Avere vent’anni: VADER – Revelations

Revelations è il disco con cui i Vader mostrarono di aver raggiunto la maturità artistica completa; venivano da ottimi lavori come De profundis (1995) e Litany (2000), ma con Revelations rifinirono ulteriormente le loro composizioni, che divennero più strutturate ed equilibrate, mantenendo la cattiveria e l’energia che li ha sempre contraddistinti, e lavorarono molto anche sulla loro produzione: il suono migliorò, diventando più profondo e bilanciato, con tutti gli strumenti che si sentivano bene e anche la voce, da sempre una delle caratteristiche più tipiche dei Vader, arrivò ad un timbro più maturo e incisivo. Rispetto al loro primo periodo c’è anche un maggior gusto per il groove, cosa che rende tutti i brani più ascoltabili e scapocciabili. 

Personalmente, Revelations è uno dei dischi dei Vader che preferisco e riascolto più volentieri di altri. Ho letto che alcuni critici musicali considerano Revelations parte della fase calante dei Vader, che avrebbe colpito questi ultimi con un calo di qualità da qui fino al successivo The Beast (2004) e da cui si sarebbero redenti solamente con Impressions in Blood del 2006, che in effetti è il loro capolavoro di sempre. Come è già chiaro non concordo affatto con questa lettura: considero Revelations parte di quell’evoluzione che li stava portando verso la vetta di Impressions e, per quanto mi riguarda, il lavoro resta validissimo a distanza di questi vent’anni e lo resterà ancora per parecchio. È un disco del tipico stile Vader: potente, veloce, giustamente tecnico e pesante, ma con una precisione compositiva rarissima e ricercatissima che lo rende ben fruibile all’ascolto, dall’inizio alla fine.

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Non vi sto a elencare i brani che mi piacciono di più, per prima cosa perché non sarebbe da Metal Skunk, poi perché li dovrei citare quasi tutti. Direi che una sicura caduta la si sente solo in Revelation of Black Moses, l’ultima canzone, che dura quasi sette minuti. È un brano più cadenzato della media, possiamo considerarlo un lentone dei Vader e questo sì che lo considero poco riuscito o, per lo meno, prolisso senza riuscire ad essere meditato e ispirato come ci si aspetterebbe. Parte bene ma poi si perde, in particolare dopo gli assoli di chitarra. In questo brano ci avrebbe suonato la tastiera Ureck dei Lux Occulta, anche se io francamente non ce l’ho mai sentita, perché, anche se c’è, resta completamente sepolta sotto il peso degli altri strumenti. Poi mi farete sapere dov’è. A proposito di ospiti, Nergal canta come seconda voce in Whisper, e lui sì che si sente.

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Krzysztof “Doc” Raczkowski (1970 – 2005)

Revelations fu, purtroppo, anche l’ultimo disco in cui suonò il batterista Krzysztof Raczkowski detto Doc, e fu perfino una delle migliori prestazioni in assoluto della sua carriera: qui la batteria è uno degli strumenti più valorizzati e Doc sembra all’apice della sua abilità e della sua fantasia. È sempre stato un batterista da corsa, ma qui, anche per merito della miglior produzione, si ascolta che è un piacere.

Con Revelations sentirete i Vader migliori. Mille dischi come questo. (Stefano Mazza)

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