Considerazioni sparse sul finale di GAME OF THRONES

Cesare Carrozzi: Fino a ieri sera quest’ultima stagione di Game Of Thrones mi aveva ampiamente soddisfatto. Le puntate oggetto nelle ultime settimane di critica feroce, diciamo dalla terza in poi, in realtà sono coerenti nello sviluppo narrativo, soprattutto per quanto riguarda le porzioni relative ai personaggi principali. L’ultima purtroppo no, o meglio lo è fino ad un certo punto, cioè fino a quando Jon Snow affonda il pugnale nel cuore di Daenerys Targaryen. Da lì in poi il declino completo nell’illogicità più totale che si spiega, molto banalmente, nel mancato coraggio degli autori di far morire i personaggi più amati della serie, Jon Snow e Tyrion Lannister. O magari hanno avuto pressioni a riguardo dalla HBO, o dalla casa editrice dei romanzi, non so.

In ogni caso quella pagliacciata di petizione da mentecatti per rigirare l’ottava stagione continua a non avere senso. Fino a metà della sesta puntata è proprio tutto perfetto (chi si lamenta delle troppe scene stile Harmony tra Jon Snow e Daenerys oppure del Night King ammazzato da Arya Stark o che cazzo ne so probabilmente ruba un sacco di ossigeno ai più meritevoli senza dare assolutamente nulla in cambio); la quinta in particolare è fantastica e conclude splendidamente certi archi narrativi che potevano essere conclusi solo a quale modo (tipo quello del Mastino, o di Cersei e Jaime Lannister, o anche quello di Varys). La sesta è un guazzabuglio sul finale, ma proprio per questo immagino che i libri, quando usciranno, ne avranno uno differente. Quindi state tranquilli voi che, oltre a dire stronzate e fare petizioni a merda, avete letto e leggerete i libri. Tutti gli altri invece possono morire bruciati da Drogon, magari prima di subito.

Charles: Ce lo avete presente Lost? Vi ricordate le ultime due stagioni, in particolare l’ultima? Non riuscivo proprio ad immaginare come sarebbe andata a finire, nel senso che la trama si era talmente tanto avviluppata e avvoltolata su sé stessa che era difficile figurarsi come avrebbero fatto gli autori a tirarsi fuori da quel casino. Nonostante tutti i cali di tensione e il fiorire di puttanate, però, c’era ancora da parte mia una certa ingenua attesa, una curiosità sincera ed anche una aspettativa che, dai, il deus ex machina è dietro l’angolo, la trovata geniale è lì, sta per venire fuori. Fino alla fine Lost è stato in bilico sul baratro: poteva atterrare da questa parte e diventare la serie più fica di tutti i tempi (un finale coi fiocchi mi avrebbe fatto dimenticare tutte le boiate fino a quel momento), oppure cascare dall’altra e diventare la più grande delusione televisiva di tutti i tempi. Sappiamo come è finita.

Parlare in modo sintentico dell’ultima stagione di GoT senza insultare qualcuno è uno sforzo colossale: qui nessun bilico sul baratro ma solo una lenta china, una costante discesa nel nonsense e nella cacca. Nei confronti di questa puntata conclusiva, infatti, non avevo alcuna aspettativa, né la benché minima curiosità di come avrebbero fatto gli autori a tirarsi fuori da quel casino, perché non c’era nessun casino da cui tirarsi fuori, la trama non era manco complessa, anzi era più o meno tutto già banalmente telefonato e sul trono ormai squagliato (efficace metafora di questa stagione conclusiva) poteva salirci Tizio, Caio, Sempronio o Mevio, non avrebbe fatto alcuna differenza. Ovviamente speravo che la biondina sbroccasse del tutto, come è avvenuto, e che prevalesse instaurando una atroce dittatura e adottando la svastica infuocata come simbolo di bandiera. Ma, sempre ovviamente, sapevo che a prevalere sarebbe stato il politically correct degli americani, amanti dei tarallucci e del vino, nonché delle minoranze etniche, della disforia di genere e degli storpi. Dunque, solo passività e desiderio che tutto finisse il prima possibile, nessuna delusione ‘sta volta, archiviare, dimenticare e tornare a leggere i libri che ho lasciato giusto a metà per evitare che mi si sovrapponessero le trame.

