Iniziamo bene l’anno: OBITUARY – Dying of Everything

Dying of Everything è un grande disco di un gruppo che è stato fra le maggiori guide del death metal delle origini, che ha avuto un periodo di cambiamenti e di crisi, ma che è stato in grado di riprendersi alla grande: gli Obituary hanno da qualche tempo ritrovato l’energia dei riff e dei groove, da sempre il loro maggiore punto di forza. Insieme a questo, le canzoni si basano su materiali sonori semplici, fatti di pochi accordi, ma con una grande attenzione per la resa ritmica e per il timbro di ogni strumento. Qui, difatti, bisogna evidenziare un altro punto di forza degli Obituary: il loro suono, una delle caratteristiche che li rendono immediatamente riconoscibili, insieme alla voce di John Tardy. Per concludere la parte tecnica: la produzione è stata curata dal gruppo insieme a Joe Cincotta, è ottima nel valorizzare lo stile del gruppo, come del resto gli Obituary sono sempre stati capaci di fare già quando incidevano ai Morrissound. La formazione è rimasta la stessa degli ultimi anni: i fratelli Tardy, l’immancabile Trevor, Ken Andrews Jr. alla seconda chitarra e Terry Butler al basso.

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Le canzoni di Dying of Everything, pur restando ben all’interno del tradizionale stile degli Obituary, sono piuttosto varie e sono quasi tutte bellissime. C’è qualche calo di tono, che però verrà percepito come tale anche in base ai gusti personali di ciascun ascoltatore. Per esempio io ho trovato il quarto brano, War, ripetitivo e scontato, ma allo stesso tempo potrebbe piacere a chi invece apprezza i ritmi marziali. L’ultimo, Be Warned, è un doom che non è nelle mie corde ma che certamente può ritornare in mente dopo qualche ascolto. Tutto il resto del disco ci riporta agli Obituary originari, senza indugi e con ottime idee, e rimarrà uno dei migliori della loro carriera più recente.

A parte essere un ottimo album, Dying of Everything ha il pregio di essere anche molto ascoltabile, come ci conferma lo stesso John Tardy nelle dichiarazioni ufficiali:

È facile da ascoltare. Puoi godertelo semplicemente, senza doverci pensare troppo. Ma ogni volta che ci torni sopra e lo riascolti, scopri delle cose nuove.

 

La copertina di Dying of Everything è di Mariusz Lewandowski, artista polacco che amava usare colori, luci, spazi e contrasti. È morto nel 2022 poco dopo aver terminato l’artwork per gli Obituary, per cui potrebbe essere stata la sua ultima opera.

L’album è stato composto durante la pandemia e il titolo, dice Donald Tardy, “sembra adeguato per questo momento storico. Penso che si adatti perfettamente a quello che tutti hanno passato negli ultimi due anni”.

Con Dying of Everything iniziamo proprio bene l’anno metallaro, e cominciamo già a pensarlo nelle playlist di fine anno.

Lost inside my mind
Leaving all behind
Once you fail inside

Feelings will collide
As you fall apart
Beginning a new start

[Torn Apart]

(Stefano Mazza)

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