Una retrospettiva sui SELVHAT

La Terratur Possession, etichetta norvegese nota principalmente nel giro del collezionismo per via delle sue edizioni in vinile solitamente assai limitate e accompagnate da packaging generalmente lussuosissimi, ha ristampato nel mese di settembre il primo e unico disco dei Selvhat, ovvero Gjennom Mørket Famlende, uscito originariamente nel 2008 in cassetta per la microscopica Nordkult Rituals e dalla stessa pubblicato l’anno dopo anche in LP, stampe oramai introvabili da un pezzo se non a prezzi da puro delirio. Alla ristampa di questo titolo perso nella notte dei tempi viene fatta seguire una compilation in doppio vinile: quest’ultima raccoglie una selezione di alcuni pezzi delle quattro demo, che i Selvhat si autoprodussero tra il 2004 e il 2006, integrati con brani mai pubblicati prima d’ora; tra il full length (che dura circa 46 minuti) e la compilation ci viene dunque data la possibilità di gustarci due ore abbondanti di musica da un oramai lontano passato, musica che assurse fin da subito a status di culto anche per via della diffusione irrisoria, che ne limitò notevolmente l’accesso al grande pubblico.
Ma chi erano i Selvhat? Erano il progetto depressive suicidal black metal di Steingrim Torson, mente principale dei Celestial Bloodshed, da più o meno tutti considerati una delle nuove speranze per il black metal norvegese sul finire degli anni Duemila; inoltre Torson fu tra i partecipanti a quella specie di supergruppo chiamato One Tail One Head e prestò la voce anche agli Slaugmar, entrambi facenti parte della suddetta Terratur Possession. La tragica fine di Steingrim, morto a soli 25 anni a causa di un colpo di pistola allo stomaco sparato a bruciapelo da uno dei suoi compagni di rituali (non si è mai saputo se volontariamente o per infausta fatalità), segnò la fine di tutti i suoi progetti musicali, Celestial Bloodshed in primis che erano senza quelli più lanciati verso la fama e la notorietà. Ma Steingrim Torson era un’anima in pena, un’anima tormentata fin nel più profondo del midollo, e la sua musica, che oggi possiamo riascoltare grazie all’etichetta che ha deciso divulgarla più capillarmente, è quanto di più sofferto e straziato il DSBM abbia saputo offrire nel corso della sua storia.
Applicare voci black metal a partiture lentissime tipiche del funeral doom lo hanno sperimentato in diversi con alterne fortune, e nella maggior parte dei casi a brani eccellenti si sono affiancati pezzi soporiferi o privi del giusto pathos per colpire efficacemente l’immaginario del pubblico. Ma nel caso dei Selvhat il discorso è completamente diverso. Il loro depressive black aggredisce i timpani del malcapitato ascoltatore sommergendolo con tanta di quell’angoscia, tanta di quella sofferenza intima, greve, disperata da riuscire effettivamente a convincerlo che tutto è perduto e che non vi sia alcuna alternativa possibile al suicidio per evitare di dover affrontare tutti i demoni della propria mente senza impazzire a nemmeno metà del tentativo. Steingrim Torson era dedito al masochismo estremo: nella copertina interna della compilation vengono pubblicate per la prima volta sue fotografie nelle quali figura coperto da profonde ferite da arma da taglio oppure sanguinante dopo essersi inflitto ogni sorta di violenza con un martello. Queste fotografie fanno sembrare l’autolesionismo di Kvarforth roba da coniglietti bagnati, e la musica che potrete ascoltare nei due vinili riduce quella degli Shining a musichette da spot pubblicitario calato nel sociale, tipo quelli della Pubblicità Progresso contro le vittime della strada o di avvertimento per evitare di prendersi l’AIDS.
Il depressive suicidal black metal è un genere abbastanza ostico, che di norma o si adora o si schifa tout court, ma nel caso dei Selvhat mi sento di consigliarvi il tentativo di ascolto, meglio se in piccole dosi per i primi tempi perché il tasso di nocività di questa musica è tale da necessitare di una certa apertura e predisposizione mentale per essere apprezzata senza effetti collaterali. Forse l’espressione massima che il genere ha raggiunto assieme a Nocturnal Poisoning degli Xasthur, con la differenza che il suo creatore non ha usato queste composizioni per esorcizzare il proprio mal di vivere e cercare di conseguenza di esistere in modo il più vicino possibile ad una parvenza di normalità, ma le ha scritte come autobiografia e ci si è immerso così profondamente da non riuscire a evitare l’annegamento. Era un’anima in pena, tormentata, e la sua fine così tragica forse non fu nemmeno così casuale. Per ascoltare Gjennom Mørket Famlende e la compilation Avskjed è necessario possedere un piatto giradischi perché, secondo quanto scritto nelle copertine interne, i due titoli non saranno mai pubblicati in versione CD, vista l’avversione che l’artista norvegese aveva per questo formato. Non ho idea se siano state diffuse nelle piattaforme digitali in voga al giorno d’oggi ma francamente ne dubito, negli LP non è inclusa una download card quindi è probabile che versioni in digitale non ne esistano. Vale comunque la pena cercarli, non si sa mai, su Youtube qualcosa c’è. (Griffar)
Onestamente non li avevo mai sentiti nominare ma non mi hanno fatto una grande impressione. Il brano riportato in calce mi sembra tutto sommato molto ripetitivo, poco ispirato e quasi solare viste le premesse. Non ho mai avuto grande feeling con il black metal e devo confermare le mie impressioni anche in questo caso. Mi sembra veramente poca cosa rispetto a una cosa realmente tetra e depressiva come il funeral doom, chiamare gli Skepticism dei “The March and the stream” nel caso.
"Mi piace""Mi piace"
Posso dirti che ascoltare i brani dal vinile originale piuttosto che da youtube è come il giorno e la notte… mi riprometto di digitalizzare i dischi, poi magari li carico sulla chat Telegram del blog. Potresti cambiare idea… o forse no, va a gusti. Solo che ci vuole tempo, cosa che ultimamente mi manca in modo drammatico.
"Mi piace""Mi piace"
Pure a me…
"Mi piace""Mi piace"
Infatti…, da quando ho ripreso possesso della mia vita, in un certo senso, mi sono ritagliato del tempo per ascoltare almeno un lato intero di un LP al giorno, con una birra in santa pace, mi sento come negli anni 80 90 quando da ragazzino mi lasciavo trasportare dalla fascinazione senza respiro del metal underground in vinile. Forse adesso ancora di più. Col digitale o youtube giusto giusto per curiosare, nemmeno il genere o il suono riesci a capire e apprezzare. Ci vuole approfondimento, dedizione, impiantino almeno decente o almeno le cuffie
"Mi piace"Piace a 1 persona