Ciccio Russo: Ho letto i libri e mi ero da tempo rassegnato sia a non vedere The Winds of Winter pubblicato prima della conclusione della serie, sia ad accettare la serie stessa come qualcosa di sempre più slegato dall’ancora incompiuta saga letteraria di George RR Martin. Dopo aver raggiunto il picco di frustrazione con la quinta stagione (cosa inevitabile per un partigiano di Stannis), mi ero quindi in qualche modo riappacificato con lo show, abbassando aspettative e pretese. Ma ciò non ha evitato che quest’ultima stagione un po’ me le facesse girare comunque. Le precedenti avevano uno schema che prevedeva una puntata clou, come poteva essere la Battaglia dei Bastardi nella sesta, preceduta da episodi lenti e interlocutori, troppo spesso fatti di chiacchiere, fuffa e carnazza. Nell’ottava ci sono state ben due puntate madri che, secondo tale schema, avrebbero richiesto una stagione a parte per poter essere costruite. Passi per la battaglia di Grande Inverno. Giocare troppo sull’attesa non sarebbe stato semplice. Incongruenze e soluzioni facili ci potevano stare. E alla fine mi sono divertito. Sul momento vedere il Re della Notte liquidato così in fretta mi aveva lasciato un po’ così ma tutte le vicissitudini di Arya Stark e il suo apprendistato da Senza Volto non avrebbero avuto senso se il suo destino ultimo non fosse stato ucciderlo. Per la penultima puntata, dove a Daenerys gira il boccino e Approdo del Re diventa una succursale di Dresda nel ’45, non ci sono invece attenuanti. Non era così complicato sviluppare la progressione del personaggio verso lo sbrocco stragista e piromane che ha lasciato di sasso tutti quegli americani tontoloni che negli anni precedenti avevano deciso di chiamare Khaleesi le loro sventurate bambine. Sarebbe bastato, un paio di puntate prima, farle condannare a morte qualche sottoposto per futili motivi e vederla bearsi nel farlo flambé per rendere credibile la deriva dispotica e l’emergere delle fissazioni paterne. Anche il tradimento di Tyrion nei confronti del povero Varys poteva essere una scena bella e dolorosa con un minimo di costruzione drammaturgica. Da una parte un eroe imperfetto che sbaglia di continuo e alla fine pensa soprattutto a salvarsi la pelle, dall’altra un autentico servitore dello Stato che ha a cuore solo la pace. Così invece il nano fa solo la figura del fesso, dato che sacrifica l’amico in nome di una fedeltà cieca – che a lui, pieno di dubbi, non dovrebbe appartenere – nei confronti di una tizia che persino quel bambacione di Jon Snow aveva subodorato avesse ormai l’equilibrio psichico di un orango cocainomane.

Non sarebbe stato male se nel finale Verme Grigio avesse ottenuto la testa di Tyrion. Sarebbe stata giustizia poetica nonché una scelta di sceneggiatura coraggiosa. E invece si finisce con lui mattatore fino alla fine, letterale kingmaker che convince i lord superstiti a incoronare Bran dopo un voto democratico (va bene dover chiudere in fretta ma nemmeno Dorne fa una piega quando Sansa rivendica l’indipendenza di Grande Inverno e la ottiene in un nanosecondo?). Chissà se il destino del giovane Stark sarà lo stesso anche alla fine di A Dream of Spring, il volume che dovrebbe concludere la saga. Sempre che il buon Martin campi abbastanza da terminarlo. Sbrigati, maledetto ciccione.

Stefano Greco: Le considerazioni sono più o meno quelle che avranno fatto tutti. Vado col track by track:

Prima puntata: i preparativi per la grigliata. Metti la carbonella, la diavolina, tiri fuori la carne. Apri le salsicce e appena il bbq è un po’ caldo metti su giusto due fette per la bruschetta.

