Avere vent’anni: OPERA IX – The Call of the Wood (raccontato da CADAVERIA)
Nel 2015 compiono vent’anni anche alcuni album di band italiane ai quali ci sentiamo particolarmente legati. Abbiamo chiesto a chi ci suonò di condividere con noi i suoi ricordi. Cominciamo da Cadaveria, all’epoca cantante degli Opera IX, che proprio quell’anno esordirono con The Call of the Wood, uno dei dischi black metal più suggestivi e affascinanti mai usciti dal nostro Paese. A lei la parola (Ciccio Russo).
Ogni tanto mi sembra di avere vissuto più di una vita, tanto sono sbiaditi alcuni ricordi nella mia memoria. Per farli riemergere metto su questo CD e ne ascolto alcune parti. Non lo facevo da più di dieci anni, se non quindici. Vedo una band inesperta ma molto motivata registrare il suo primo full length in uno studio di Vercelli, uno studio che il Metal fino ad allora non lo aveva mai prodotto. Sfoglio il booklet e vedo la mia migliore amica in copertina indossare una testa di caprone realizzata ad hoc, prendendo il calco del suo viso. Quanto eravamo avanti! Ricordo gli scatti nei boschi biellesi. E vedo me stessa sotto un velo, in una foto che venti anni fa ha fatto molto parlare in un panorama estremo e prettamente maschile. Collo e petto disegnati dalle mani di Flegias con una matita nera per occhi. Sento le note di pianoforte di Alone in the Dark e ritorno in una buia sala prove che sapeva di muffa, ricordando il momento in cui il tastierista ci aveva presentato quella splendida composizione, e noi a convincerlo ad inserirla nel pezzo. E sento, lo devo dire, tante imprecisioni, nella mia voce, nel tocco degli altri strumenti, negli attacchi, nei volumi del mix, nella produzione. Cose che oggi non permetterei mai di fare uscire. Eppure il disco ha fatto storia. E poi sorrido, sentendo un accordo sparato di chitarra sul finale della title-track: era successo qualche inghippo in studio per cui avevamo dovuto ri-registrare quell’accordo e ovviamente era venuto fuori con tutto un altro suono. È mia abitudine astenermi dal recensire o valutare nel complesso un album alla cui creazione ho preso parte, lascio il compito a qualche giornalista nostalgico. I miei sono ricordi personali, che per gli altri diventano aneddoti, cassetti che si riaprono… E si richiudono (Cadaveria).
Ottima iniziativa (anche se Cadaveria avrebbe potuto scriverci qualcosa in più)! Io, in quel booklet, sono pure ringraziato (con il cognome errato…).
Peccato che i Necromass non abbiano fatto uscire nulla nel 1995, altrimenti si sarebbe potuto chiedere una testimonianza a Bellotti (ché la mente del gruppo era lui).
Se volete, posso chiedere a Prince of Agony degli Evol di scriverci qualcosa su “The Saga of the Horned King” (Adipocere, 1995). Cosa ne dite? Gliene parlo? Il leader della band era lui. Fatemi sapere!
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Ci faresti un grande piacere, grazie!
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Gli scrivo subito e vi faccio sapere…
Non dimenticate anche i Mortuary Drape! Se volete, posso chiedere a Walter, che ho intervistato di recente. Però Giuliano lo conosce meglio, chiedete a lui…
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Lo sta sentendo lui, grazie! Intervistato di recente? Dove scrivi?
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Una fanzine cartacea old school, ancora dedita al taglia-incolla (e non quello virtuale…). Si chiama “Clandestine”. Sono il tipo che collaborava con la fanzine sarda di cui parlavamo tempo fa.
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Certo, ricordo bene… Per me gli Evol in quel novero ci rientrano eccome.
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Ma gli album degli Evol rientrano nel novero degli “album di band italiane ai quali ci sentiamo particolarmente legati”? Non mi pare di averli mai visti citati…
Comunque ho chiesto, vediamo cosa dice…
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Ignis, mi sa che ci conosciamo…
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Babba bia se me lo ricordo. Non avevo una lira ell’epoca, e ricordo che lo noleggia al negozio di noleggio cd (allora si poteva) e lo registrai su cassetta. Che poi ho consumato. Un cd SPETTACOLARE, con delle melodie assurde per il tipo di black proposto. Davvero un disco superlativo.
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Bella iniziativa questa dei 20anni!
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