Potevamo non parlare del nuovo Ep dei THOU ART LORD?

Archiviata la storia dei Necromantia con l’ultimo (e un po’ deludente) capitolo dedicato allo scomparso compagno di viaggio Baron Blood e in attesa del suo nuovo progetto, denominato semplicemente The Magus, il mammasantissima della scena greca, George Zacharopoulos (al secolo Magus Wampyr Daoloth), dopo la collaborazione con Jim Mutilator negli Yoth Iria, ha ritrovato un altro commilitone dei tempi di Thy Mighty Contract, l’attuale leader dei Rotting Christ, Sakis Tolis. Ecco quindi un nuovo Ep dei Thou Art Lord, uno di quei casi in cui il progetto a latere rischia di diventare meglio delle band principali dei due vecchi amici.

Quando i Rotting Christ sperimentavano, i Thou Art Lord erano un cazzeggio fracassone che lasciava il tempo che trovava. Poi, nel 2013, uscì quel gioiellino di The Regal Pulse of Lucifer, una lezione di black greco alla vecchia come solo i maestri sanno impartire. Negli anni successivi i Rotting Christ si sarebbero avvitati su un canone, monotono e già esplorato in passato, di cui sembra essersi rotto per primo lo stesso Sakis, come sembrerebbero dimostrare la felicità e la libertà creative del recente album solista.

thou-art-lord

Nell’auspicio che con il prossimo disco tiri fuori la sua creatura principale dal vicolo cieco in cui l’ha infilata, il chitarrista, recuperato il vecchio nom de plume di Necromayhem, sembra essersi divertito parecchio anche nei tre pezzi che compongono questo Daemoniorum.  E Zacharopoulos, al basso e alla voce, è lieto di lasciargli campo libero nei guizzi solisti di The Black Halo, che fanno da contrappunto ai soliti solenni cori ritualistici. Il pezzo migliore è però l’iniziale Hades, black ellenico talmente classico da risultare commovente, almeno per i fanatici del genere come noialtri stronzi. Quei riff. Quelle atmosfere. E, ovviamente, quella batteria, suonata in questo caso dall’ormai ubiquo Giannis “Maelstrom” Votsis, un altro che deve godere di giornate di 48 ore.

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Si chiude con un brano più cafone e venomiano –Fire, Chaos and Doom – che ricorda un po’ lo sbraco alcolico di DV8 e Orgia Daemonicum. Per George un tassello di una seconda giovinezza artistica che segue un periodo di relativa inattività. Per Sakis una necessaria e rinfrancante pausa di riflessione a uno snodo cruciale della sua vita e della sua carriera. Perché, superati i cinquant’anni, è giusto tornare all’ovile e rimettere le cose a posto. Confidiamo in un Lp quanto prima, quindi. (Ciccio Russo)

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