Occult rock alla bolognese: intervista ai TENEBRA

A me di questo 2020 di merda fotte già una sega perché so che nel 2021 uscirà l’esordio dei Tenebra. Chi sono, chiederete voi se foste lettori distratti di Metal Skunk. Vi risponderei così: per quanto mi riguarda, insieme ai Messa, la band più fottutamente esaltante in giro nel Bel Paese. Quindi nel mondo. Un motore di doom rock ’70 che scalcia e non lesina benzina. Una leonessa che ruggisce Melanconia ed azzanna alla giugulare non appena abbassi la guardia. Dico questo, ma fino ad oggi hanno pubblicato ufficialmente solo quattro canzoni, più intro ed outro, nel bellissimo Gen Nero che, se volete, trovate su Spotify. O anche su Bandcamp, che magari ve lo comprate pure in vinile (AAA) e vi fate un regalo, come ha fatto il sottoscritto. Ve lo consiglio.
Ho dimenticato di parlarne con loro, ma per dare delle coordinate, cito una loro intervista radio che ho trovato online. Partendo dall’assunto che TUTTI siamo ispirati SEMPRE, in ogni respiro, dai Black Sabbath, nell’intervista la cantante Silvia citava nomi di seconda e terza fila degli anni ‘70 che però sapevano fottutamente il fatto loro, come Toad e Buffalo. Io ci aggiungo Montrose, Mountain, Leafhoud, o gli italiani Teoremi, o magari qualche delizia argentina tipo Pappo’s Blues. Che poi la suddetta Silvia sia la nostra Janis Joplin occulta ce lo teniamo per noi che ne siamo gelosi.
Se non vi ho incuriosito abbastanza, provate allora la versione demo di Heavy Crusher, un inno pazzesco epic-stoner-grunge (oppure più semplicemente rock’n’roll). Finirà registrata sul nuovo disco in lavorazione, ma l’etichetta Robustfellow l’ha inclusa in una compilation ed anticipata l’altro giorno sul suo Bandcamp. Se non fa venire l’acquolina in bocca anche a voi non avete una goccia di sangue caldo.
Ho raggiunto su Skype un Emilio Torreggiani (chitarra e non solo) particolarmente ben disposto e loquace, che ha raccontato molto di quello che volevo sapere di sua sponte, per cui per lunghi tratti mi sono limitato ad annuire in video. Ciò non di meno, nella trascrizione che segue, ho inserito artificiosamente delle domande qua e là giusto per giustificare il lauto salario garantitomi dalla sempre benemerita Metal Skunk S.p.A.
Emilio: Scusa se mi stravacco…
Fai, fai… scusa me se bevo allora, nel frattempo.
Emilio: Fai benissimo, guarda. Io alla fine è da quando han messo queste limitazioni che non ho più bevuto un goccio di birra.
Sei l’unico in Italia, io sono diventato un alcolizzato…
Emilio: Ma non lo so, alla fine mi sono accorto che ho il gruppettino al pub, sennò non mi viene, proprio.
Buon per te, hai risparmiato soldi e salute. L’altro giorno ho trovato sulla vostra pagina Facebook le anteprime dalle registrazioni del nuovo album ed ho iniziato a godere come un porco. Si chiude il 2020 e con questo speriamo anche il blocco dell’attività live. Il vostro com’è andato?
Emilio: In realtà nel 2020 una data l’abbiam fatta a gennaio, con un gruppo doom/stoner romagnolo che si chiama Arcana 13, al Freakout.
E per il 2021?
Emilio: Allora, noi abbiamo finito di registrare le basi del disco nuovo, basso-chitarra-batteria-sovraincisioni. Poi una volta finito con le sovraincisioni dovevamo fare le voci, ma qua in Emilia Romagna è iniziata la “zona arancione” per quattro settimane. Questo week end dovremmo farcela, finalmente. Poi io spero entro la fine dell’anno di mixarlo e poi, non so bene quando, ma nel 2021 uscirà. A questo giro non sarà un’autoproduzione. Abbiamo in ballo una coproduzione tra un’etichetta americana, un’etichetta olandese, una ucraina, una cinese per la stampa su cassetta, poi forse in ballo anche un’etichetta italiana.
Ciascuna ha un formato o una zona di distribuzione? Come funziona?