Seconda puntata: facciamoci una scopata che domani si muore.

Terza puntata: nel buio più completo si svolge Il climax dell’ottava serie. È letteralmente la battaglia della vita, e nonostante i draghi neutralizzati dal nebbione è un bel vedere. L’unico (grosso) difetto è che si arriva ad una conclusione definitiva e quasi immediata di quella che era la linea narrativa più interessante di tutta la serie. L’idea, potentissima, che questi nobiluomini si stessero a scannare di continuo per questione terrene all’insaputa del pericolo più grosso dall’altra parte del muro avrebbe dovuto tenerci sulla corda un altro po’. Soprattutto in una serie che ha avuto la sua cifra nel lasciarti spesso volontariamente frustrato (le nozze rosse, la morte Jon Snow, Oberyn e la Montagna) e che ha regalato pochi reali momenti di soddisfazione (quando muore Re Pippetta o quando il bastardo di Bolton viene sbranato dai cani). Però insomma, lamentarsi di questo episodio è un po’ da stronzi.

Quarta puntata: imparate a tenere la bocca chiusa che poi la reginetta si incazza.

Quinta puntata: Jon Snow non si tromba la Targaryen che aveva voglia di coccole. Ed è l’errore fatale, la biondina si sveglia incazzata nera e da Madre Teresa di Calcutta si trasforma in Charles Manson. Apice del realismo psicologico in una serie fantasy.

Sesta puntata: poteva andare in qualsiasi modo ed è andata così. È un finale che alla fine ci sta, bello il discorso di investitura del nano allo storpio. Abbiamo visto Lost quindi sappiamo tutti cosa vuol dire chiudere veramente male una serie e non mi pare questo il caso. La verità è che le cronache da Westeros mi mancheranno un sacco.

Michele Romani: Premetto che, nonostante questi sei atti conclusivi “discutibili” per non dire altro, Game of Thrones rimane comunque dopo Lost la mia serie tv preferita in assoluto, che con tutti suoi pregi e difetti del caso mi ha tenuto incollato allo schermo dal primo all’ultimo episodio. Sono uno di quelli che conosceva i capolavori di Martin ben prima che iniziasse la serie e tutto il battage pubblicitario che l’ha seguita, per cui immaginate l’emozione di rituffarmi nel mondo di Westeros versione piccolo schermo, cercando sempre di seguire cronologicamente con la mente i libri che avevo letto da pischello molti anni prima (alcuni me li sono dovuti recuperare perché ricordavo poco o nulla).

In realtà avevo già previsto che Martin non avrebbe mai concluso The Winds of Winter in concomitanza con le ultime due stagioni, per cui avevo già fiutato il pericolo di svacco totale che in parte si è verificato, anche se mi tengo comunque distante dai cori esagerati di protesta e petizione ridicole addirittura per rifare l’ultima stagione. Su una cosa però penso si è raggiunta l’unanimità quasi totale, quella sensazione sgradevole di aver voluto fare tutto, TROPPO, di fretta, comprimendo in maniera esagerata episodi o situazioni che avrebbero potuto essere sviluppate molto meglio, come se i produttori avessero per le mani qualcosa che scottasse in maniera esagerata e avessero sentito l’impellenza di liberarsene il prima possibile.

Inutile adesso sviscerare ogni singolo episodio altrimenti si rischia di non finire mai: diciamo che a partire dalla famigerata battaglia della Lunga Notte le cose hanno cominciato a prendere una piega abbastanza discutibile, a partire dalle riprese che facevano vedere poco o nulla per arrivare ad Arya versione ninja turtle che uccide il Re della Notte con un’unica e sola pugnalata, probabilmente il personaggio che più in assoluto ha subito una trasformazione “forzata” rispetto agli altri. Paradossalmente invece il tanto criticato episodio finale è quello che mi è piaciuto di più, anche se sarebbe stato più sensato allungarlo con almeno un settimo episodio: dalla morte di Daenerys all’incoronazione di Bran passano tipo 5 minuti di orologio e la cosa è assolutamente inconcepibile. Ho capito che avete fretta di finire ma, cazzo, un minimo di rispetto per il telespettatore.

