Avere vent’anni: HETROERTZEN – Flying across the Misty Garden

Vi presento un gruppo che sfortunatamente non molti conoscono, tanto per ribadire il concetto che, mentre alcuni si trovano davanti non del tutto meritatamente – porte aperte e strade spianate verso una carriera fulgida, per altri progetti il discorso è l’opposto: non riescono ad ottenere quanto gli spetterebbe se il talento gli venisse equamente riconosciuto. Gli Hetroertzen sono un gruppo di origine cilena poi traslocato nella più solare Svezia alla fine degli anni Duemila e Flying across the Misty Garden è il loro album di debutto, uscito in CD per la microscopica label Trollberg Musik, anch’essa cilena, nel lontano 2002; distribuito in modo insufficiente per non dire nullo, ne sono circolate poche copie ora in mano a pochi fortunati (anche se i prezzi Discogs non sono proibitivi, pensavo peggio: io non ne ho mai visto uno in vita mia e sapevo di cifre grosse, ben oltre i cento euro) ed ha cominciato ad avere una certa diffusione quando Northern Silence lo ristampò in vinile due anni più tardi, tenendo comunque presente che la Northern Silence di allora non è la perfetta macchina da guerra che è diventata oggi e che l’hype per i dischi in vinile era ancora ben al di là da venire. Questa versione ha una copertina diversa ed un brano in più risalente al primo periodo di esistenza del gruppo, al quale peraltro piacciono nomi decisamente insoliti: prima di chiamarsi Hetroertzen – già di suo non immediato, per così dire – si facevano chiamare Hhahda, roba che mette in secondo piano Szczęsny detto “codice fiscale”. Di recente è stato nuovamente ristampato dall’etichetta che li ha concretamente lanciati in modo professionale (Lamech records, per la quale sono usciti il quarto e il quinto album) in edizione deluxe, rimasterizzata tanto da far precisare che il suono del disco è piuttosto differente dall’edizione originale. Sarà, ma io tutte ‘ste gran differenze non le sento.

Gli Hetroertzen sono diventati al giorno d’oggi un nome di spicco nella ristretta stirpe del religious black metal, quel particolare sottogenere che ha avuto nei Deathspell Omega moderni i principali esponenti e primi ideatori, affiancati poi da gente come Watain del medio periodo, Ofermod, Fides Inversa, Funeral Mist, Ascension, Dodsengel, Nightbringer e chi più ne ha più ne metta. Rispetto a questi gruppi gli Hetroertzen sono forse meno conosciuti, nonostante siano ai vertici dell’eccellenza ritrovabile in questo tipo di black metal strano, molto contorto, dalle atmosfere nerissime come potrebbero essere certi rituali alchemici volti a peggiorare la qualità della vita sul pianeta Terra alla maggior parte della gente. La malignità e la sordidezza del satanismo glorificato nei dischi religious black metal sono quasi reali: sembra che la riproduzione di un disco di uno di questi gruppi causi un effettivo inspessimento dell’aria circostante, tintinnamenti di lampadari con annessa esplosione di lampadine, abbassamento della temperatura e fuoriuscita di ectoplasmi dalle casse dello stereo.

Va detto che Flying across the Misty Garden è un’opera prima che sprizza entusiasmo da tutti i pori ma non è il loro miglior disco: musicalmente è assai influenzato dai Dark Funeral e solo in parte contiene i virgulti della loro futura direzione musicale, percepibile in brani come Garden of Mist o In the last Night Storm, comunque non totalmente inquadrabili nel filone religious per via della struttura non particolarmente contorta. Viceversa, all’interno degli altri sei pezzi troviamo un black metal di ispirazione per l’appunto scandinava sparato a mille all’ora con riff monocorda che disegnano scenari oscuri e malvagi come il buon sano black metal esige. Un brano su tutti, la conclusiva Under the Moonfog che da sola vale tutto il disco.

I suoni sono molto equilibrati, questo va detto: basso in bell’evidenza, batteria con il giusto spazio, né troppo invadente né troppo nascosta e suonata con buona tecnica anche nelle parti più veloci, chitarra dinamica che ovviamente si tiene sulle spalle il peso dell’album in modo appropriato, cantato perfido e satanico il giusto. Certo, in seguito hanno composto musica molto migliore, decisamente più personale ed appassionante, già a partire dal successivo A Crimson Terrible Vision del 2004 (uscito per la cilena Rawforce, etichetta che ha curato le edizioni sudamericane di gente anche importante come Necrophobic, quindi decisamente meglio organizzata e ad un altro livello in fatto di serietà) per progredire poi con un costante miglioramento che li ha portati a farne uno dei miei gruppi preferiti nel filone a volte ostico del religious black metal, i cui gruppi di spicco a volte tendono ed essere un po’ prolissi e dispersivi, forse per accentuare la monotonia propria dei rituali occulti che si dilungano in litanie ripetitive fino all’ipnosi. Al contrario i cileno/svedesi prediligono sempre l’impatto piuttosto che lo scrivere riff contorti il più criptici possibile che appesantiscono, e di molto, gli ascolti.

Ad oggi gli Hetroertzen hanno pubblicato 6 full-length (più uno split LP con i Dodsengel) , l’ultimo dei quali è uscito nel 2017 per Listenable Records (un bel salto rispetto agli esordi, non c’è che dire), e si spera che più prima che poi si possa ascoltare della nuova musica da parte loro. Qui sì che ci si può andare sul sicuro: sarà di nuovo un gran disco, garantito. (Griffar)

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