Emilio: Guarda, sarò sincero: non l’ho capito. Noi alla fine dell’anno scorso avevamo finito di registrare i demo. Durante il lockdown li abbiamo finiti di mixare e poi ho iniziato a mandarli in giro. Quando abbiamo cominciato a vedere che c’era un minimo di entusiasmo, io ho messo in contatto queste varie etichette ed ho detto “fate un po’ come volete”. Da quello che ho capito, l’etichetta americana farà una sua stampa per motivi di import, credo. Poi mi interessa il giusto. Già è tanto aver trovato delle etichette.
Immagino, poi de ‘sti tempi…
Emilio: Guarda, io ero molto sconfortato. Quando abbiam fatto Gen Nero, tecnicamente avrebbe dovuto essere una produzione di una etichetta italiana, non faccio il nome ma se guardi il retro del disco si capisce (ancora non l’avete ordinato? NdA). ‘Sto tipo ci disse “ve lo stampo io”, noi avevamo contatti con delle mezze etichette. Alla fine il tipo s’è fatto di nebbia. Quindi oramai le registrazioni erano vecchie di un anno e ho detto vabbè, stampiamocelo da soli. Marco Gargiulo (Metaversus, NdA) ci ha fatto l’ufficio stampa. Alla fine per una prima uscita è andata anche bene. Siamo finiti su classifiche di fine anno su Rumore, su Blow Up, Cvlt Nation ha fatto l’articolo sul video di Scarlet Woman, insomma, per essere l’esordio di gente, quanto meno per quel giro lì, semi-sconosciuta…
Beh te lo dico, di questo genere, doom rock, retro rock con voce femminile o che dir si voglia, di offerta ce ne sarebbe tantissima, ma di gente che, oltre allo stile, sia in grado di scrivere grandi canzoni, come appunto negli anni ’70, in giro ce n’è davvero poca.
Emilio: Beh, guarda, in tutti i generi in cui la chitarra è così presente, dall’hard rock al punk, con tutto quello che c’è in mezzo, è veramente facile uscirsene fuori con un bel riff e poi, ben che vada, si compone per concatenazione. Dici vabé, questo riff è figo, ce ne metto un altro figo subito appresso ed ho fatto. Invece alla fine bisognerebbe sempre avere quel minimo di tempo per sedersi un attimo e dire ok, questo riff è figo e può essere l’inizio di qualcosa, però poi deve esserci un chiaro-scuro, bisogna andare di qua o di là. In realtà qualcuno questa composizione “per riff” è riuscito a sfruttarla a suo favore, ma è più difficile, è difficile fare gli Sleep o gli Om, in cui c’è un riff più o meno dall’inizio alla fine. Sei in quella tonalità dall’inizio alla fine, e non ti muovi più. Paradossalmente trovo più facile sfruttare lo schema di Propp della canzone pop. Quindi: dinamica, chiaro-scuro, non dico che c’è per forza un cambio di tonalità, però magari per la strofa sfrutti una dominante e invece nel ritornello suona più la quinta. Tutti trucchetti che alla fine ho messo un po’ in gioco, avendo quarantun anni ed esperienza pregressa, anche se in tutt’altro genere.
E il disco nuovo?
Emilio: È chiaro, gli ingredienti sono quelli di Gen Nero, però secondo me sarò un po’ più vario.
Ci sarà una ballata?
Emilio: Chiamiamola ballata. Ci saranno parecchie chitarre acustiche. Ci saranno degli accordi maggiori (gaudio e tripudio, NdA). Sarà un pelo più vario, il rifferama ci sarà, i pezzi heavy ci saranno, però il disco durerà una quarantina di minuti, chiaramente ce la siamo giocata un po’ di più, contando a che a questo giro abbiamo fatto una scelta di campo: ci siamo presi il tempo di fare bene le cose. In realtà i demo erano venuti fuori così bene che tutte queste etichette avevano detto “allora stampiamo questo” e noi abbiamo detto “no, questi sono i demo!”
Come avete registrato?
Emilio: Ci siamo permessi questo lusso, uno studiolo qua in collina vicino a Bologna, e ce lo siamo registrato da soli il disco. Poi lo mixerà Bruno (Germano, NdA) come l’altro, ma abbiamo tutte le basi registrate live da me, poi le sovraincisioni ce le siamo fatte a casa o in sala prove, però sempre da soli, anche per avere un po’ più di tempo, quasi beatlesianamente, per dire “ok ci piace più la strofa di questa take, ma più il ritornello di quest’altra”. Non abbiamo mica fatto degli edit pesanti alla djent, però ci siamo presi più questa libertà di…
Quindi una registrazione in digitale, non analogica come per Gen Nero.