D’altro canto ci sono anche momenti di altissimo livello, come la lenta passeggiata di Tyrion tra le rovine di Approdo del Re, la spettacolare scena di Drogon che brucia il Trono di Spade come simbolo della morte di Daenerys e della follia dell’intera casata Targaryen, e la reunion tra Spettro e Jon Snow sulla barriera che, confesso, mi ha fatto scendere una lacrimuccia, mentre Arya modello Cristoforo Colombo andava alla scoperta dell’America, sicuro preludio a qualche nuova serie targata HBO.

Edoardo Giardina: Mentre il finale di Lost era proprio un insulto al telespettatore che aveva seguito tutte quelle stagioni interminabili cercando di seguire la trama astrusa, quest’ultima stagione del Trono di spade è probabilmente il finale di una serie TV più anticlimatico che sia mai esistito nella storia delle serie TV. Nonostante le prime due puntate siano state lentissime, la stagione è riuscita a mantenere l’attenzione (almeno la mia) fino alla fine del terzo episodio. Personalmente poi ho guardato il quarto senza alcuna aspettativa particolare, mentre gli ultimi due (avendo capito l’aria che tirava) li ho guardati solo perché tanto oramai eravamo arrivati in dirittura d’arrivo. Ci fosse stata un’altra stagione credo avrei fatto come con Vikings e The Walking Dead: smettere di guardare del tutto la serie TV.

Alla fine dei vari problemi hanno già parlato in tanti, sia su questo nostro articolo che da altre parti. Io posso solo dire che c’è stato un evidente scollamento tra regia e sceneggiatura: le puntate sono state tutte visivamente eccelse e con una regia sopra la media se non ottima; i problemi cominciano quando si presta un po’ di attenzione alla trama e a come sono state scritte le puntate. Dagli eventi che tutto sommato ci possono anche stare ma che sono stati gestiti male se non peggio (vedi Daenerys che sbrocca, il drago che muore o Arya che uccide il re della notte), si passa a quei momenti in cui ti chiedi come cazzo hanno potuto pensare certe cose (i Dothraki che caricano i non morti a cazzo, Jaime che torna dalla sorella, Sansa che pretende che solo il suo regno resterà indipendente e nessuno si oppone). Ma anche fatti non strettamente legati alla trama: com’è possibile che in una puntata un drago altissimo in volo venga ucciso da degli stuzzicadenti lanciati da una flotta di navi in movimento nascoste in mare aperto dietro uno scoglio? Già solo questa frase dovrebbe farvi andare in pappa il cervello per quanto è illogica, ma non basta: uno comincia a pensare che i draghi non siano poi così forti, o che Daenerys sia stupida e non li sappia usare; e invece no! La puntata dopo un drago solo non viene neanche scalfito da tutte quelle baliste che tutte insieme lanciano forse solo due dardi e distrugge da solo una città intera. Quando poi Daenerys fai il suo discorsetto alle truppe in stile regime totalitario, con tanto di bandiera enorme svolazzante sapevo ci sarebbe finita di mezzo la democrazia che solo gli americani hanno e sanno cos’è; ma per fortuna ci sono andati solo vicini ad essere così stupidi.

Il vero problema secondo me, oltre alla fretta e tutto quello che è già stato detto, è che la sceneggiatura è stata scritta, oltre che di merda, solo con l’intento di meravigliare lo spettatore, senza seguire alcuno sviluppo che almeno fosse logico se non coerente. Vi aspettavate che il re della notte lo uccidesse Jon? E noi l’abbiamo fatto uccidere da Arya! Vi aspettavate che Daenerys sarebbe stata uccisa da Arya perché avevamo fatto di tutto per suggerire questo sviluppo? E invece l’ha uccisa Jon! Se avessero davvero avuto le palle avrebbero fatto giustiziare Tyrion, e Drogon avrebbe bruciato vivo Jon appena si fosse reso conto che aveva ucciso sua madre. Ci voleva molto poco, non dico per fare una stagione bella, ma quantomeno per dare una conclusione decente alla stagione. E loro non l’hanno fatto. Per fortuna che è finita almeno, perché non ce l’avrei fatta ad andare avanti così anche solo per un’altra stagione. Adesso resta solo da vedere come sarà lo spin-off crossover di Arya pirata dei Caraibi.

