Te lo do io il war metal: REVENGE – Strike.Smother.Dehumanize

Vi piace il war metal, amici? A me sì, un botto, ma se mi chiedessero perché non saprei rispondere. E di conseguenza non biasimo nemmeno chi mi dice che è un genere che proprio non riesce a digerire. In fondo dietro la dicitura war metal si nasconde un black/death grezzo e registrato con il buco del culo; a voler essere stronzi si potrebbe pure pensare che sia tutta scena: occhiali da sole anche di notte, foto in bianco e nero, bestemmie, testi di cui a malapena si capisce il significato (quando e se vengono pubblicati). Eppure a me ‘sta roba infogna non poco, e ciclicamente, almeno una volta l’anno, faccio un periodo in cui mi sparo a rotazione Blasphemy, Diocletian, Conqueror e naturalmente i Revenge.
I canadesi sono giustamente considerati tra le punte di diamante del war metal, avendone fondamentalmente dettato gli stilemi, e personalmente fatico a trovare un punto debole nella loro discografia. Pure quest’ultimo Strike.Smother.Dehumanize (il punto tra ogni parola del titolo è obbligatorio) è una bomba, me lo sto riascoltando almeno una volta al giorno da quando è uscito e tutte le volte, terminato l’ascolto, rimango con quel sorriso sardonico e un po’ ebete stampato in faccia, a metà tra Charles Manson e il Jim Carrey di Scemo e più scemo.
Però questa volta ho iniziato pure a riflettere su come una simile accozzaglia di blast beat, assoli a cazzo di cane, urla sguaiate e riff a malapena intelligibili possa piacermi: il war metal è per molti metallari quello che il metal in generale è per i non-metallari; è una frase contorta e forse non ci avrete capito un cazzo, il che è perfetto visto che stiamo parlando di war metal. Però pensateci un attimo: tra le vostre conoscenze metallare, in quanti apprezzano o anche solo sopportano per intero un disco dei, per dire, Kerasphorus? Io non annovero nessuno tra le mie conoscenze con un simile feticismo bislacco, e pure qui nella redazione più ganza d’Italia siamo in pochissimi a gasarci con questa musica. L’unica risposta che mi sono dato è che il war metal ha nella sua “primordialità” l’elemento catalizzatore: è caos messo in musica, nemmeno gli Anaal Nathrakh raggiungono tali vette di cacofonia, e sono tra le band più estreme in assoluto in circolazione.
Non a caso uno dei pochi dischi war metal ad essere riuscito a farsi notare da frange (relativamente) ampie di pubblico è stato Gesundrian dei Diocletian, un capolavoro del suo genere, reso tale anche dal fatto di essere molto più accessibile rispetto ai canoni imposti dai pionieri, tra cui appunto i Revenge. I canadesi invece hanno sempre mantenuto inalterata la propria identità, con il risultato che i dischi suonano fondamentalmente tutti uguali. Tuttavia, anche se ciò in teoria dovrebbe essere un demerito, in questo caso diventa esattamente il motivo del mio amore per loro. Mi accontento di poco? Forse, ma, se ogni disco partorito da questi signori mi fa lo stesso effetto di Strike.Smother.Dehumanize, per quanto mi riguarda possono continuare a percorrere lo stesso sentiero all’infinito, e mi troveranno sempre qui ad aspettarli, rigorosamente con l’occhiale war metal. (Luca Bonetta)
L’ultimo passo della ragione, è il riconoscere che ci sono un’infinità di cose che la sorpassano; è davvero debole se essa non arriva a riconoscerlo.»
(Blaise Pascal )
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ci sono stato infognato anche io per tanti con il war metal, che poi tempo fa in tanti chiamavano Metal of Death. I miei feticci erano i nostrani Blasphemophager e Morbosidad, oltre ai Blasphemy ovviamente. Sarà la vecchiaia, ma non ho più la fantasia di ascoltarmi quotidianamente questa robba, anche se ogni tanto qualcosa di questa robba ricompare sul mio stereo.
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Attitudine.
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Loro sono tra i miei preferiti di questo sotto genere, sarebbe bello vedere recensito anche l’ultimo degli Abominator, ormai vecchio di 5 anni, ma che per dedizione alla causa e cocciutaggine creativa mi fa sbavare per quei loschi australiani. Tornando ai compari Revenge condivido in pieno, J.Read è inumano.
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