Avere vent’anni: CARNAL FORGE – The More you Suffer

Qualche anno fa i Carnal Forge misero sul mercato l’inutile Gun to Mouth Salvation e io feci notare che Jari Kuusisto era l’unico superstite e membro fondatore ad aver suonato con la band sin dall’esordio Who’s Gonna Burn?, che poi rimane a distanza di un quarto di secolo il loro disco migliore. Sapete che succede in questi casi?

SCACCO MATTO.

Jari Kuusisto nel 2022 ha lasciato i Carnal Forge e ora il più anziano di loro è Petri Kuusisto, con loro dal secondo Firedemon (un buon disco che tuttavia corrispose all’avvio di una implacabile parabola discendente). I due, come avrete facilmente dedotto, sono fratelli e, ancor prima di condividere il palco con i Carnal Forge, avevano suonato insieme a metà anni Novanta con gli In Thy Dreams. Non sono fondamentali, ma voi recuperate The Gate of Pleasure perché era agli antipodi della banalità su cui si fonderanno poi tutti, dico tutti i dischi dei Carnal Forge.

SONO PER CASO DISPIACIUTO?

Assolutamente no. I Carnal Forge dovevano semmai andare a puttane molto prima. Ho scritto di Firedemon che non era come Who’s Gonna Burn? e poi avrei potuto compilare un trattato in tre volumi per spiegarvi che Please… Die! non era all’altezza di Firedemon. Scrivere della carriera dei Carnal Forge è facile: dici che il disco è meno bello del precedente e un paio di righe sotto aggiungi che alcuni pezzi hanno una qualche velleità slayeriana. E puoi andare a letto felice.

Casomai sono dispiaciuto che i Carnal Forge si siano separati da Jari Kuusisto soltanto adesso.

PROVO UNA QUALCHE CURIOSITA’?

Non me ne frega un cazzo di cosa i Carnal Forge ci propineranno d’ora in poi. Sono anzi convinto che Petri in studio di registrazione starà fisso al telefono col fratello a sollevare una generale preoccupazione circa il fatto che i pezzi nuovi “suonano ahimé bene e anche un pelino originali, per essere nel 2023, e noi ci siamo ben guardati dall’esserlo già nel 1998”.

La cosa che mi interessa dei Carnal Forge futuri sono i titoli. I titoli dei dischi dei Carnal Forge sono immensa goduria per il sottoscritto. Traduceteli, provate a ripeterli nei linguaggi più utilizzati nel vostro quartiere o nelle località balneari che frequentate. Immaginate altri titoli dei Carnal Forge seguendo il medesimo algoritmo. Non smettereste più.

Who’s gonna burn? (Chi s’ha a bruciare?)

Please… die! (Si inizia a implorare l’interlocutore)

The More you Suffer (Si inizia a pensare ci sia dietro Cesare Carrozzi)

Aren’t you Dead Yet? (O che ‘un sei ancora morto?)

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E qui apro parentesi. La band meno originale per antonomasia nel 2005 riuscì a farsi copiare dai Children of Bodom, i quali, finlandesi come alcuni membri dei Carnal Forge, ci offrirono una variante del loro titolo certi che quell’album nessuno se l’era filato sino ad allora.

Ancora qualche anno di attività e un paio di viaggi a Livorno a riempire gli spazi fra un tour e l’altro e sarebbero usciti su Century Media con Lo strabudello onco di tu’ ma battona. Il titolo di un disco dei Carnal Forge aveva il compito ingrato d’offendere l’ascoltatore, essendo loro certi che l’ascoltatore, alla terza o quarta canzone, avrebbe restituito alla band un dosaggio cinque volte più elevato delle minacce presenti nella tracklist.

Mi rifiuto categoricamente di riascoltare The More you Suffer nel 2023. So con certezza che l’ho fatto vent’anni fa e che l’album non mi piacque, e dubito che oggi cambierei anche solo parzialmente idea. (Marco Belardi)

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