Maurizio Diaz: Tutto considerato mi ha divertito e non sarei sincero ad ammettere il contrario. Sì, va bene, gli errori, le chiusure frettolose, le incongruenze, come no. Su tutti sarebbe da citare quantomeno come sia “incompleto” il racconto della Lunga Notte o che qualcosa non torni nella battaglia finale ad Approdo del Re. Non tanto per la reazione di Daenerys, la cui indole era già molto chiara nelle stagioni precedenti, quanto perché non c’è un rovesciamento di fronte che sia uno, nonostante tu mi abbia raccontato la settimana prima che tutto poteva succedere perché, se lei aveva i draghi, gli oppositori avevano le armi. Per non parlare della disomogeneità, l’ultima stagione si apre con due puntate dal ritmo lentissimo in cui non succede sostanzialmente nulla, in cui viene solo dato sfogo all’emotività dei personaggi. E quindi? Pace.

Al netto degli snodi e dei dettagli, che sono stati letteralmente inceneriti, restano: uno spettacolo visivo notevole, quasi degno di una produzione cinematografica moderna, delle belle sequenze e una conclusione tutto sommato non scontata e che risolleva un po’ tutto il discorso iniziato dalla prima stagione. Si chiudono le storie dei fratelli Stark, le regole del gioco dei troni cambiano definitivamente e la “ruota” viene spezzata, anche se non da Dany, che lo chiedeva a gran voce e che si dimostra essere parte integrante di quel sistema che voleva distruggere. Infine i saluti tra i personaggi, in cui ci si può immedesimare (in fondo è come se li salutassimo anche noi), e le partenze verso nuove avventure. È una conclusione classica, poteva andare peggio e tutto sommato il quadro finale non è neanche male. C’è quella sensazione di sollievo, un po’ come quei puzzle giganteschi con mille pezzi in cui inserite l’ultima tesserina. C’è voluta pazienza, è stata lunga ma il quadro è completo. Ora potete passare serenamente ad altro.

Gabriele Traversa: quest’ultima stagione di Game of Thrones mi ha travolto emozionalmente. Paracula, imperfetta, buia (8×03), sbagliata, quello che vi pare, ma, umanamente parlando, travolgente. E va bene così. Cagate borghesi come buchi nella trama, incoerenze interne, “eh ma te pare che Martin avrebbe fatto così”, le lascio volentieri ai forum di nerd dei fumetti. Cosa sono i buchi nella trama di fronte a Tyrion che abbraccia il fratellone con le sue braccine da nano? Cosa sono le incoerenze interne di fronte a Daenerys che, ormai nel pieno del suo delirio stalinista, osserva il trono di spade con la stessa pazzia e intensità con cui un interista osserverebbe la sagoma di Josè Mourinho? Cosa sono gli “eh ma te pare che Martin…” di fronte alla nascita della democrazia a Westeros? Solo due cose non mi sono andate davvero giù.  Anzi, una cosa e mezza:

  • Una: la vile zaccagnata al basso ventre da ultras del Legia Varsavia di Arya al Night King. Un avversario del genere (personaggio black metal definitivo, anche più della versione zombie/immortale della Montagna, che è black da morire) merita più rispetto!
  • Mezza: la scelta di fare Bran re. Ok, è buono, è storpio, fa tenerezza, è un tranquillone… Ma, cazzo, se lui è un leader politico io sono Moira Orfei. Un fattone che si droga dalla mattina alla sera e si fa certi viaggi con la mente che neanche uno sciamano del basso Messico… Boh… Non mi sembra adattissimo a governare un mondo federale e burrascoso come quello di GoT. Avrei preferito il nano sinceramente, ma anche uno storpio tutto sommato va bene.