Emilio: Abbiamo registrato in digitale, però correzioni non ce ne sono. Abbiamo registrato nello studio di questo signore che suonava nei Confusional Quartet nei primi ’80 a Bologna ed ha un sacco di roba fica, abbiamo usato molti preamplificatori vecchi. Però per scaldare il suono ulteriormente, quando andremo da Bruno, lo passeremo sul “due pollici” e il missaggio probabilmente, se non sarà analogico, sarà un misto. È la mia prima esperienza come produttore di roba mia, devo dire che è faticoso, ma sono molto contento dei risultati che stanno venendo. Poi alla chitarra su un pezzo di quelli più psichedeliconi ci sarà come special guest Gary Lee Conner degli Screaming Trees (Ma io lo so chi è Gary Lee Conner…, NdA).
E con lui come siete entrati in contatto?
Emilio: Stampa con la Vincebus Eruptum di Savona. Sono riuscito ad ottenere la sua mail, gli ho mandato il pezzo chiedendogli se gli sarebbe andato di suonarci qualcosa. Ci ha risposto che il pezzo gli è piaciuto e ci ha mandato la sua traccia di chitarra.
Sul disco di Gen Nero non ci sono i testi stampati e ovviamente in giro su internet non si trova nulla. Qual è, se c’è, il concept delle liriche dei Tenebra?
Emilio: Ti rispondo per interposta persona perché Silvia (Feninno, voce, NdA) è piuttosto gelosa… Tutto il suo immaginario è piuttosto occulto. La Scarlet Woman del brano da Gen Nero era la compagna di Aleister Crowley. Tutti i testi sono tra il lisergico e l’occulto. Silvia ci tiene molto a queste cose ma al contempo è piuttosto restia a parlarne. Poi il mio punto di vista personale, parlando di musica popolare, è che a meno che non canti “heil Hitler” per me vale tutto. Poi chiaro, se sei Bob Dylan tanto meglio. Geezer Butler era un mega paroliere, però francamente i pezzi dei Black Sabbath per me sarebbero stati fighi anche se fossero stati “yeah yeah” dall’inizio alla fine. Ho sempre considerato la voce come un altro strumento.
E da questo punto di vista, Silvia è sicuramente una strumentista fenomenale. Voi altri tre pure non scherzate, però.
Emilio: Noi tre veniamo tutti da altri ambiti. Io da un gruppo di quello che all’epoca si chiamava indie rock (i Settlefish, NdA). Ovvio, niente a che vedere coi The Giornalisti… Mesca (Claudio Collina, batteria, NdA) veniva dagli ED, hardcore punk tout court, mentre Claudio (Troise, basso, NdA) era quello che suonava in gruppi un po’ più estremi, sempre nel giro crust-punk e death metal. Però tutti e tre avevamo la passione comune per il Classic Rock, in tutte le sue declinazioni. Io e Mesca avevamo iniziato molti anni fa, una decina, con un altro bassista, ma non riuscivamo mai a trovare un cantante e così abbiamo perso di vista la cosa. Poi anni dopo mi sono tornati in mano i vecchi demo, ed era roba caruccia, davvero un peccato. Allora misi un annuncio su Villaggio Musicale, e dopo mesi di pseudo Eddie Vedder mi arriva un messaggio di questa ragazza: “A me la vostra roba piace un casino, vediamoci”. Pensa che vedevo nel tondino dell’avatar questa figura bionda e riccia e dicevo “questa qua deve essere proprio patita dei Led Zeppelin”. Poi quando ci incontrammo mi resi conto che era proprio lei, non era una foto di Robert Plant. Dopo la prima prova insieme, cosa devi dirle, ci è piaciuta subito, super talento. Semmai la cosa che mi faceva amareggiare è che con un talento del genere, il primo gruppo serio, che non faceva cover, le è arrivato che aveva già ventisei anni. Io che vengo da un’epoca in cui la musica rock era più importante che adesso, a ventisei anni stavo smettendo di suonare, mi dicevo che non potevo continuare con quella vita zingara da fuorisede. Ma non è solo questione di talento. Là fuori di gente brava davvero a suonare è pieno, ma non ha mezza idea. Tutte le linee vocali che senti sono farina del sacco di Silvia. È parte fondamentale della composizione dei pezzi.
