Avere vent’anni: ENTHRONED – Carnage In Worlds Beyond

Armoured Bestial Hell è un bel disco, come ho già avuto modo di dire. Magari non eccezionale, ma buttalo via. Nondimeno qualcuno criticò gli Enthroned per non aver pubblicato il solito disco-inferno (o disco-massacro che dir si voglia) e loro si offesero. Così, appena un anno dopo, i belgi pubblicarono il loro disco forse più incazzato di sempre. Carnage in Worlds Beyond è la risposta a tutti coloro che li avevano stigmatizzati, è il loro modo di gridare a squarciagola ai quattro venti: “Guardate che a suonar veloce siamo capaci pure noi, e lo facciamo anche meglio di voi”. I destinatari del messaggio sono i soliti: tutti i fan di Marduk, Dark Funeral, Unlord, Funeral Winds nonché – per i più addentro al fast black metal – Thy Infernal, Baltak, Ogmias. Ovvero gruppi artefici di dischi che, lunghi o brevi che siano, non lasciano un attimo di respiro.
In Carnage in Worlds Beyond potete scordarvi anche venti o trenta secondi di tregua con un riff un po’ meno distruttivo, uno stacco – perché no – acustico, un rallentamento groovy o un intermezzo con i synth, giusto per interrompere la monotonia. Il disco comincia a martellare con una furia di rara intensità fin dal primo secondo e non mitiga questa veemenza per tutta la sua (a questo punto non indifferente) durata di quaranta minuti; quaranta minuti di puro, incessante, incontenibile, intransigente fast black metal che più fast non si può.
Sabathan alla voce è più demoniaco che mai e la sua performance, per cattiveria e malignità, e la migliore dopo quella su Towards the Skullthrone of Satan. Tutto il resto sono riff in blast beat pressoché perenne, composti con sagacia e ricercando comunque un senso logico nelle melodie, senza sconfinare nel caos puro e semplice. Assoli di chitarra slayeriani irrompono non si capisce bene se con l’intento di alleggerire la tempesta sonora o per squartare con più violenza ancora i timpani del malcapitato ascoltatore. Non c’è pausa, né cedimento, né compassione. Il titolo dell’opera è un nomen omen: carneficina d’altri mondi. In virtù di tutto ciò, il disco è ostico per chiunque non sia avvezzo a catastrofi sonore di tal fatta. I brani si assomigliano molto l’un l’altro (e te credo…) e, a mio personale parere, gli Enthroned nella loro lunga quanto gloriosa carriera hanno fatto di meglio.
Carnage in Worlds Beyond è pura incazzatura, è violenza e basta. Diciamo che non è il primo loro disco che consiglierei di ascoltare se non avete mai avuto il piacere di avvicinarvi alla loro musica. Che sì, è sempre stata velocissima e violenta ma così si esagera: o siete malati di black metal come me – che in contesti del genere sguazzo come uno storione in un fiume melmoso – oppure dopo i primi tre brani ci metterete una pietra sopra e la prossima volta che vi parleranno degli Enthroned ripenserete a questo album e li scarterete a prescindere perché troppo estremi. Nessun disco degli Enthroned, da che esistono, è da ignorare. Solo che per apprezzare Carnage in Worlds Beyond ci vuole allenamento. Meglio allora cominciare con i primi tre dischi (Prophecies of Pagan Fire, Towards the Skullthrone of Satan, The Apocalypse Manifesto) o i più recenti XES Haereticum e Pentagrammaton. Vi sparate questi in cuffia a volume siderale e poi, dopo un po’ di assuefazione, vi riuscirà semplice anche comprendere questo disco. Che compie vent’anni oggi e mi sembra incredibile che sia già passato così tanto tempo. (Griffar)
Grande!
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