ELDRITCH – Eos

Non mi stancherò mai di servire messa agli Eldritch, soprattutto quando continuano a darmi queste soddisfazioni dopo tanto tempo, e non c’è modo migliore per festeggiare i trent’anni di carriera che farlo parlando di un nuovo album ispiratissimo. L’età, del resto, è solo un dettaglio secondario che può interessare ai dipendenti dell’ufficio anagrafe ma di cui a noi non frega nulla, specie quando, come in questo caso, non te la fanno pesare. Rispetto alla line-up ci sono un paio di cose da segnalare, tipo che da Cracksleep ad oggi è entrato un nuovo bassista (Dario Lastrucci al posto di Alessio Consani) e che è tornato Oleg Smirnoff, che i suddetti dipendenti dell’ufficio anagrafe si ostinano a chiamare Giacomo Biagini, il quale, chi ha un minimo di memoria storica lo ricorderà, è stato negli Eldritch dai primissimi esordi fino a El Niño, per poi spostarsi in Death SS, Vision Divine e Labÿrinth.

eldritch band

Posso segnalare che, per quanto mi riguarda, Eos è di gran lunga il miglior disco mai composto dai livornesi dopo il suddetto El Niño, che insieme a Seeds of Rage e Headquake forma una triade imbattibile per motivi qualitativi intrinseci, credo molto condivisibili, ma soprattutto per cause totalmente soggettive e affettive, in quanto colonna sonora di un periodo di formazione. Eos lo preferisco anche all’ottimo Reverse, che a me piacque moltissimo e che prima di questo qua era il mio quarto preferito. Sarebbe superfluo, a questo punto, ribadire che il nuovo album contiene solo singoloni, che non ha nemmeno mezzo minuto di stanca, che è curato nei minimi dettagli, che è senza mezzi termini un disco progressive metal fatto alla vecchia maniera, pur sempre nel pieno rispetto della cifra stilistica dei nostri ma con una quota elettronica molto potente che non toglie spazio ai classici duetti chitarra/tastiere che, complice il ritorno del già citato Oleg Smirnoff, sono efficaci esattamente come ai tempi d’oro.

Chiude il tutto un dedica agli anni ’80, con la cover di Runaway di Bon Jovi che sta lì a ricordarci di che bella voce è dotato il signor Terence Holler. A ‘sto punto mi piacerebbe esplorassero ancora quel periodo: come lo vedete un bel disco fatto solo di cover di pezzi dell’epoca? Potrebbe essere un regalo da farsi e da fare ai fan dopo tanti anni di onorata carriera. Tanto, ormai, con lo status acquisito nel tempo, cari miei Eldritch, non avete veramente più un cacchio da dimostrare e potreste anche dedicarvi al sano cazzeggio, o musicare il proverbiale elenco delle Pagine Gialle (che chissà se esiste ancora). Consiglio ai lettori di smettere di fare qualsiasi cosa e mettere su Eos in questo momento. Mi ringraziate dopo. (Charles)

One comment

  • Bravi! Si fa ascoltare veramente con molto piacere questo disco, pure da gente come me che di metal ne ascolta oramai pochissimo. Bella anche la copertina che riprende la statua piu bella del mondo, “Mamaev Kurgan” di Volgograd

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