La lista della spesa di Griffar: AUTUMN LAMENTS, OLD FOREST

Ancora un po’ di cosette interessanti che potrebbero fare al caso vostro se volete ascoltare del sano black metal underground che in pratica non s’incula nessuno. Io se no qui cosa ci starei a fare, a parlarvi di roba Napalm records o Nuclear Blast? Bah, anche no, per quello c’è altro, tra un po’ ai loro gruppi faranno recensioni anche i “critici musicali” del Corriere della sera.
Gli AUTUMN LAMENTS sono tedeschi (va beh, è tedesco: come oramai quasi sempre accade è un uomo solo al comando) e Gone è il primo disco uscito nel 2019. La domanda spontanea che mi sento rivolgere è: “E perché cazzo ce ne parli solo adesso???” Perché, fino a quando non lo ha ristampato in CD la piccolissima etichetta francese Remparts Productions, questo disco aveva una visibilità nulla. Autoprodotto sia in digitale che in fisico – ne esistono solo 20 copie in cassetta, se v’interessa l’originale prima stampa – in mezzo a tutta la musica che esce quotidianamente una cosa simile è come mettere una goccia di blu di metilene in mezzo all’Oceano Pacifico e sperare di riuscire a distinguerla da un satellite. Subentra allora la ristampa (rimasterizzata) dei primi giorni di marzo di quest’anno: non che si parli di tirature iperboliche (70 copie all’incirca), ma sempre meglio che niente. La musica che troverete in questo CD è un depressive black metal atmosferico, molto melodico, composto e suonato con passione, convinzione e capacità. Cinque brani più intro ed outro strumentali discretamente lunghe e stranamente non irritanti, 42 minuti di musica in totale. Direi nella media come durata, né troppo limitata né eccessiva. Uno screaming penetrante senza esagerazioni declama versi desolati, sconfortati e sgomenti, una chitarra prevalentemente lenta adombra riff malinconici come solo i giorni brumosi di nebbia in autunno sanno essere, il basso segue la marcia funebre in un cupo incedere monolitico. Per i più addentro al genere direi che sono accostabili con una certa precisione ai Nocturnal Depression. Ascoltare questo disco non è tempo sprecato comunque, ve lo garantisco. Il ragazzo ha anche scritto un altro album (Elegies, 2020) parimenti invisibile e che presuppongo verrà esso stesso ristampato a breve. Se capita riferirò.
Tornano anche gli inglesi OLD FOREST con il loro – credo, mi sa che ho perso il conto – ottavo full-length. Decisamente buono, noto. Il loro problema è sempre stato e sempre sarà avere esordito nel 1999 con un disco all-out, cioè un qualcosa che stabilisce un limite impossibile da superare a meno che non subentri un altro qualcosa di ancora più fenomenale, evento che solitamente è assai difficile che si verifichi due volte nella vita. Into the Old Forest non si batte, non c’è nulla da fare. Mica solo per loro eh!, penso per chiunque. Pensate che all’epoca si vociferava che Old Forest fosse un progetto fantasma dei Cradle of Filth con Dani e Barker che figuravano sotto falso nome e volevano pubblicare materiale inedito lasciato fuori da The Principle of Evil Made Flesh per mancanza di spazio. Non ho mai saputo come avesse potuto circolare una simile notizia ma sinceramente non me n’è mai fregato più di tanto, a chi importerebbe veramente? Tanto stiamo parlando di tanto tempo fa, gli Old Forest sparirono per diversi anni per poi rimettersi a pubblicare dischi con una certa regolarità. Oggi possiamo gradire questo nuovo full intitolato Sulwyke, otto canzoni di gustoso black metal oscillanti tra i cinque e i sette minuti, una congiunzione tra il black metal atmosferico e notturno dei conterranei Thus Defiled e il black melodico schiettamente svedese. Come anticipato, non si raggiunge il livello di Into the Old Forest, ma comunque ci sono dei gran bei pezzi, riff deliziosi, arrangiamenti molto curati, escursioni vocali nell’epic/pagan, melodie azzeccate e il giusto tiro per scapocciare quando occorre. Il disco si ascolta con piacere tutto d’un fiato e intrattiene con piglio e mordente, evitando che l’ascoltatore si perda in pensieri cupi come l’ultima busta verde appena recapitata dal connivente postino traditore contenente l’ennesima multa elevata dall’ennesimo velox-bancomat-Caino nascosto invisibile nella boscaglia. (Griffar)
Gran bel disco Sulwike
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Sulwyke
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Grazie, fa sempre piacere leggere qui di roba underground black contenente le parole “old” e “forest”
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