sarebbe quasi superfluo, in questo senso, parlare dei singoli album, perché se si eccettua il riuscitissimo dittico viking, al di là delle singole preferenze personali (e della dirompente importanza di un album come Neonism), il tutto potrebbe risolversi in modo molto lineare: se si apprezza l’approccio di Cornelius e Lazare, si apprezzeranno tutti i loro album; in caso contrario si respingerà con forza ciò che rappresentano.

R-3559388-1335267531.jpeg

Chi scrive ha sempre subìto il loro fascino e, in generale, il fascino di questo genere di artisti. In Harmonia Universali non fa eccezione. Volendolo incasellare, è senz’altro il loro disco più progressive, genere da sempre presente nella discografia dei Solefald ma che in questo caso diventa preponderante sia a livello compositivo che di suoni. Ovviamente il progressive è sempre da contestualizzare nell’anarchica proposta dei Solefald, che ben può essere rappresentata dall’iniziale Nutrisco et Extinguo, tra i migliori brani in assoluto dei Norvegesi.

L’alternanza di temi alti e grevi, affrontati però con il medesimo approccio intellettuale, è presente in tutto l’album, dalla ritmata Mont Blanc Providence Crow al coro quasi “ecclesiastico” di Buy My Sperm, dal progressive quasi canterburiano di Dionisify This Night of Spring, sporcato da riff di stampo thrash, alla straordinaria Fraternité de la Grande Lumiere. Tanto estremamente complesso nella costruzione quanto immediato nello sviluppo e nella percezione dell’ascoltatore: In Harmonia Universali, come da titolo, riesce a porre in perfetta armonia generi e stili diversi, a far convivere alto e basso, con un approccio che passa dal serio all’ironico con assoluta continuità.

nutrisco

Rimane uno dei loro lavori migliori e più significativi, impreziosito da una prestazione di Lazare davvero straordinaria e da una produzione finalmente all’altezza di una proposta così ricca. Non vi farà cambiare idea sui Solefald, anzi rafforzerà i vostri convincimenti, ma, personalmente, è questo il disco che mi ha fatto innamorare perdutamente della loro musica e al quale sono estremamente legato, anche perché mi porta alla mente i fine settimana di vent’anni fa passati per negozi di dischi con l’ormai quasi ottuagenario Roberto Angolo (il più grande fan dei Solefald al mondo) ed Er Doom, le prime recensioni scritte per webzine che non esistono più e la più bella intervista del mondo che non sarà mai pubblicata.

E non sarà di certo questo il disco che risponderà all’iniziale quesito “ci fanno o ci sono?”, ma va bene così, anzi, è molto meglio così. (L’Azzeccagarbugli)

I am the Destiny’s Bird, the Providence Crow
from my Mont Blanc High to Humanity Low
I observe your crimes and all that goes wrong
In Harmonia Universali, this is your song

3 commenti

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...