Trainspotting: Da appassionato fanatico della saga letteraria sento di dover fare una premessa: Stannis Baratheon è l’unico, vero, legittimo erede al trono dei Sette Regni, nonché la persona col carattere più normale e lineare tra tutti i pretendenti che si susseguono. Di tutte le differenze tra serie e libri m’importa molto meno, ma per me Game of Thrones è morto quando hanno deciso di fare di Stannis un povero mentecatto che uccide la figlia e che muore in maniera stupida.

Detto ciò, adesso smettiamo di prendere in considerazione i libri (anzi, permettetemi un’ultimissima cosa: aver trattato così un personaggio incredibile come Euron Greyjoy è da criminali) e parliamo solo della serie. Gli sceneggiatori hanno dato ampia dimostrazione di avere mediocri capacità di scrittura, scarsissima fantasia e quasi totale incapacità di far evolvere autonomamente i personaggi. Praticamente quasi tutto quello che accade nelle ultime tre-quattro stagioni è ingiustificabile, stupido, raffazzonato e costringe a prendere il tutto molto poco sul serio. Le pochissime cose positive sono perlopiù racchiuse, oh l’ironia!, nelle ultime due puntate. Che sono anch’esse piene di scempiaggini e sviluppi tirati per i capelli, ma sono esteticamente molto ben fatte e raggiungono alcuni momenti di epica eschilea. Sopravvoliamo, perché altrimenti non ne usciamo più, sui suddetti orrori di sceneggiatura, sugli sviluppi surreali dei personaggi e sull’assoluta incoerenza delle azioni degli stessi. Game of Thrones è una serie fatta tendenzialmente coi piedi, quindi va vista con le aspettative bassissime, senza offendersi se lo spettatore viene trattato come un quindicenne stupido e infoiato che non ricorda ciò che è successo nella puntata precedente ma vuole vedere solo tette e culi. Lasciamo perdere tutto questo e concentriamoci su un punto: Daenerys Targaryen.

Il finale di Game of Thrones mi ha preso bene sostanzialmente perché la zoccola bionda fa la fine che merita, e con lei anche la sua dinastia di degenerati incestuosi assetati di sangue che ha provocato solo danni in un continente che stava benissimo per gli affari suoi. Daenerys, nello specifico, è una psicopatica fanatica che ha sin da piccola il capriccio di diventare il monarca assoluto di una terra che non ha nemmeno mai visto, e dalla quale è guardata quantomeno con sospetto. Coerentemente col suo carattere di pazza isterica fuori dalla grazia di Dio, si porta dietro un’orda di selvaggi barbari sanguinari e un esercito di giannizzeri castrati che a stento si possono definire umani. Con queste brave persone al seguito, dunque, invade il regno a cavallo di tre enormi draghi sputafuoco e pretende che popolazioni già devastate da una lunghissima guerra la accolgano come legittima regina e la amino. Prima peraltro aveva trovato il tempo di “liberare” gli schiavi di alcune antichissime città orientali, in pratica intervenendo, con la grazia di un elefante ubriaco in una cristalleria, su una millenaria struttura sociopolitica in base a una sua strana ideologia da bambina viziata lettrice di Buzzfeed, secondo cui il conseguimento di valori vaghi e soggettivi quali la giustizia e la libertà vale bene una camionata di morti, e quindi provocando carestie, morte e devastazione in società stabili e consolidate – e che comunque stavano per i cazzi loro e non avevano chiesto di essere “liberate” da una straniera imperialista con un esercito di selvaggi e subumani le cui uniche emozioni sono legate rispettivamente allo stupro e all’obbedienza cieca verso il proprio compratore. Ovviamente Daenerys è diventata la preferita di femministe ed elettori di Podemos, la cui perversa ideologia di morte è del resto perfettamente compatibile con quella della Targaryen.

