Avere vent’anni: JUDAS ISCARIOT – Dethroned, Conquered and Forgotten

Nel 2000 il buon Akhenaten era sulla cresta dell’onda. Il black metal impazzava a livello mondiale e quello americano stava ottenendo i giusti riconoscimenti dopo un periodo di tempi grami, essendo dai più considerato derivativo ed inferiore alla scena europea – non solamente scandinava. Il progetto Judas Iscariot, attivo già dal 1992 e pertanto gratificato del titolo di prime-mover della scena, finalmente aveva raggiunto quella fama planetaria, non si sa quanto cercata o piovuta dal cielo, che molte altre band manco si sognavano e che probabilmente pur di raggiungere avrebbero ben volentieri venduto gli organi vitali loro e dei loro parenti più prossimi.

E così, a nuovo millennio appena nato (o lì lì per nascere, non s’è mai capito granché bene) il nostro ragazzone decide di pubblicare un disco tributo alla band che probabilmente lo ha influenzato di più, o che comunque lo ha scaraventato nel mondo del black metal come un “kid” qualunque che ascolta un disco dei suoi eroi e immagina di arrivare egli stesso a mettere su una band e incidere dei dischi.

L’EP Dethroned, Conquered and Forgotten (che titolo, chissà a cosa diavolo si riferisce) è il suo tributo ai Darkthrone. Così come fecero gli Ulver con Nattens Madrigal così fece lui, evitando un disco di mere cover fini a sé stesse e scrivendo invece cinque brani nuovi, una ventina di minuti di musica che potrebbe tranquillamente essere di Fenriz e Nocturno Culto – e non lo è unicamente perché a questi riff non ci hanno pensato loro prima.

Il disco si apre con la furente, velocissima Descent into the Abyss che suona più Transilvanian Hunger della stessa Transilvanian Hunger. Sfido chiunque a non digrignare i denti quando questi riff monocorda in tremolo picking taglienti come una motosega ti esplodono in faccia, proprio come il leggendario brano che li ha ispirati ha fatto e continuerà a fare sinché morte non ci separi. Eccezionale, vale da solo tutto il disco; che contiene comunque altre quattro chicche in puro stile Darkthrone, dalla breve strumentale cadenzata March upon a Mighty Throne alla furiosa Benevolent Whore Dethroned for Eternity, molto sula falsariga dell’opener, ghiacciata come il vento freddo che arriva dal Canada.

Un grandissimo EP, che contiene l’opera di un personaggio che ha detto cose tutt’altro che banali in ambito black metal, qui supportato alla grande dal batterista-frullatore Cryptic Winds (Duane Timlin, Weltmacht, Broken Hope tra gli altri) che aveva già suonato con Akhenaten nel disco precedente e che ci mette del suo nello scatenare l’inferno.

Già, Akhenaten… strano tipo. Quando ascoltai il suo primo disco, The Cold Earth Slept Below, mi fece davvero cacare. Sembrava un’accozzaglia di suoni senza senso, roba del tutto ridicola che non sarebbe mai arrivata da nessuna parte, solo che poi è accaduto quello che succede con tutte le cose veramente estreme: le rivaluti e le apprezzi sempre più man mano che passa il tempo, fino a riconoscere il giusto merito che opere del genere hanno. Influenzato sì dai grandi del genere, ma anche innovatore e a modo suo egli stesso “influencer” di centinaia, migliaia di band black metal negli anni a venire.

Dethroned, Conquered and Forgotten invece non ha bisogno di tempo per crescerti dentro ed essere apprezzato: ti spacca di pugni fin dal primo ascolto e lo fa ogni santa volta che te lo riascolti. Di fatto questo EP (che su vinile contiene anche la prima demo Judas Iscariot come bonus, purtroppo difficile da trovare se non a prezzi da strozzinaggio) segna il picco della carriera di Judas Iscariot, probabilmente il disco che di lui si ricordano un po’ tutti. Un paio d’anni dopo l’ultimo full-lenght To Embrace the Corpses Bleeding, un po’ più ragionato e meno furiosamente nichilistico; nemmeno un anno dopo il sette pollici di commiato definitivo dalla scena black metal, l’epitaffio To Rest with Eternity. Se ne sono scritte e sentite di ogni, in merito a questo ritiro quasi improvviso: da ipotetiche malattie a un rifiuto totale della scena black ormai divenuta troppo commerciale, fino ad interventi governativi per salvaguardare la carriera politica del padre; credo che la verità la conosca solo lui e che riguardi solo lui; certo, dal mio punto di vista, è un peccato. Il ragazzo era geniale e scriveva della gran musica, e chissà quanta altra ne avrebbe scritta ancora. Ci ha lasciato in eredità dei gran dischi e tra essi Dethroned, Conquered and Forgotten, uno dei migliori. (Griffar)

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