Nuove strade per il black metal?

È ancora possibile, a oltre trent’anni dalla sua nascita, che il black metal possa evolversi in qualcosa di diverso da quello che abbiamo apprezzato fino ad ora? Ritengo che sì, sia possibile, e per capire perché vi basterà dedicare un paio di minuti del vostro prezioso tempo nella lettura di questo articoletto.
È da un po’ di tempo – non molto, un paio d’anni – che si sta assistendo a un ritorno prepotente del raw black metal, e ne ho portato alla luce svariati esempi l’anno scorso. Ultimamente sembra che il raw black metal stia iniziando a percorrere strade nuove, portando il livello di estremismo sonoro verso picchi finora inviolati. Sembra che ci siano delle nuove leve che stanno avviando progetti che ibridano il black metal – già scarno e violento come raw black comanda – con situazioni che sconfinano nei contesti di puro rumorismo: brani destrutturati che si discostano dal formato-canzone canonico e paiono seguire percorsi disarmonici, a un primo ascolto quasi illogici, de-armonizzati, stravolti. Registrazioni e produzioni completamente low-fi, arrangiamenti inesistenti e una predilezione per suoni che si fatica a distinguere tanto sono nebulosi e caostici (è un neologismo, una crasi tra caos e ostico, m’è venuto in mente adesso) completano il quadro. Comprenderete pertanto che l’ascolto di questi dischi è assai difficoltoso e non propriamente “leggero”; ci vuole una certa apertura mentale, senza la quale l’unico commento possibile sarà “questo è solo rumore”. No, non è vero, non è solo rumore, è un segnale di vitalità di un genere che probabilmente il suo confine più estremo ancora non l’ha raggiunto.
Ci si stanno mettendo d’impegno a supportare questo tipo di evoluzione alcune etichette molto underground e molto ben organizzate, che lavorano comunque su numeri ridottissimi perché le prospettive di vendita di dischi così devastati sono abbastanza limitate; nondimeno il loro apporto è prezioso, perché ci pongono al cospetto di proposte musicali completamente nuove, in grado di soddisfare la necessità di certi palati di sapori sempre più estremi e sconvolti. Cito volentieri quindi Xenoglossy Productions, italianissima, e Death Prayer Productions, inglese, i prodotti delle quali hanno sempre qualche spunto d’interesse, ma il fenomeno ha una diffusione già globale.
Per esempio vanno citati i nostri compatrioti abruzzesi MURAL CROWN che nel loro disco d’esordio Coastal Towers, una specie di concept sulle torri di guardia erette sulle coste dell’Abruzzo in epoche remote, propongono 7 brani (più intro) per circa mezz’ora di musica che definire cruda è lontano dal vero, per difetto. I riff portano il raw black metal oltre i limiti dell’estremo, le melodie sono quasi o del tutto assenti, batteria e voce (in growling per lo più) sono udibili a stento, i pezzi sono portati in spalla da una chitarra slabbrata, antimelodica, arcana fino ai confini dell’indecifrabile, e un basso distortissimo al quale viene affidato il compito di edificare il muro sonoro attraverso cui non è semplice insinuarsi. Il disco è molto omogeneo, essendo breve non fa venire un mal di testa troppo violento e, se si vuole fare un tentativo di approccio a questo nuovo mondo, è un significativo punto di partenza.
Gli inglesi CRYMYCH nel loro debutto Endless Fucking Winter lasciano divagare tastiere arcane, ritualistiche, occulte – e in un certo senso anche melodiche – su partiture black noise provenienti da mondi talmente abissali che neanche Lovecraft aveva osato immaginare. Nel loro caso la batteria è più comprensibile ma ci troviamo comunque in campi dove armonia e decifrabilità del brano hanno giurisdizione infinitesima. I brani qui sono quattro per una durata complessiva sempre vicina alla mezz’ora. Mi ripeto: è un modo di concepire il black metal nuovo, minimalista fino al midollo, e fare paragoni con quanto siamo abituati ad ascoltare solitamente non ha senso e non è nemmeno appropriato.
Poi c’è il disco più estremo di tutti, Aletsch, del progetto solista olandese WANDELAARS, uscito l’anno scorso. Questo, credetemi, è veramente arduo, difficoltoso. In pratica il tipo improvvisa un noise black metal acidissimo nel quale basso e batteria non esistono, ma non esistono nemmeno riff costruiti in modo da formare un brano musicale di senso compiuto, né voci che possano indicare un seppur vago tentativo di linea melodica. Il nostro suona la chitarra a braccio in modo apparentemente (probabilmente?) illogico, senza uno schema, senza limiti di tempo e spazio, unicamente cercando di tirare fuori dal distorsore i suoni più putridi e demoniaci mai sentiti. Con un certo successo, perché arrivare in fondo al disco non è per nulla facile. Già non è facile completare l’ascolto di Luft, il pezzo che apre il disco e che dura 37 minuti, e, se si riesce ad arrivare alla fine, la sensazione di profondo disturbante malessere che rimane addosso è palpabile. Gli altri due pezzi che compongono l’album sono lunghi circa un terzo ma non sono per nulla più leggeri, questo ve lo posso garantire io stesso che sono avvezzo a sonorità diciamo estreme; ho avuto e ho tuttora qualche difficoltà ad ascoltare Aletsch per intero e, quando lo faccio, mi approccio al disco come una sfida personale, per vedere se riesco ad arrivare a comprendere veramente quanto l’autore di questa musica così storpiata vuole significare. Ci vuole un’apertura mentale radicata nell’anima, vi avverto. Questa è musica (o non-musica, poco importa) black metal che fa tanto male.
Per adesso questo è tutto, vedremo in futuro se questi progetti avranno un seguito e faranno proseliti o se l’eccessiva ostilità sonora li confinerà in deserti nei quali non si addentra nessuno. (Griffar)
Mha… i Crymych mi sembrano quasi interessanti ma gli altri due gruppi mi paiono oltremodo noiosi. Magari mi sbaglio ma ho l’impressione che certi gruppi (già da tempo) giochino la carta dell’ultra-estremismo a mò di escamotage per tentare di compensare un endemica assenza di idee originali ed interessanti. Comunque darò almeno una possibilità a tutti e tre i gruppi in questione. Magari cambio idea. O forse no.
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penso di avere trovato la chiave di lettura del progetto Wandelaars. In sostanza tutto sta nell’immaginarsi schiacciati dal peso di un ghiacciaio, oppure vittime di un incidente invernale in alta montagna (a me sono saltate in mente le immagini de L’Eco del Silenzio, un ottimo documentario sulla tragica scalata dell’Eiger di una spedizione austriaca): solo così si spiegano le sensazioni di freddo, rumore assordante, oppressione e disperazione che il disco distribuisce in quantità illimitate…
Aletsch è chiaramente uno dei ghiacciai più spettacolari d’Europa, vederlo è una esperienza indimenticabile e consigliatissima. Finalmente un disco originale davvero, diverso da quintali di spazzatura satanista o paganovichinga che impesta il nstro genere preferito
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Ben oltre gli impaled northern moonforest…
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Personalmente per me il Black Metal è morto dopo che è entrato un certo tipo di politica/ideologia. Il Black Metal era nato per essere libero e anticonformista e ha copiato molto dallo spirito di ribellione del Punk. Questo essere estremi ad ogni costo sfocia nel ridicolo basa vedere questi Nazi Satanic Skin,ridicoli e patetici mischiare simboli che non hanno nulla in comune solo per apparire True Evil.
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Il puro rumorismo lo trovo nel black death dei Vomit Vulva.
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