Il cantante c’è, il disco meno: VICIOUS RUMORS – Celebration Decay

Geoff Thorpe è un creativo, una sorta di Jeff Waters senza disturbo pentapolare. Ne consegue che non resterà mai fermo un attimo, e perciò, da Something’s Burning in poi, di suoi album ne abbiamo già ereditati sette o otto. Se proprio devo guardare oltre l’incidente del 1995 e soffermarmi su un titolo dei Vicious Rumors che realmente valga qualcosa, dico Warball. Non è questione di suonare moderno o retrò, di avanzare o restare incatenati alle proprie origini. Warball è bello perché ha i pezzi, e quando ci sono i pezzi non c’è niente da fare: suona pure come ti pare, caccia fuori gli attributi e fai un Jugulator, e, se alla gente darai il tempo e il modo di digerirlo, magari un giorno sarà pure una mezza leggenda.

Warball non è certamente divenuto leggenda, ma è il miglior album dei Vicious Rumors del dopo-Carl Albert. Il problema grosso è innanzitutto ricollegabile alla personalità: se un tempo era incentrata sul riff (Geoff Thorpe) e su Carl Albert, voce assoluta dello US Metal al pari con Midnight dei Crimson Glory, e a mio parere addirittura un gradino sopra, parlare oggi di questo scomodo termine ti porta a fare i conti con cinque o sei individui a cui, nell’alternarsi pietosamente al microfono, non fu concessa la benché minima continuità. E di questi cinque o sei, finora, ha funzionato a pieni giri soltanto James Rivera, quello degli Helstar, e, per l’appunto, quello di Warball.

La novità è che – finalmente – nei Vicious Rumors ritroviamo un cantante adeguato: Nick Courtney. Ora, se Geoff Thorpe, oltre che una macchina sfornariff, è anche una persona intelligente, farà in modo di tenerselo stretto anziché licenziarlo poco prima di registrarci il secondo album. Nick Courtney è l’unico cantante dei Vicious Rumors che in certi frangenti mi ha ricordato un’attitudine alla Carl Albert, nel suo stile classico, nel dosaggio delle parti acute, e più in generale nell’espressività. Ed è oro trovare uno così nel 2020.

Soprattutto è oro dopo la parentesi offerta da Nick Holleman su Concussion Protocol, uno che s’ispirava ai nomi e agli anni giusti senza portare con sé lo spessore e l’incisività necessari: tipico dei ragazzi sulla trentina come lui, tanta bravura e una diffusa latitanza di reale attitudine. Il problema stavolta è l’album, anche se, a dirla tutta, non è un problema così grosso. Celebration Decay, smaltita la sbornia per quell’ottimo Nick Courtney che ho nominato poc’anzi, è un disco prodotto benino e partorito con le migliori intenzioni, e alterna vecchie glorie come Greg Christian al basso a volti giovani come quel Gunnar DuGrey che è stato arruolato alla chitarra. Ma in fin dei conti Celebration Decay me lo ricorderò solamente per il forte sapore di Megadeth (era Endgame e Dystopia) che di tanto in tanto trapela da certi brani. L’ultimo Vicious Rumors non ha molto altro da offrire, proprio come Concussion Protocol. Bei riff, bella musica, ma i pezzi li aveva quel Warball e non ne ritrovo in questi ultimissimi due titoli. E allora rifletto.

In cosa consiste la figura del cantante heavy metal?

Il cantante non è soltanto colui che occupa un posto in prima fila di fronte al pubblico. È colui che ha il dovere di piazzare sulle composizioni dei compagni, generalmente chitarristi, delle linee vocali così “pop” (concedetemi il termine, spero avrete compreso cosa intendo) da non togliersele più dalla testa. Questo aspetto, nei Vicious Rumors, è carente dal 1995, fatta eccezione per Warball e poco altro. Nick Courtney è un’ottima opzione, ma Geoff Thorpe deve assolutamente trovare il sistema di comporre i brani partendo dalle melodie vocali, e di rimettere il ritornello al centro di tutto. Altrimenti il giochino non funzionerà a lungo. In questo momento Geoff Thorpe è chiamato a un lavoro duplice, perché ha un ottimo cantante nei ranghi, ma, nell’ottimo cantante, non ha individuato la figura del compositore secondario che rivitalizzerebbe il tutto.

