Skunk Jukebox: hellectronic for the people
Dedicare uno speciale esaustivo al mondo dei sinth, delle tastierine e di tutti quegli strani marchingegni è affare sì arduo. Difficilmente se ne viene a capo anche perché è un tunnel da cui non si esce con facilità. Per questo adesso vi beccate una carrellata spaventosa di video avanzati dal Camera ardente che all’uopo vi confezionai tempo addietro. Mi devo pure sbrigare perché sono in un ritardo mostruoso e sta uscendo una montagna di altra roba nuova che merita quantomeno due righe. Comunque non si tratta di scarti per cui aprite bene le orecchie. Del resto inserire i KMFDM tra gli scarti non rappresenterebbe di certo un comportamento etico. Perché lor signori di Germania c’era ancora il Muro di Berlino che già piantavano i semi dell’industrial e della musica rampicante elettronica. Infatti insieme a Die Krupps, Ministry e pochi altri sono da annoverare fra i padri fondatori del genere. Come è già accaduto per i succitati ministri anche gli impronunciabili Kein Mehrheit für die Mitleid hanno patito a causa dello scorrere inesorabile del tempo offrendoci un WTF?! non proprio all’altezza del glorioso passato ma pur sempre godibile. Poi c’è una tettona in copertina.
LADYTRON
I Ladytron capitanati dalla dolce Helen Marnie provengono dalla uggiosa città di Liverpool che in passato ha dato felici natali a moltissimi autori di in-sana elettronica. L’ultimo album, il quinto della carriera, si chiama Gravity The Seducer. Segnatevelo perché è davvero seducente, proprio come la carina Helen. Il loro è un electro-brit-pop un po’ fighetto, ai limiti dello shoegaze, ma tanto catchy che si fa ascoltare con mucho gusto. Macchia nera sul curriculum vitae: parteciparono all’album di remix dei Kings of Convenience, Versus (che poi è secondo me il cd dei KoC che si ascolta meglio), quindi sì, questa musica piacerà anche agli indiboi e alla gente con gli occhiali. Pazienza, che ci volete fare. Ma nel video si vedono un paio di gnocche.
PROJECT PITCHFORK
DAJE, ancora musica di Cermania. Letta così sembrerebbe un’altra di quelle amene proposte musicali tanto amate dai ragazzi occhialuti con la bicicletta dal sellino scomodo e il manubrio strano. Invece no, i PP hanno suonato in passato coi Rammstein e questo dovrebbe già bastarvi per capire che stiamo parlando di gente di un certo livello. Non vi facciate distrarre dal pittoresco face painting o dalle improbabili mise sfoggiate dai signori della forchetta perché ciò che conta non è l’aspetto danzereccio ma il suono danzereccio di Quantum Mechanics. Avevo già detto “danzereccio”?
ARMY OF THE UNIVERSE
Maledetti crucchi, abbiamo subito anche troppe invasioni da parte vostra. Mò abbasta. Infatti passiamo all’amata patria; quella degli italiani strana gente, dei Toto Cutugno, dei Bobby Solo, dei Mino Reitano, dei Leone di Lernia, dei Tony Tammaro e dei pizza-pizza-marescià. Maddeché, gli Army Of The Universe hanno un suono tanto potente quanto cazzuto è il moniker che si portano dietro. Mother Ignorance è il primo album per i milanesi ma già dimostra una maturità allo stato avanzato. Allo stato brado invece è la techno trance che ‘sti due giovinotti ci propongono. Quindi a pieno titolo meritano di essere annoverati nelle nobili carrellate dei nobilissimi Skunk Jukebox.
THIS MORN’ OMINA
L’Unification Des Forces Opposantes dei belgi This Morn’ Omina è musica tribal industrial ossessiva e allucinante da consumarsi preferibilmente oltre la data di scadenza in un tepee affumicato dai vapori balsamici di un calumet della pace dei sensi. Il tizio che li governa, Mika Goedrijk, è un folle scocciato che avrei paura ad incontrare per strada di notte. Dal video capirete subito di cosa sto parlando. Come i formaggi puzzoni i This Morn’ Omina sono roba per veri intenditori.
CONTRE JOUR
Il contre jour è una particolare tecnica fotografica che serve a ritrarre soggetti in contro luce. Un nome ben azzeccato se si ascoltano queste dolci note con attenzione. Il suono è minimale ed essenziale come le linee nere di una silhouette che si stacca da un fondo di forte luce. Del resto la new wave degli anni ’80 era fondamentalmente contrasto e i CJ sono puri cavalli di razza new wave senza se e senza ma. Fanno ripartire la carrozza lì dove Bauhaus, Joy Division, Cocteau Twins e i Siouxsie l’avevano parcheggiata. Nient’altro da aggiungere. One Night At The Station: una perfetta fotografia vintage del tempo che fu. Di tutta la qui presente carrellata sicuramente il disco che preferisco.
DELENDA NOIA
Bisogna citarli per forza primo perché sono italiani, secondo perché sono sardi. La provenienza geografica non rappresenta però l’unico pregio di questo duo alle prime produzioni discografiche col debut album Noia Estetica. C’è dentro la new wave italiana e il post punk (dai lo so che state pensando a questo). Innovazione non pervenuta, ma nemmeno cercata se proprio lo vogliamo dire. Il genere appartiene ad un’altra epoca in cui fu moda e stile di vita e che bello vedere che c’è ancora qualcuno che porta avanti l’idea. Come i pantaloni a zampa di elefante e i zatteroni: prima o poi ritornano. O come i peperoni se preferite.
IN THE NURSERY
Embè, anche i gemelli Humberstone suonavano già che manco ero nato e suonano ancora. Blind Sound, milionesimo disco degli In The Nursery, come accade da una quindicina di anni a questa parte, è un album che si alterna all’ennesima colonna sonora. Come se il tempo non fosse passato e come se non avessero tutti quegli anni di carriera alle spalle propongono un sound ancora fresco fatto di tastiere neoclassiche e ritmi marziali. Un nome una garanzia: In The Nursery vuol dire fiducia.
SKINNY PUPPY
Altro nome pesantissimo nella scena sinth-qualcosa, post-qualcosaltro, dark-chemminchianeso ma sopra ogni altra definizione fondamentalmente industriale. Anche qui ennesimo splendido album di una immensa discografia. Bla-bla-bla, se li conoscete è inutile che stia a sprecare parole. Se non li conoscete è il caso di cominciare da subito magari con l’ultimo nato HanDover e poi seguire a ritroso tutta la produzione e che buon pro vi faccia.
A-HA
Eeeh, delfini curiosi. Lo so che vi piacciono gli a-ha e che non vedevate l’ora di riascoltare Take On Me. Anche io li adoro e con la scusa della pubblicazione del live Ending On A High Note, tour di addio della band, posso chiudere la vagonata con questo che è il più famoso dei videoclip dei principi del sinth pop norvegese. Se invece volete ascoltare il brano reinterpretato da Albano Carrisi cliccate qui. (Charles)
Piccolo post scrotum. Non ne parlerò mai male per il troppo affetto che nutro nei confronti dei Kirlian Camera ma l’ultimo album non mi è piaciuto e la cosa continua a non andarmi giù. Sicuramente il problema è mio perché in giro ho letto solo recensioni estatiche e mirabolanti. Boh, mi sarò rincoglionito. Angelo, Elena, potrete mai perdonarmi?
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