Papà, cos’era lo splatterpunk? Il caso Independent Legions

Ora non so a quanti di voi si accenda una lampadina nel cervello se scrivo la parola splatterpunk. In caso di risposta positiva, molto probabilmente siete, come me, intorno alla quarantina e avete trascorso parte della vostra adolescenza a setacciare le librerie alla ricerca delle rare edizioni italiane di autori che, nonostante il coevo boom commerciale di Dylan Dog e delle riviste Acme come Splatter e Mostri, nessuno sembrava interessato a proporre nel nostro disgraziato Paese. Scrittori che, nei tardi anni ’80 e nei primi anni ’90, rivoltarono l’horror come un calzino, descrivendo con dolorosa minuzia i mille modi nei quali la carne umana poteva essere profanata e proseguendo la dissacrazione – già avviata al cinema – di quei corpi perfetti ed efficienti che furono il feticcio del decennio più materialista dell’evo contemporaneo. Il tutto innervato dalle controculture che l’edonismo liberale aveva innescato sia come reazione che come logica conseguenza: il punk, l’industrial, la queer culture prima che diventasse la nuova frontiera del politicamente corretto, le modificazioni corporee prima che diventassero materiale per articoli pietisti di Vice. E l’heavy metal, chiaro.
Gente come Poppy Z. Brite, Richard Laymon, David J. Schow, Skipp & Spector, Jack Ketchum, Matheson figlio, lo stesso Joe Lansdale, che in Italia ha avuto sì una fortuna commerciale pazzesca ma solo a partire dagli anni duemila. L’unico che veniva tradotto costantemente era Clive Barker, almeno finché funzionò l’artificiosa contrapposizione mediatica con Stephen King. Il recente, imperdibile, I Vangeli di Sangue, uscito dopo sei anni di stop totale dovuto alla malattia che costrinse a una forzata pausa il suo ingegno irrequieto e poliedrico, me lo comprai in inglese. Davvero non era uscito in italiano? Leggo tranquillamente in inglese ma ero abituato a vedere Barker edito da Bompiani, com’è possibile che nessuna casa editrice grossa avesse comprato i diritti del romanzo che concludeva il ciclo di Hellraiser? Davvero eravamo rimasti in quattro gatti a essere interessati alle sorti di Pinhead? Faccio una rapida ricerca su internet e scopro che ci ha pensato un editore triestino underground che non avevo mai sentito nominare: Independent Legions. Mah. Vabbè, tanto ormai me lo sono comprato in inglese.
Profondo Rosso, il negozio di Dario Argento a via dei Gracchi, fu uno dei primi posti che visitai quando mi trasferii a Roma, nel 1999. Non ricordo da quanto tempo non ci capitassi, sicuramente parecchio. Guarda i casi della vita (qualcuno più profondo di me farebbe ragionamenti su chiusure del cerchio e minchiate simili), è in una clinica a via dei Gracchi, a pochi civici di distanza, che è nata mia figlia. Ciò ha comportato che, nei concitati giorni precedenti e successivi all’evento, passassi di fronte a Profondo Rosso più volte al giorno, cedendo sempre volentieri alla tentazione di entrarci e spalancare il portafoglio. Sono sicuro che l’esercizio, gestito fisicamente dall’immarcescibile Luigi Cozzi, si regga anche solo sul “museo degli orrori” sotterraneo dedicato ai film di Argento, però non mi aspettavo che lo spazio dedicato a narrativa e dvd (pochissimi, la metà sono film di Cozzi) si fosse ridotto a tal punto. Mi concentro su due scaffali. Il primo è quello della Hypnos, che ha recuperato roba pregevole di autori americani anni ’30 del giro di Weird Tales che forse non era stata tradotta manco per Newton Compton dai sempiterni Gianni Pilo e Sebastiano Fusco. L’opera omnia di Hodgson, i racconti del whisky di Jean Ray, scritti di Howard che manco sapevo esistessero (essendomi perso, a suo tempo, il cofanetto onnicomprensivo – ovviamente Newton Compton – trovo sempre scritti di Howard che manco sapevo esistessero). L’altro è quello della Independent Legions.
Toh, I Vangeli di Sangue. Vabbè, tanto ormai me lo sono comprato in inglese. Vediamo che altro c’è. Ommadonna. Poppy Z. Brite, Richard Laymon, David J. Schow, Skipp & Spector. Eccetera. Più un paio di nomi italiani di pregio come Alessandro Manzetti/Caleb Battiago e il buon vecchio Paolo Di Orazio, coinvolto anche in veste di traduttore. Per ‘ste cose a 13 anni mi sarei venduto un rene. Piano piano rastrello tutto.
La buonanima di Romero nello spiegare i legami tra la sua fede cristiana e le sue opere disse che non c’era nulla di meglio dell’horror per raccontare parabole. Ovvero, pochissimi generi (l’altro è la fantascienza) restituiscono in tempo reale l’evolversi di una società come l’horror. Quindi ci sta che negli anni intimisti e riflessivi in cui sono stato giovane – dominati prima dall’estetica grunge e poi da quella indie – l’horror fosse diventato esangue, autoreferenziale e fighetto. Poi arrivarono Eli Roth, i francesi, il torture porn. Pure perché nel frattempo erano arrivati i social network dell’esibizionismo massificato. I minuti di gloria personali diventano molti più di cinque. La logica è cambiata perché quei corpi perfetti ed efficienti rimangono un modello imperativo e sulla carta irraggiungibile ma si rivelano fungibili e fingibili, su Instagram e affini, dalla racchietta un tempo innamorata senza speranza del quarterback di turno, le cui grazie esposte raccolgono ora centinaia di cuoricini, e dall’ex ciccione, oggi palestrato, che trent’anni prima, nella finzione, non avrebbe assoldato un personal trainer ma avrebbe massacrato i compagni di liceo con l’ascia. Questo rovesciamento impedisce allo splatterpunk di tornare attuale come i presupposti sembrerebbero consentire? Non lo so. Quindi non so se il meritorio operato della Independent Legions sia destinato a essere apprezzato solo da noi quattro gatti di cui sopra o possa, potenza della serendipity, intercettare un contesto propizio. Mi riprometto ma non prometto di dedicare qualche articolo più specifico ad alcuni volumi. Voi, intanto, date un’occhiata. (Ciccio Russo)
Slob di Rex Miller l’hai dimenticato o ti manca, o fratello? :-)
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Ce l’ho, ce l’ho, non l’ho citato perché non è nel catalogo specifico di questa casa editrice, era uscito su Einaudi, non so se si trovi ancora.
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Avevo immaginato. Comunque per rispondere alla tua domanda, credo che agli Splatterpunk sia successa la cosa peggiore di tutte: hanno vinto. Hanno ribaltato come un calzino l’immaginario di una generazione, hanno imposto temi e estetiche (spesso sdoganandole dall’underground), poi… beh, c’è stato l’11/9, siamo finiti in un mondo di zucchero filato al sapor di merda in cui tutto è provocazione sotto forma di sbadiglio. E’ stato un bel periodo, ma dubito che riuscirà a ripetersi per molto, molto tempo…
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Mamma che articolo di livello. Intendo proprio in italiano.
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Un giorno verrà riconosciuto il giusto tributo all’opera che Newton & Compton ha compiuto nel nostro paese, ma non sarà mai comunque abbastanza.
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