CONTEMPT OF THE LIGHT – In the Darkest of Times

I più attenti tra voi avranno già sentito parlare di questo disco, uscito in digitale ad inizio anno e poi pubblicato anche in vinile e CD nell’ultima decade di luglio. I Contempt of the Light sono un side-project, un progetto solista di Micke Broberg, mentore dei leggendari Unanimated. Sì, proprio quelli di In the Forest of the Dreaming Dead e Ancient God of Evil. Qui sul disco suona chitarra e basso e si occupa delle voci, della stesura di tutti i pezzi e della produzione, mentre il mastering è stato fatto agli Unisound da Dan Swanö. Chi suoni la batteria non si sa, di sicuro non è elettronica ma non viene citato nessun nome di session in alcun luogo credibile.
Un bel po’ di nomi importanti, vero? Diciamo che l’uscita di questo disco è stato un po’ un fulmine a ciel sereno, non essendo stato pubblicizzato più di tanto, e noi ci siamo trovati di colpo davanti al prodotto finito, che nella bio precisa essere pure evil melodic black metal made in Sweden, for fans of DISSECTION, UNANIMATED, VINTERLAND, LORD BELIAL and other old-school Swedish Metal-Gods. Il che è verissimo: se prendete i Dissection di The Somberlain, i Lord Belial dei cari vecchi tempi, gli Unanimated ed io aggiungerei i Sacramentum di Finis Malorum, lasciando fuori i Vinterland dei quali in questi brani non sento niente di niente, mischiando un po’ otterrete quello che suonano i Contempt of the Light. A guardarci bene però questa non è nient’altro che un’evoluzione del sound degli Unanimated, modernizzato ed arrangiato in modalità più tipicamente black metal, ma come dicono saggiamente i proverbi “la mela non cade mai lontano dall’albero”.
Cosa ci si aspetta dunque da un disco di questo genere? Melodie grandiose, riff studiati al millimetro, arrangiamenti da fuoriclasse, cambi di tempo improvvisi perfettamente inseriti nel contesto. Non manca nulla di tutto questo, né mancano interludi arpeggiati di chitarre senza distorsione che accentuano la sensazione di cura per ogni dettaglio e la predilezione per le linee melodiche accattivanti. È un disco davvero notevole: non ha neanche un milligrammo di originalità e non c’è assolutamente niente di mai-sentito-prima, però è trascinante, pesante quanto serve, benedetto da melodie memorizzabili, ritmiche ficcanti e cambi di tempo anche improvvisi che spezzano le gambe. Inoltre la produzione dovrebbe essere materia di studio per le popstar più acclamate, dato che i suoni di In the Darkest of Times sono tra i migliori sentiti da un bel po’ di anni a questa parte.
Quello che non capisco è perché Broberg non abbia pubblicato questo album a nome Unanimated, visto che per impostazione musicale gli somiglia tantissimo, ed abbia invece inventato un nuovo moniker, quasi come volesse far passare il disco in sordina o metterlo al di fuori delle sue rotte principali. Un disco di swedish melodic black metal così non lo si ascoltava da un pezzo, fossi in lui ne andrei fiero. In fin dei conti è dal 2009 che gli Unanimated non fanno uscire un nuovo album intero, non vedo quale sarebbe stato il problema. L’ideale sarebbe farselo spiegare da lui in persona, se solo rispondessero alle richieste d’intervista… (Griffar)
appena ascoltato… meraviglioso! Strano che non sia uscito a nome Unanimated. Così su due piedi mi piace di più di annihilation.
Grazie della segnalazione, è quello che ci voleva…
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