TIRESIA RAPTUS // LAST MOVEMENT @Sinister Noise, Roma, 9.03.2013
I Last Movement li conosciamo già. Ne aveva parlato il Masticatore quando li vide di spalla ai Farflung, quasi un annetto fa. Me li ricordavo più noiseggianti e meno ottantiani. Sarà cambiato il sound, sarà cambiata la scaletta, sarò stato troppo ubriaco la volta precedente, ma mi è parso che la componente post punk abbia preso definitivamente il sopravvento sugli umori garage residui. C’entrerà il maltempo. O forse la crisi finanziaria. Fatto sta che le buone impressioni sono confermate: gruppo solido, basso e batteria potenti, arrangiamenti curati. La timbrica “murphyana” del cantante sottolinea le reminescenze dei Bauhaus che agitano pezzi efficaci ma a volte penalizzati da un’eccessiva ripetitività. Un motivo in più per valutare il reclutamento di una seconda chitarra, consiglio che ci permettiamo di ribadire.
L’obbligatoria visita al bar, due chiacchiere con i Greco bros, mai indifferenti al richiamo del Sabba, ed è il turno dei Tiresia Raptus, formazione che raccoglie membri di Doomraiser, Black Land, Der Noir e The Foreshadowing. È la prima volta che li vedo dal vivo. L’omonimo esordio discografico, uscito agli inizi dell’anno scorso, non mi era però sembrato affatto male. Ne è venuto fuori un concerto rilassato ed essenziale, nonostante la materia sonora non sia tra le più dirette. Il merito è di una sezione ritmica molto presente, che tiene per mano l’ascoltatore avventuratosi tra i tappeti di moog e tastiere di canzoni come Guardiano della Soglia e la dostoevskijana Memorie dal Sottosuolo. Nonostante l’obiettivo sembri una rilettura delle proprie influenze in una chiave più space rock e hawkwindiana, la matrice doom viene fuori prepotente nelle linee vocali e nella struttura dei brani, pur ingentilita da uno sguardo dolente e nostalgico, a volte inaspettatamente solare. Uno show intimo e suggestivo, che fa quasi perdere la cognizione del tempo. Doom on.
obbligatoria menzione per l’eleganza di ciccio che per l’occasone indossava un elegante dolcevita nero, un vero signore. :-)
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Io indosso SEMPRE un dolcevita nero d’inverno. Ne ho quattro. Il dolcevita è una svolta perché non sei costretto a indossare la camicia: sotto ci puoi mettere di tutto, dalla longsleeve dei Kataklysm alla polo del nonno con i gomiti bucati
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e io che pensavo fosse solo un bieco trucco per ingannare la giovane yankee…
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ahaha applausissimi per la lezione di moda di ciccio!! :D
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