Nuove promesse finniche: EXIGENCED – Morals Forgotten

È colpa mia se sono arrivato agli Exigenced. Tutto nasce nel viaggio verso un concerto stoner/sludge in periferia: ero in macchina con un amico e l’ho terrorizzato tutto il tempo facendogli ascoltare gruppi thrash metal cari solamente al sottoscritto. Qualche giorno più tardi l’amico si vendica e gioca l’asso di briscola: gli Exigenced, finlandesi e giovanissimi; giovanissimi del tipo che, se il fotografo ufficiale vorrà fargli qualche scatto, dovrà con tutta probabilità richiedere l’autorizzazione scritta ai genitori. La faccia nelle fotografie ufficiali è però incazzata nera e lascia ben sperare.

Autori di un solo EP, questo Morals Forgotten, da cui hanno pure estratto due singoli, gli Exigenced – oltre ad essere la classica soddisfazione della settimana che non di rado BandCamp ci dona – potrei descriverli come un death metal anni Novanta che sporadicamente lascia spazio al techno thrash. Raramente le due cose coesistono, e si individuano più facilmente brani legati ad una sola delle due correnti. Insomma, non sto parlando di un “vorrei essere Spiritual Healing”, nel qual caso entrambe le fazioni coabiterebbero perfettamente a braccetto. I suoni, in particolar modo, non aiutano in nessun modo i riff thrash a risaltare, puntando, al contrario di quanto fatto dagli scandinavi e ottimi Paranorm in tempi recenti, su accordature piuttosto basse.

Sono presenti anche i blast beat, ma gli Exigenced danno prova di aver capito quanti adoperarne all’interno di un disco: pochi, meno possibile, se si vuole che abbiano un effetto. Ne troviamo nella conclusiva Desecration, il cui testo è un autentico inno al pessimismo, il che ci riconduce alle ottime pose facciali cui ho fatto cenno poc’anzi.

La sensazione è che agli Exigenced riesca meglio suonare death metal, ma che preferirebbero essere altro. I pezzi death sono scarni, essenziali, diretti. Vanno dritti al nocciolo della questione. Gli altri mancano di un buon amalgama o di quella struttura stratificata con cui le band di fine anni Ottanta gestivano alla perfezione dieci riff a canzone o una durata oltre i sette minuti. Ad ogni modo il problema non si pone: riscontro difetti “reali” in Morals Forgotten solo ascoltando l’acerbo e approssimativo attacco di Collateral Damage (il brano d’apertura, che comincia in maniera davvero goffa) e qualche ulteriore passaggio a vuoto sparso qua e là, il cui contraltare sono gli ottimi riff sparsi un po’ ovunque, a partire dall’accoppiata, in Authority’s Pawn, composta da un passaggio perfettamente alla Dissection e da una ripartenza che non potrà non farvi ripensare ai Death di fine carriera. Goduria, quando certe cose vengono pure fatte a modo. Buon debutto, con un batterista capace, una title track oltre il concetto d’efficacia e con premesse tutt’altro che pessimistiche per il futuro: il loro, quello discografico, non certo quello ben descritto in Desecration.

Un cenno conclusivo per la copertina in stile Ed Repka, non particolarmente riuscita ma comunque in linea col genere di copertine metal che riassumo col semplicissimo concetto “dovrebbero essere tutte così”. È opera di Andriy Tkalenko, ucraino, che si firma Daemorph in qualità di pittore e grafico e che suona il basso nei Kadavereich (!!!) e negli Act of God firmandosi Blasfem. E a uno che si firma così non puoi non mandare un caloroso saluto da Sesto Fiorentino. (Marco Belardi)

 

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