Musica per gente con gli occhiali: PORCUPINE TREE – Closure/Continuation

Dopo ben tredici anni dal precedente The Incident torna uno dei gruppi di area progressive più amati nel nostro Paese, i Porcupine Tree. Dopo più di un decennio in cui Steven Wilson, leader indiscusso della band, è stato estremamente impegnato in una prolifica ed eclettica carriera solista, nella partecipazione a diversi progetti e nella propria attività di “ingegnere del suono”, il nostro ha deciso di resuscitare a sorpresa la sua creatura più nota e di successo. Non perché ne sia mai stato annunciato lo scioglimento, ma perché Wilson nel corso degli anni ha sostenuto, in modo inequivocabile, di preferire la libertà connessa alla carriera da solista, non dovendo condividere le proprie scelte con nessuno. E invece, pur senza la presenza di Colin Edwin (sostituito dallo stesso Wilson), tornano i Porcupine Tree, anche se senza “un piano a lungo termine”. Closure/Continuation rivela, infatti, la propria natura sin da subito, a partire dal titolo.

Porcupine Tree - Closure_continuation

Si tratta di un disco che è un perfetto seguito del corso intrapreso dalla band da Deadwing in poi, ed è a tutti gli effetti una prosecuzione del non troppo riuscito, freddo e cervellotico The Incident. Allo stesso tempo, l’album può fungere da perfetta chiusura di un percorso evolutivo, qualora i nostri decidano nuovamente di tirare i remi in barca e rimettersi “in letargo”. Quindi, per farla breve, un album che non concede particolari sorprese, ma che farà comunque felici i fan della band.

Nonostante la durata a volte eccessiva e una certa freddezza che accompagnava anche le ultime prove della band, questa volta i Porcupine Tree hanno fortunatamente abbandonato certe sovrastrutture eccessivamente contorte e cervellotiche e hanno lasciato più spazio alla melodia, raggiungendo risultati davvero convincenti. Non solo, a differenza del precedente album in cui le sezioni più “metal” dei diversi brani risultavano essere prive di mordente, in questo caso, anche grazie a dei suoni pieni e di impatto, sono la marcia in più del disco. Concetto che emerge sin dall’iniziale, ottima, Harridan, primo singolo dell’album.

steven-wilson-foto-Andrew-Hobbs

Il concetto di “musica per gente con gli occhiali”.

Un mix delle ultime prove della band che pesca da Deadwing per le parti più melodiche e da Fear of a Blank Planet per le strutture più complesse, come dimostrano, rispettivamente, brani come Of The New Day e Rats Return, il tutto filtrato dall’esperienza solista di Wilson e, in particolare, degli ottimi The Raven That Refused to Sing (And Other Stories) e Hand. Cannot. Erase. Tutti i brani hanno il loro perché e sono formalmente inattaccabili, pur ravvisandosi qualche perdonabile prolissità nel blocco centrale dell’album composta da Herd Culling e Walk The Plank , mentre i nostri trovano una chiusura davvero eccezionale in Chimera’s Wreck, forse il miglior brano del lotto e sintesi perfetta dell’album.

Da segnalare anche la presenza di tre interessanti bonus track (per l’edizione in vinile e la deluxe) tra cui spicca Never Have, unico brano in parte più vicino al periodo “di mezzo” dei Porcupine Tree. In conclusione, Closure/Continuation è tutto ciò che era lecito aspettarsi dal ritorno di Wilson e soci partendo dagli ultimi lavori. Niente di più, niente di meno.

8 commenti

  • Pur amando il progressive, anche quello moderno, i Porcupine Tree non mi haano mai toccato particolarmente le “corde del cuore”, quelle che mi fanno amare sì o no certi gruppi, certi generi musicali, anche solo una canzone e via di qualsivoglia band.
    Ciò premesso, che Wilson venga sottoposto a shitstorm per aver detto che i Måneskin sono un gruppo di mediocri riciclatori famosi più per la loro presenza sui social che per il loro reale talento è una bestemmia che non può e non deve passare sotto silenzio, almeno non tra i lettori di questo blog. Si mette alla berlina una persona che ha più talento rock nell’unghia del suo mignolo rispetto ai quattro manichini del momento per aver semplicemente detto che il re è nudo, e questa è (oltre che una bestemmia) una follia. Non è possibile che i tempi debbano sempre cambiare per forza in peggio.

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    • Hai pienamente ragione, ma credo che si sia scesi ancora una volta nella cloaca del giornalismo in cerca di scoop. Probabilmente l’unica risposta possibile alla domanda: “Cosa ne pensi dei maneskin/vasco/ligabue?” è “no comment”. Ogni espressione di un giudizio su qualcuno di famoso verrà sempre utilizzata, travisata e modificata a piacimento del giornalista per guadagnare notorietà.

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    • Ti dò ragione, una persona non può essere sottoposta a questo scempio solo per aver espresso la sua opinione; detto questo, a me Wilson fa cagare e i suoi Porcupine Tree mi fanno cagare a spruzzo, avessero anche il talento di Pink Floyd e Voivod messi insieme. I Maneskin invece mi piacciono, anche se fossero quattro marionette manovrate dal music business e dovessero sparire domani.

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      • Quindi il tuoi incipit serviva a salvarti dai commenti per l’enunciazione che seguiva e non sentirti dire che hai palesato una competenza musicale pari al bimbo minkia medio italiano, assuefatto all’autotune,
        e dei gusti musicali che dire discutibili è minimizzare la puzza della merda .
        Visto che ti piacciono e te ne pasci e bei , stai tranquillo che anche se sparissero troveresti buoni sostituti , partoriti
        dalle cloache multimediali e social che pare siano il tuo fornitore ufficiale di musica.
        Ovviamente anch’io esprimo la mi modesta opinione, ovvio , mi chiedo perché frequenti questo blog e perché hai scritto questo post.

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      • @Mala the Old: Pensavo che lo spirito del blog fosse un po’ diverso: se a te i Maneskin fanno cagare meglio per te, a me piacciono e non sento il bisogno di giustificarmi per questo. Buona serata.

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    • A me sconcerta abbastanza che una roba come i Maneskin abbia avuto questo successo nel mondo anglosassone. L’Italia è da sempre un terzomondo musicale per quanto riguarda il rock in generale, quindi che siano riusciti a sfondare qua è comprensibilissimo. Ma all’estero…booooooh

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  • Wilson che rinfaccia ai Maneskin di suonare roba riciclata fa tanto, tanto ridere.
    Ha fatto cose egregie per carità, ma non ha certo reinventato un genere come ci si ostina a fare credere.

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  • Ah Wilson se solo non avessi quella faccia da stronzetto sapientino….a me cmq mai piaciuti, ma sui Maneskin concordo, tantissimo fumo e pochissimo arrosto, ma si sa l’industria discografica ogni tanto “grazia” qualcuno e si va dalle stalle alle stelle, alla fine funziona così. In più 3/4 dei maneskin sono dei bei ragazzi con bonus fighetta che suona il basso e la fa annusare un po sui social. Wilson Abbbello dezzia ma n’do cazzo voi annà con sti du occhialucci? Questi ggiovani se ne sbattono le palle, stanno facendo i soldi e si divertono pure, ‘tacci loro!

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