Per il resto, Geoff dovrà indubbiamente ridare alla band l’apparenza d’essere una band. Cosa c’è che non va? Ti chiedono di essere pagati e gli dai visibilità? Errori nel calcolo delle royalties? Questi gruppi che ogni due anni azzerano la line-up, o poco ci manca, quasi avessero la stessa necessità di fare nuovi provini tipici di alcune case pornografiche che puntano sull’amatoriale, io onestamente non li capisco. Avanti col prossimo, in tutti i sensi: avanti col cantante, col chitarrista ritmico con cui entrerò pure in competizione per un paio d’assoli, almeno ho il pretesto per cacciarlo, e poi col bassista. E avanti pure con l’album, perché scommetto che, da qui a dicembre, Geoff Thorpe avrà già un centinaio di riff su un supporto fisico che, a differenza di Kirk Hammett, non finirà per perdere in un qualsiasi aeroporto. (Marco Belardi)

5 commenti

  • A me era piaciuto anche Razorback Killers.
    Comunque, Belardi, quando scrivi che “Geoff Thorpe deve assolutamente trovare il sistema di comporre i brani partendo dalle melodie vocali, e di rimettere il ritornello al centro di tutto” stai perdendo di vista la struttura del metal: ciò che differenzia il metal dalle altre forme di rock è proprio lo schema compositivo, che parte dal riff di chitarra per arrivare, aggiungendo gli altri elementi, al brano finito. Il riff è quello che sorregge tutto, come ci ha dottamente ricordato il Masticatore. Capovolgere questo schema significa abbandonare l’idea di comporre pezzi metal. Poi, a nessuno dispiacciono linee vocali memorabili (che solitamente sono melodiche), ma nell’economia di un brano metal che funzioni non sono fondamentali.
    A proposito di cantanti: R.I.P. a Riley Gale, che ha firmato un classico del thrash moderno come Nightmare Logic.

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    • non sono d’accordo. cioè, sono d’accordo col discorso del masticatore, ma la cosa deve funzionare. nell’heavy metal classico, negli anni ottanta, e pure nel caso del geoff thorpe dei primi anni con i VR, non era proprio così. il riff si è preso tutto con master of puppets, il thrash metal e tutta la prima metà degli anni novanta. se mi devi fare album che non funzionano perchè non c’è mezza canzone che ti prende, per me stai funzionando male ed è lo stesso motivo per cui i lamb of god per me non sono e non saranno mai una grandissima band. perché centrano tutto sul groove e sul riff, gli manca l’anima “pop” che poi è la stessa anima pop a cui faceva riferimento Swano molti anni fa, quando spiegò che il death metal stava calando perché centrava tutto sul riff e sulla velocità, e non più sul ritornello e sulle melodie “forti”. mi spiace un sacco per Gale, i Power Trip penso siano fra le 3-4 band thrash attuali che seguo con più curiosità… poi in particolar modo non mi faceva impazzire come cantava lui, ma sul palco era un vero animale

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      • Di fatto, però, stai confermando anche tu che, se manca il riff come base portante della composizione, non si può parlare di metal :)

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      • Esatto, ma non di un buon album (heavy) metal. A lui quella cosa non riesce più e credo abbia bisogno di una persona al fianco a cui lasciare un po’ di libertà, e che in sostanza gli componga metà del lavoro che c’è da comporre. Da solo non va oltre questi dischetti che ti senti una volta e metti via, ed è un peccato

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      • Su questo sono d’accordo, specialmente dopo che Thorpe ci ha mostrato cosa è in grado di fare con un cantante capace e ispirato a fianco (Carl Albert).

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