Sono quindi stato molto contento di vedere come alla fine Daenerys sia diventata una cattiva in modo manifesto. Dopo la distruzione completa di una città con annesse decine di migliaia di innocenti bruciati vivi, fino al delirante discorso trotzkista finale, Daenerys è diventata indifendibile persino per le tipe del collettivo transfemminista che vivono la loro vita come se fosse un’eterna assemblea d’istituto. E non solo: stranamente, considerata la piega che aveva preso la serie, lo sbrocco finale di Daenerys è perfettamente coerente con la sua storia e il suo carattere personale. Ed è forse l’unico caso, tra tutti i personaggi: per questo motivo io temo che sia stato Martin a suggerire la cosa, e che quindi i libri potrebbero finire grossomodo alla stessa maniera. Ma io spero di no, non solo perché a sedersi su quel trono dev’essere Stannis Baratheon e nessun altro, ma anche perché in questo modo la profezia di Azor Ahai non verrebbe più ripresa – e sarebbe perfetto se Jon Snow (o Stannis stesso) uccidesse Daenerys e poi, con quella stessa spada, sconfiggesse gli Estranei. Nel frattempo ai creatori della serie faccio i complimenti solo per l’estetica degli ultimi due episodi e per il modo, poetico e sinceramente sublime, in cui si chiudono gli archi narrativi di Cersei e Jaime. Ora aspettiamo gli spin-off.

3 commenti

  • A me questa ottava stagione è piaciuta molto, ma non saprei dire se è stata bella o meno.
    Dalla fine della quarta stagione in poi c’è stato un lento e inesorabile declino, fino alla battaglia dei bastardi nella sesta stagione (per molti un bell’episodio, per me il peggiore di tutti).
    E dopo… boh. Le puntate sono migliorate o avevo abbassato talmente tanto le mie aspettative da riuscirmi a bere qualunque cosa? Non l’ho capito. Fatto sta che la settima stagione che ha fatto defecare acqua a praticamente chiunque me la sono tutto sommato goduta. E questa ottava, lungi dall’essere perfetta, mi è piaciuta e neanche poco. Certo, le minchiate ci sono e non sono poche, ma ormai mi ci sono assuefatto.
    E riguardo l’ultima puntata, il discorso di Daenerys ai suoi dothraki tra le rovine fumanti ed un fallout radioattivo è seriamente una delle scene più emozionanti che abbia mai visto in un film o serie televisiva. Avrei potuto emozionarmi di più solo se si fossero messi tutti insieme a recitare “The warrior’s prayer”.

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  • come all’epoca per “Lost”, era talmente alto l’hype tra gente comune e idioti di ogni tipo, che mi convinsi a vederlo molti anni dopo la sua fine (e sto ancora tirando bestemmie su bestemmie per quel finale veramente di merda), quando era diventata una serie fra le tante. Lo stesso farò con questo, mio cugino mi ha pure regalato i primi due libri per invogliarmi, ma fino a quando non scalerò gli ultimi due libri dei caduti di malazan non oso avvicinarmi. Sembra un discorso stupido, ma leggo parecchio fantasy, e mi scassa il cazzo vedere gente che a malapena ha visto il signore degli anelli, atteggiarsi a supermega espertone di fantasy. Comunque le bestemmie dei colleghi sono arrivate anche alle mie orecchie, ma evito di leggere e sentire per riserbarmi l’onore o l’onere di bestemmiare in futuro.

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  • Elfo Cattivone

    Premesso che: ho letto solamente i libri e ho guardato quest’ultima stagione perché Ciccio RR Martin ha detto che il finale grossomodo è lo stesso; ci sono un paio di cose che non capisco: perché Daenerys che dovrebbe essere una strafiga biondo platino valchiria svedese è una messicana con le lenti a contatto colorate, perché Arya horseface ha la faccia tonda come un pallone, perché Jon Snow è utile come un freezer in antartico, ma soprattutto che cosa volevano sti estranei? Non dico che prima di esplodere il Night King avrebbe dovuto fare un discorso alla Roy di Blade Runner, ma almeno due parole… E poi perché un drago è invincibile e onnipotente e l’altro crepa in 20 secondi in una delle scene più trash che abbia mai visto? Va beh che è fantasy, però un minimo di coerenza non guasta.

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