La finestra sul porcile: Justice League (Snyder Cut) e Godzilla vs Kong

JUSTICE LEAGUE (Snyder Cut)
Avrei dovuto scriverne prima, a caldo, ma non me ne teneva. O meglio, troppi pensieri per la testa che non sapevo bene come mettere nero su bianco, perché la Snyder Cut non è un film facile. Partiamo dall’ovvio: è un film di Zack Snyder, quindi pieno di difetti un po’ ovunque: la durata, l’insensata scelta di mantenere il formato IMAX su una pellicola destinata allo streaming casalingo, il parossismo visivo di certe scene che ormai è diventato il suo marchio di fabbrica, a volte anche la colonna sonora (specialmente quando arriva Wonder Woman sullo schermo e parte inesorabile il solito motivetto coi tamburi e le trombette), e certe cazzate di sceneggiatura che potevano essere evitate, certo. Tutto verissimo. PERÒ Justice League di Snyder è un mezzo miracolo. Perché? Anzitutto perché dopo quella porcata immonda di Batman v Superman sarebbe stato difficile ripigliarsi per chiunque, poi perché per questo film Snyder ha dovuto lottare con la Warner per quasi ogni singolo fotogramma di girato, e immagino che una situazione del genere avrebbe sfibrato chiunque (che poi l’estrema e nefasta ingerenza della Warner è anche il motivo, o uno dei motivi, per il quale BvS alla fine è venuto fuori così male, appunto); aggiungeteci pure, se non soprattutto, la tragica morte della figlia avvenuta quasi a riprese ultimate, e avrete il quadro completo di una delle pellicole più travagliate ma anche più volute di sempre, sia dal regista che, sorprendentemente, dai fan.
Ma poi è un mezzo miracolo perché, nonostante tutte e quattro le ore di durata (assurda, il film non sarebbe mai potuto uscire così al cinema e avrebbe finito per essere malamente tagliato), la Snyder Cut non annoia, non stanca, è incredibilmente fluida e coesa, non dispersiva, l’equivalente su celluloide della lettura di sette albi di un fumetto, perché tanti sono i capitoli del film, sette, corrispondenti ad altrettanti atti. Non a caso questo è forse il film più “fumettoso” di Zack Snyder, anche più di quelli effettivamente tratti da fumetti (300 e Watchmen) e molto più che non BvS e Man of Steel, che comunque continua a rimanere, secondo me, il suo lavoro migliore.
Anche i difetti di Snyder, se vogliamo, sono particolarità più che tare tout-court. Prendiamo ad esempio il parossismo, che è vero, a volte stucca, ma che in più di un’occasione dona un’apprezzabilissima dose extra di epicità difficilmente riscontrabile altrove, un assoluto marchio di fabbrica di Snyder che in un film come Justice League, sostanzialmente un fumetto animato, non può che essere apprezzabilissima, ricercabile anzi. Per dire, i fratelli Russo, pur con tutto il lavorone che hanno fatto da Winter Soldier in poi, ovvero film stupendi uno migliore dell’altro (a parte la seconda parte di Infinity Wars, che comunque rimane un filmone), sono molto meno capaci e raffinati dietro la macchina da presa, eppure più attenti alle sceneggiature, ai dettagli narrativi, potendo contare oltretutto sul supporto di una casa di produzione rodata e affidabile, la Marvel, che è in pratica il contrario della Warner. Ecco, quello di cui mi rammarico è che Snyder non abbia trovato lo stesso appoggio, sia in fase di scrittura dei film che nella realizzazione. Perché davvero lo avrebbe meritato, lo meriterebbe ancora e la Snyder Cut, incredibile memento di forza contro ogni avversità, sta lì a dimostrarlo.
GODZILLA vs KONG
In questo genere di film di solito la trama è poco più che un pretesto per vedere cosi vari alti un centinaio di metri darsele di santa ragione. E va benissimo, per carità, esattamente fino al punto in cui non diventa fastidioso. Perché la sceneggiatura di Godzilla vs Kong provoca fastidio e purtroppo questo fastidio poi si trasferisce anche ai combattimenti. Prendi la fine: dopo due ore di cazzate a vanvera, quando esce Mechagodzilla (mi spiace per l’anticipazione per chi non lo avesse visto, al limite continuate a non guardarlo che tanto non vi perdete niente) hai la stessa impressione di vedere un film dei Power Rangers, fatto coi milioni di dollari certamente, ma non di meno infantile oltremisura, rimbecillito. Non “senti” le botte che si danno i mostri mentre combattono, è tutto fuori dalla realtà, caricaturale, ben oltre la logica sospensione dell’incredulità che comunque accompagna la visione di un film di Godzilla. In un certo senso è il contrario del film del 2014 di Gareth Edwards, dove l’unico, vero difetto, è il minimalismo chic in molti, troppi frangenti. L’equilibrio per quanto mi riguarda rimane King of Monsters, che non è così stupido come Godzilla vs Kong (o meglio, è ragionevolmente stupido) e nemmeno incredibilmente lento come il primo della trilogia. (Cesare Carrozzi)
Minchia, il carrozzone bulletto che per farsi amare ancora di più si mette a spoilerare i finali dei film, meno male che non me ne fregava un cazzo.
In realtà si potrebbe aprire un lungo fascicolo su chi segue la trama dei film coi mostroni che si picchiano, ma sono dettagli. Quel che conta è trovare un pretesto per insultare Cesare Carrozzi e il suo stipendio da nababbo.
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