Non siete tutti a Bologna.
Emilio: Io e Mesca siamo di Bologna, Claudio fino a poco fa viveva a Bologna, Silvia è di Reggio Emilia. Però nonostante la distanza, siamo tutti abbastanza pratici col computer, per cui lavoriamo così: io tiro giù due linee di chitarra e ci metto una batteria programmata per dare il mood generale del pezzo e lo giro a tutti. Poi ci troviamo io e Mesca e stendiamo giù uno scheletro, Claudio si studia un basso e Silvia la voce e poi una settimana sì e una no ci troviamo tutti insieme. Claudio ora ha aperto questo negozio di vinili usati a Jesi (Darkside Vinyl Shop, NdA).
Questa estate ho preso una stampa di British Steel e una degli Echo & the Bunnymen a Sirolo ad un mercatino in strada da un tipo che forse era lui, allora.
Emilio: Se non lui, magari era il suo compare. Io quando me l’ha detto pensavo fosse una pazzia, ma pare le cose gli stiano andando bene, lavorano molto con l’usato, fanno molte fiere. Siamo lontani, però devo dire che essere così programmati ci fa gioco. Poi con la tecnologia che c’è oggi, ti fai un minimo studiolo in casa, e fai un sacco di roba, almeno come pre-produzione.
E com’è il giro a Bologna, Covid a parte.
Emilio: Secondo me la cosa figa di Bologna è sempre stata che c’è un sacco di generi diversi, ma alla fine ci si trova tutti negli stessi posti. Noi facevamo tutti capo a questo piccolo centro sociale che si chiamava Atlantide, nel centro di Bologna, che aveva questa caratteristica di essere molto ecumenico. Tu andavi lì e nella stessa serata ti trovavi il gruppo post-hardcore, quello indie rock, quello metal e il cantautore folk, tutti nella stessa serata. Questo ha mischiato molto le carte e questa cosa è un po’ rimasta. Ora il posto che ha un po’ proseguito su questa scia è il Freakout, piccolino, molto raccolto, molto americano, ricorda un po’ il CBGB, e anche lì programmazione molto varia, più o meno ogni sera c’era qualcosa, prima il concerto, poi che so, la serata hip hop. Quindi capita che la gente che va a sentirci i Municipal Waste poi rimanga per DJ Lugi. Poi durante il primo lockdown ha aperto un altro locale di gente del giro degli Storm{O}, il Circolo D.E.V., anche loro fanno live, con la caratteristica che li fanno molto presto. La città è superviva a livello di musica. Secondo me Bologna non è mai stata particolarmente rock. Il rock vive per via dei fuorisede, della provincia in generale. Il tipico percorso del bolognese è che alle superiori gli piaciucchia il rock, ma poi si dà subito alla musica elettronica. Però in realtà, col fatto che c’è una grande università, resta una cosa viva, non ci si può lamentare. Anzi, te lo dico dalla mia veneranda età, sei prima te a stancarti a un certo punto, la rumba c’è sempre. Adesso no, ma si spera che prima o poi…
Ok, Emilio, ti ringrazio molto per la disponibilità e la bella chiacchierata. In attesa di poter ascoltare il nuovo disco e di venire a vedervi dal vivo, spero prestissimo, chiudiamo con tre domande a bruciapelo. Vino o birra?
Emilio: Birra.
Scotch o bourbon?
Emilio: Scotch.
Black Sabbath o Stooges?
Emilio: Eh, cazzo, oh, mi chiedi tra la mamma e il papà… io sto proprio lì in mezzo…
A me di questo 2020 di merda fotte già una sega perché so che nel 2021 uscirà l’esordio dei Tenebra. L’ho già detto e mi ripeto. Se interessa anche a voi che il rock (scusate: il Rock, o Metal se preferite) abbia qualcosa di ESALTANTE da dire alle vostre Vite, SUPPORTATE LA VOSTRA CAZZO DI SCENA LOCALE. Uscite dal vostro letargo e tornate in strada, in sala prove o sotto il palco a sudare. Non appena potrete togliervi quella fastidiosa mascherina dalla faccia. (Lorenzo Centini)
Soccia che roba!
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